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VAJASSA: Al mover della bocca mi par m'abbia burlata;
Affé, se me ne accorgo, farò quel che far soglio.
Son sorda, sì, son sorda, ma esserlo non voglio.
FATIMA: (La novella custode render mi voglio amica)
IRCANA: (Vo' prevenir la vecchia... Stelle! la mia nemica!)
FATIMA: (Ircana qui? mi assale un tremore improvviso). (vedendo Fatima)
IRCANA: (Sento accendermi il sangue nel rimirarla in viso).
VAJASSA: (Non si degnan costoro far meco il lor dovere?)
FATIMA: (Temo il parlar funesto, parmi viltà il tacere).
IRCANA: (Non vuo' mostrar partendo timor de' sdegni suoi).
VAJASSA: Via, quel che l'altre han fatto, fate con me anche voi.
IRCANA: (Non ho cor di mirarla). (guardando un poco Fatima,indi voltandosi con smania)
FATIMA: Freme ancor per dispetto). (guardando un poco Arcana, indi voltandosi)
VAJASSA: (Che sembri agli occhi loro sì orribile d'aspetto?)
IRCANA: (Coraggio). In queste soglie, Fatima, non comprendo
Come Alì ti trattenga. (a Fatima)
VAJASSA: Forte, che non intendo. (A Ircana)
FATIMA: Stupisco anch'io non meno, come fra queste porte
VAJASSA: Parla un poco più forte. (a Fatima)
Ora con questa canna... (si pone la canna all’orecchio, e si accosta ad Ircana)
IRCANA: (Preveggo il mio periglio).
(da sé, non badando a Vajassa)
Parla qui... (a Fatima accostando la canna)
FATIMA: (D'uopo avrei di consiglio). ((da sé non badando a Vajassa)
VAJASSA: Ardite vanarelle, parlar non mi volete?
Meco così si tratta? Voi me la pagherete. (parte)