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Gli Scolari escono dalla specula, e s'inchinano a Bonafede
Che più d'ogn'altra sa, La Luna facilmente |
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ECCL. |
(Farò che tutto creda La sua semplicità).
Olà, Claudio, Pasquino, (vengono due Servi) Fate ch'ella s'appressi al canocchiale; Onde mirando in quella Movere le figure ad una ad una, Creda mirar nel Mondo della Luna. (partono i Servi) Con falsi canocchiali E non sanno scoprir la falsità. Quanti van scrutinando Quello che gli altri fanno, E se stessi conoscere non sanno. (Si vede accostarsi alla cima del canocchiale una macchina illuminata, dentro la quale si muovono alcune figure) |
ECCL. |
E cosa mai? |
Ho veduto una cosa bella assai.
Far carezze ad un vecchietto. Oh che gran felicità! (torna nella specula)
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ECCL. |
Se una ragazza fa carezze a un vecchio, Non la sprona l'amor, ma l'interesse: Ma che crepi il meschin non vede l'ora. (Bonafede esce dalla specula) |
ECCL. |
E che, signore? |
Una cosa per cui rido di cuore.
Per correggere il prorito D'una certa infedeltà. Oh che gusto che mi dà! (torna nella specula)
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ECCL. |
Volesse il ciel che quanto Fintamente ha mirato Fosse nel nostro mondo praticato. Desser di bastonate un precipizio, |
Oh questa assai mi piace! |
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ECCL. |
Che vuol dire? |
Di quello che fra noi si suol usare, Da un uomo e da una donna praticato.
Certa donna innamorata Oh si usasse ancora qua!
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ECCL. |
E qui ancor si useria, |
ECCL. |
Oh, meraviglio! |
Eh prendetela, via, che io così vuò. |
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ECCL. |
Se volete così, la prenderò. |
ECCL. |
Siete padrone. |
Certo quel canocchiale è assai ben fatto. Tutto, tutto si vede. Ho un gusto matto.
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