Carlo Goldoni
Ircana in Julfa

ATTO PRIMO

Scena Terza. Demetrio, Zauro, Bulganzar, Ircana, che dorme

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Scena Terza. Demetrio, Zauro, Bulganzar, Ircana, che dorme

 

BULGANZAR: Ho piacer che partiti sien quegli altri mercanti.

Ircana non è schiava da contrattar con tanti.

Dorme ancor. Vo' introdurmi. Buon giorno, amici miei.

ZAGURO Che vuol quel nero eunuco? (piano a Demetrio)

DEMETRIO Ti saluto. Chi sei?

BULGANZAR Io sono un galantuomo. Ho da Ispaan guidata

Per vendere una schiava.

DEMETRIO Dov'è?

BULGANZAR addormentata.

Sotto virili spoglie per libertà si vela;

Ma la vedrai spogliata, vedrai quel che si cela.

ZAGURO Pria di comprare, amico, schiava non conosciuta

Sappiasi donde viene venduta o rivenduta.(A Demetrio)

DEMETRIO A un comprator sagace l'ammonizione è vana. (a Zaguro)

Chi è colei che tu vendi? (a Bulganzar)

BULGANZAR Il di lei nome è Ircana:

Giovane vaga, ardita, che di virtù si gloria.

Di lei, finch'ella dorme, vi narrerò l'istoria.

ZAGURO Schiave non compriam noi d'ardir, di gloria piene.(a Zaguro)

DEMETRIO Mercanzia non veduta mai disprezzar conviene. ( a Zaguro)

Narrami i casi suoi. (a Bulganzar)

BULGANZAR Costei fu, non so come,

Da un finanzier comprata, che Machmut ha nome.

Tocco per essa il figlio da vïolento amore,

Tutto cedé ben presto alla sua schiava il cuore,

Dandole incautamente ferma, salda parola

D'amarla, e quel ch'è peggio, sempre d'amarla, e sola.

Quindi ne vien

ZAGURO Demetrio, questa non è per noi.

Torni la delirante, torni ai legami suoi. ( a Demetrio)

BULGANZAR Costui, che non sa niente, vuol giudicar. ( a Demetrio)

DEMETRIO Sprezzarla

Noi non possiamo ancora. Odasi il fine. (a Zaguro)

Parla. (a Bulganzar)

BULGANZAR (Tutto narrar non voglio quel che seguì di poi). (da sé)

DEMETRIO Narra il fin de' suoi casi. (A Bulganzar)

BULGANZAR Eccomi; son da voi.

Fu, dopo varie lune, l'amante giovinetto

A sposar altra donna dal genitor costretto.

Ed ei, che per natura è consigliato e buono,

Diede alla bella schiava la libertade in dono.

Per evitar che avesse la sposa gelosia,

Fu pronto al di lei cenno la schiava a mandar via.

Ella partì repente dal suo dolore oppressa,

Ma dal signor partissi padrona di se stessa.

Esser desia venduta per irsene lontana.

Felice chi la compra... Ecco, si desta Ircana.

(Vedesi Ircana che si va destando)

ZAGURO Non fa per noi tal schiava (a Demetrio)

DEMETRIO Che costaci il vederla? (a Zaguro)

ZAGURO Sarà vana, orgogliosa.

BULGANZAR Oh se potessi averla!

Io, povero qual sono, so certo che darei

Tutto quel che mi trovo, per posseder colei.

Se avessi a' merti suoi moneta equivalente...

Ma! di già mi capite. Son un che non ha niente.

( s’accosta a Ircana)

ZAGURO Non ti fidar d'un nero, ch'esser può mentitore. (a Demetrio)

DEMETRIO Cercar dee suo vantaggio, non altro, un compratore.

ZAGURO In società noi siamo, è ver; ma ti protesto,

Se tai schiave tu compri, socio non sono in questo.

DEMETRIO Da me la schiava offerta comprata ora non fu;

Voglio, per mio talento, vederla, e nulla più

BULGANZAR (Ecco i mercanti Armeni. Parla con leggiadria). (ad Ircana)

Se piace, avrò del prezzo anch'io la parte mia. (da sé).

DEMETRIO Accostati. Chi sei?

IRCANA Ircana è il nome mio.

Son maomettana, ed ebbi tartaro il suol natio.

DEMETRIO Hai genitori?

IRCANA Ingrati! mai non ne avessi avuto.

DEMETRIO Perché ingrati li chiami?

IRCANA M'hanno i crudei venduto.

DEMETRIO Qual era il loro stato?

IRCANA Libero in povertà.

DEMETRIO Peneresti con loro.

IRCANA Godrei la libertà.

DEMETRIO Questa non ti fu resa?

IRCANA Tardo mi giunge il dono.

DEMETRIO Tardo perché?

IRCANA Qual fui, misera! or più non sono.

DEMETRIO Non ritorni qual fosti, se il laccio or non ti aggrava?

IRCANA Sei lune in un serraglio di giovane fui schiava.

BULGANZAR E per questo, che importa? Altrui ti venderanno

Qual se or fossi venuta...

IRCANA T'accheta. Io non inganno.

DEMETRIO (Vedi il bel cuor sincero soavemente audace). (Piano a Zaguro)

ZAGURO (Ed è vaga costei. Costei non mi dispiace). ( Piano a Demetrio)

BULGANZAR (Parmi che non la sprezzino. Voglio accostarmi a loro). (da sé)

DEMETRIO (Schiava non è vulgare). (da sé)

ZAGURO (Vale Ircana un tesoro). (da sé)

IRCANA (Tamas, di te crudele, tento scordarmi in vano.

