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SCENA III
BON. (da sè in distanza) (Cara Pamela! Scrive.)
PAM. (scrivendo) Sì, sì, spero verrà.
PAM. (si alza) Signore? (s'inchina)
PAM. Signore... Io non so scrivere.
PAM. (vorrebbe ritirar la lettera) Permettetemi...
PAM. (gli dà la lettera) Voi siete il padrone.
PAM. (da sè) (Oimè! Sentirà ch'io scrivo di lui. Arrossisco in pensarlo.)
BON. (guarda Pamela leggendo, e ride)
PAM. (da sè) (Ride? O di me, o della lettera.)
BON. (fa come sopra)
PAM. (da sè) (Finalmente non dico che la verità.)
BON. (rende a Pamela la lettera) Tieni.
BON. Tu scrivi perfettamente.
PAM. Fo tutto quello ch'io so.
BON. Io sono il tuo caro padrone.
PAM. Oh signore, vi dimando perdono, se ho scritto di voi con poco rispetto.
BON. Il tuo caro padrone ti perdona e ti loda.
BON. E tu sei la stessa bellezza.
PAM. Signore, con vostra buona licenza. (s'inchina per partire)
BON. (le presenta un anello) Tieni.
BON. Non lo conosci? Quest'anello era di mia madre.
PAM. È vero. Che volete ch'io ne faccia?
BON. Lo terrai per memoria di lei.
PAM. Oh, le mie mani non portano di quelle gioje.
BON. Mia madre a te l'ha lasciato.
PAM. Non mi pare, signore, non mi pare.
BON. Pare a me. Lo dico. Non si replica. Prendi l'anello.
PAM. E poi...
BON. (alterato) Prendi l'anello.
PAM. Obbedisco. (lo prende, e lo tiene stretto in mano)
BON. (alterato) La mano, dico, la mano.
PAM. Oimè!
PAM. Tremo tutta. (si guarda d'intorno, e gli dà la mano)
BON. (le mette l'anello in dito) Ecco, ti sta benissimo.
PAM. (parte, coprendosi il volto col grembiale)
BON. Bello è il rossore, ma è incomodo qualche volta. (chiama) Jevre?