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ZULMIRA Qual di me più confusa donna restò giammai?
Al favellar d'Ircano arsi a un tempo, e gelai;
Verrà il dì che potrollo stringer pudica al seno!
Ah se dura l'arcano, se non si svela, io peno.
Potrebbe un mio congiunto, potrebbe un suo germano
Nascondere Demetrio sotto il nome d'Ircano.
Ma perché a me celarlo? M'entra in cuor sospettoso
ZAGURO Zulmira, ov'è lo sposo?
ZULMIRA Testé uscì dal suo tetto, ancor non fé ritorno
ZAGURO Bell'acquisto ch'ei fece sullo spuntar del giorno!
ZULMIRA Dello schiavo t'intendi?
ZAGURO Schiavo! (Ha forse alla moglie
Il sesso di colei mentito in quelle spoglie?) (da sé)
ZULMIRA Colei ch'era qui meco?
ZAGURO Ho a replicarlo ancora?
ZULMIRA Non è lo schiavo Ircano?
ZAGURO Volgi Ircano in Ircana.
ZULMIRA Indegna! Ecco l'arcano.
ZAGURO Ben me n'avvidi, allora che la comprò, che amore
Avea con quei begli occhi punto a Demetrio il core.
In faccia tua l'amante portò la sua diletta.
(Nel cuor della sua sposa principio una vendetta). (da sé)
ZULMIRA Non m'ingannar, Zaguro. Ma no; conosco il vero.
Intendo i falsi detti, rilevo ogni mistero.
Ecco perché l'audace soffrialo a me dappresso,
Perché noto a lui solo era dell'empia il sesso.
Ed io, stolta che fui, per donna arsi d'amore?
Dalla vergogna mia s'accresce il mio livore.
Non soffrirolla in pace al menzognero unita;
Minaccierò l'ingrato, discaccierò l'ardita.
Dove, dove si cela questo marito indegno?
Dove andò la ribalda? Li troverà il mio sdegno.
Soffrir ch'io m'ingannassi? Soffrir d'innamorarmi?
Perfida, o vo' morire, o di te vendicarmi. (parte)