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Roberto, monsieur Traversen ed i suddetti.
ROB. Signor Anselmo. (chiamandolo)
ANS. (Oh ecco un novello imbroglio). Che mi comanda, signore? Scusi, ho qualche cosa che mi sollecita.
ROB. Ho due parole a dirvi soltanto.
TRAV. Vo ad avvisare madama, che siete qui. (piano a Roberto)
ROB. (Sì andate, sono curioso di saper cosa vuole). (piano a monsieur Traversen)
TRAV. (Sono curioso anch'io per dirla). (s'incammina verso l'appartamento)
ANS. E bene, che cosa avete da dirmi? (a Roberto)
ROB. Vi rendo giustizia, signore...
ANS. Eh! dove va, padron mio? (a monsieur Traversen)
TRAV. Signore, scusatemi. Vi è madame Fontene che mi aspetta.
ANS. Bene, bene, vada pure, si accomodi. (Dubitava che andasse da mia figliuola). (da sé)
TRAV. (Entra nell'appartamento)
ANS. E bene, signor Roberto, spicciatevi.
ROB. Io vi diceva, che vi rendo giustizia per tutto quello che avete avuto la bontà di dirmi sul proposito dell'amor mio. Confesso che ho avuto torto a resistere alle vostre insinuazioni. Ho conosciuto il carattere della persona, e ne sono amaramente pentito.
ANS. Mi consolo che abbiate finalmente conosciuta la verità, godo che conosciate il vostro carattere onesto e sincero, e prego il cielo vi dia quel bene e quella consolazione che meritate.
ROB. Lo stesso bene e la stessa consolazione desidero a voi ed alla vostra figliuola. Ho piacere ch'ella sia la sposa di monsieur la Rose, il di cui buon carattere non potrà renderla che fortunata.
ROSE Voi mi fate onore, vi sono obbligato della vostra bontà.
ANS. Orsù, andiamo, monsieur la Rose, con licenza del signor Roberto. (incamminandosi) Ma ecco mia figlia in compagnia di madama.