Barbaro! se qui resto, da te non mi allontano). (da sé)

BULGANZAR (E ben, che ve ne pare?) (a Demetrio)

DEMETRIO (Comprarla io non isdegno). (a Bulganzar)

ZAGURO (Vendila a me, che darti più dell'altro m'impegno).( piano a Bulganzar tirandolo in diparte.)

BULGANZAR (La comprerete uniti). (a Zaguro)

ZAGURO (No, per me sol la voglio). (a Bulganzar)

DEMETRIO (Nero, a me tu la vendi). (da sé)

BULGANZAR (Questa gara è un imbroglio). (da sé)

IRCANA Ben. Chi di voi mi compra?

DEMETRIO S'ha a contrattar con lui? (accennando a Bulganzar)

IRCANA Vendo me da me stessa.

BULGANZAR Ma il condottiere io fui.

DEMETRIO Che pretendi? (ad Ircana)

ZAGURO Che chiedi? (ad Ircana)

DEMETRIO Non ti pigliar tal pena.

Schiava comprar tu sdegni d'ardir, di gloria piena.

ZAGURO (A ragion mi riprende) ( da sé)

DEMETRIO Chiedi tu il prezzo. (ad Ircana)

BULGANZAR E poi

Ho da chiedere anch'io.

DEMETRIO Tutto avrai. (a Bulganzar)

ZAGURO Di', che vuoi? (a Bulganzar)

IRCANA No, Bulganzar,non devi lucrar su tal mercato

Ma non sarà per questo teco il mio cuore ingrato.

Delle perdute gemme quest'unica mi resta;

Prendi; in mercé dell'opra, contentati di questa.

Lasciami in libertà di contrattare io sola.

BULGANZAR Vedete se costei è una buona figliuola?

Contentomi del dono. Quest'è la parte mia.

Se mi regalerete, l'avrò per cortesia. (agli Armeni)

IRCANA Avido. Di tal gemma non ti contenti ancora?

DEMETRIO (Cresce il desio d'averla). (da sé)

ZAGURO (Sempre più m'innamora). (da sé)

DEMETRIO (Odasi dal tuo labbro quel che pretender sai). (a Ircana)

ZAGURO Libera parla, Ircana, e quanto chiedi avrai.

DEMETRIO Non fa per noi tal schiava. (a Zaguro)

ZAGURO Dell'error mio m'avvedo.

DEMETRIO Chiedimi il prezzo, Ircana.

IRCANA Ecco il prezzo ch'io chiedo.

Comprimi chi mi vuole; impieghimi ad ogni uso

Alla mensa, ai giardini, od al ricamo, o al fuso.

Tutto farò obbediente quel, che di fare io vaglio;

L'onta mi si risparmi sol di un nuovo serraglio.

Onde ad Arabi, a Turchi, a Tartari, a Persiani,

Non fia che, rivenduta, esca a voi dalle mani.

Sotto le leggi vostre vivrò discreta ancella

La servitude onesta mi sarà grata e bella.

Chi comprami a tal patto (arbitra di me sono)

Nulla, nulla pretendo. Non mi vendo; mi dono.

DEMETRIO (Anima generosa!) (da sé)

ZAGURO (Perderla non vorrei) (da sé)

BULGANZAR (Per un simile prezzo anch'io la comprerei). (da sé)

DEMETRIO Se meco esser ti aggrada, ti offro l'albergo mio. (ad Ircana)

ZAGURO Tetto onesto e sicuro posso offerirti anch'io. (ad Ircana)

DEMETRIO In società noi siamo, è ver, ma ti protesto,

Se tai schiave si comprano, socio non sono in questo. (a Zaguro )

ZAGURO Se la sprezzai non vista, ora desio d'averla.

DEMETRIO Io rispettai la donna, prima ancor di vederla.

BULGANZAR Demetrio è un galantuomo: è ver, io l’ammirai.

Le donne, come donne, non si sprezzano mai.

DEMETRIO Ircana, ogni un di noi d'averti ora pretende

Scielga il suo compratore chi a prezzo tal si vende.

IRCANA Lo scieglierò, ma giuri prima ciascun di voi

Non far che la mia scielta susciti i sdegni suoi.

BULGANZAR Ircana, per non rendere mal soddisfatto alcuno,

O venderti, o donarti, potrai metà per uno.

DEMETRIO No, meco in societade non degna esser Zaguro.

Sciegli tu il compratore; io soffrirollo, il giuro. (ad Ircana)

ZAGURO Elegga pur.

IRCANA Prometti soffrir la scielta in pace? (a Zaguro)

ZAGURO Lo prometto.

IRCANA Lo giuri? ( a Zaguro)

ZAGURO Giuro. (Costei mi piace). (da sé)

IRCANA Di timor, di discordia, altra ragion non veggo.

Questi Demetrio ha nome? (a Bulganzar)

BULGANZAR È ver.

IRCANA Demetrio eleggo.

DEMETRIO (Dell'acquisto son lieto). (da sé)

ZAGURO (L'onta soffrir non posso). (da sé)

BULGANZAR (Ha fatto bene a sciegliere il mercante più grosso). (da sé)

IRCANA Son tua da questo punto. Guidami alla cittade;

Fa di me ciò che vuoi; ma salva l'onestade.

DEMETRIO Fra noi dee una sol donna bastar a oneste voglie.

Giovane donna e vaga diedemi il cielo in moglie.

ZAGURO Moglie non ebbi ancora. Meco sperar potria

Miglior destino Ircana.

DEMETRIO Chetati. Ircana è mia.

ZAGURO Bene; non ti contrasto il possederla. Addio.

(Ma possederla in pace lasciar non ti vogl'io.

Fatto mi viene un torto che tollerar non voglio.

Ma sarò in vendicarmi cauto qual esser soglio). ( da sé, e parte)

 


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