Carlo Goldoni
Il mondo della luna

ATTO SECONDO

SCENA QUINTA

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SCENA QUINTA

 

Si alza il ponte levatore, e vedesi in fondo della Scena un carro trionfale, tirato da sei Uomini bizzarramente vestiti, con sopra il carro Cecco, vestito da Imperatore, e a' piedi del medesimo Ernesto, vestito all'eroica, con una stella in fronte. Bonafede osserva con meraviglia.

 

A suono di sinfonia s'avanza il carro, e giunto alla metà della scena, lo fermano; Ernesto scende ed aiuta a scender Cecco con affettata sommissione.

 

BON.

Umilmente m'inchino

A vostra maestà.

CEC.

Chi siete voi,

Che indrizza i suoi saluti

Alla maestà nostra, e non a noi?

BON.

Perdoni; io fo all'usanza

Del mondo sublunar dove son nato.

CEC.

Sì, Sì, son informato

Che nel vostro mondo

Trionfa l'albagia,

Né di titoli mai v'è carestia.

BON.

Dice ben... Ma che vedo!

Quivi il signor Ernesto?

ERN.

V'ingannate.

Io stella sono, ed Espero m'appello;

E quando il cielo imbruna,

Esco primiero a vagheggiar la Luna.

Sortito avrà l'influsso,

Quel ch'Ernesto s'appella,

Dalla costellazion della mia stella.

BON.

Io non so che mi dir; voi tutto Ernesto

Certo rassomigliate.

CEC.

Non vi meravigliate,

Ché nella nostra Corte abbiamo noi

Un buffon che somiglia tutto a voi.

BON.

Grazie a vostra bontà del paragone;

Ma io, per dirla a lei, non son buffone.

CEC.

Eppur nel vostro mondo

Chi sa far il buffon è fortunato.

BON.

Cappari! egli è informato.

CEC.

Or che vi pare?

Vi piace il nostro mondo?

BON.

In fede mia,

A chi un mondobel non piaceria?

Ma per esser contento,

Una grazia, signor, ancor vi chiedo.

CEC.

Chiedete pur, ch'io tutto vi concedo.

BON.

Ho due figlie e una serva,

Vorrei...

CEC.

V'ho già capito,

Le vorreste con voi.

Andrà, per consolarle,

Una stella cometa ad invitarle.

BON.

Ma le stelle comete

Portan cattivo augurio.

CEC.

Oh, gente pazza

Del mondo sublunar! poiché le stelle

Conoscer pretendete,

E voi stessi laggiù non conoscete.

BON.

Ha ragion, ha ragion, non so che dire.

CEC.

Io le farò venire,

Ma però con un patto,

Che vuò, senza recarvi pregiudizio,

La vostra cameriera al mio servizio.

BON.

Ma, signor...

CEC.

Già lo so

Che siete innamorato

In quei begli occhi suoi,

Ma questa volta la vogliam per noi.

BON.

Dunque lei l'ha veduta?

CEC.

Signor sì.

Una macchina abbiamo,

Da cui spesso vediamo

Quel che si fa laggiù nel basso mondo;

E il piacer più giocondo

Che aver possano i nostri occhi lunari,

È il mirar le pazzie dei vostri pari.

 

Un avaro suda e pena,

E poi crepa e se ne va.

Un superbo senza cena

Vuol rispetto, e pan non ha.

Un geloso è tormentato,

Un corrente è criticato.

Quasi tutti al vostro mondo

Siete pazzi in verità.

Chi sospira per amore,

Chi delira per furore,

Chi sta bene e vuol star male,

Chi ha gran fumo e poco sale;

Al rovescio tutto va.

Siete pazzi in verità.

(Sale nel suo carro, e parte col seguito)

 

 

 


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