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OTT. Oh bravo! Oh bravo! Che bell’estro ha costui! Se avesse studiato, sarebbe un portento.
BEAT. Avrei bisogno di discorrervi d’un’altra cosa.
OTT. Per carità, lasciatemi finire questo sonetto.
BEAT. Ascoltatemi, e poi non vi do più disturbo.
BEAT. Mi ascolterete?
OTT. Vi ascolterò. (va scrivendo)
BEAT. Voi avete una figlia del primo vostro matrimonio. Ella è grande, ella è nubile, ella è vistosa. Per causa della poesia in questa casa pratica di molta gente. Vengono dei giovinotti, trattano con essa familiarmente. Marito mio carissimo, non vorrei che le Muse avessero a far le mezzane a questa ragazza, onde vi consiglio a pensarvi. Procurate di maritarla, ponetela in sicuro, trovatele un buon partito, liberatevi da questo disturbo e da questo pericolo, che vi troverete assai più contento, e io viverò più quieta. Che ne dite? Vi pare ch’io parli giustamente? Approvate il mio consiglio?
OTT. Alternando le voci in dolce suono...
BEAT. Pazzo, pazzissimo, mille volte pazzo. (parte)