Carlo Goldoni
Pamela maritata

ATTO TERZO

SCENA DODICESIMA   Milord Bonfil e detti

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SCENA DODICESIMA

 

Milord Bonfil e detti.

 

BONF. Olà; che altercazioni son queste?

PAM. Ah milord, toglietemi la vita, ma non mi lasciate ingiuriare. Tutti m'insultano, tutti villanamente mi trattano. Voi solo siete padrone d'affliggermi, di mortificarmi; ma fin ch'io vanto lo specioso titolo di vostra moglie, fin che la bontà vostra mi soffre in questo tetto, non permettete che uno sfacciato mi dica sul viso parole indegne, e mi esibisca amori novelli per distaccarmi dal mio sposo, dal mio signore, da voi, che siete e sarete sempre l'anima mia. (piangendo)

BONF. (Guarda bruscamente il cavaliere)

ERN. Milord, mi guardate voi bruscamente?

BONF. Cavaliere, vi prego di passare in un'altra camera.

ERN. E che sì, che la debolezza...?

BONF. Vi ho detto con civiltà, che partite.

ERN. Non vorrei che vi supponeste...

BONF. Questa è un'insistenza insoffribile.

ERN. Scommetterei mille doppie...

BONF. Ma signore... (alterato)

ERN. Sì, vado. Non occorre che me la vogliate dare ad intendere. Ho studiato il mondo. E ho imparato assai. (parte)

 

 

 


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