Carlo Goldoni
Il poeta fanatico

ATTO TERZO

SCENA DECIMA

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SCENA DECIMA

 

Ottavio e detti.

 

OTT. Figliuola mia, cosa si fa di bello? Avete composta qualche canzone, qualche sonetto?

ROS. Signor no, non ho composto niente.

OTT. Per amor del cielo, non perdete il vostro tempo così inutilmente. Il mondo aspetta da voi gran cose.

ROS. Il mondo avrà finito d’aspettarle da me.

OTT. Come! Oh cielo! Che cosa mai dite?

ROS. Un sogno, o sia visione, di questa notte mi ha empita di spavento, e non posso certamente comporre.

OTT. Eh via, che sono i sogni della notte

Immagini del guaste e corrotte.

Animo, animo, a scrivere, a comporre.

ROS. Non comporrò mai più certamente.

OTT. Mai più?

ROS. Mai più.

OTT. Rosaura, io mi vado a gettare in un pozzo.

ROS. Finalmente, che gran male sarà s’io tralascio di comporre?

OTT. Che male sarà? La morte di tuo padre, la rovina di questa città, il pregiudizio di tutta Italia. (Signor Florindo, per amor del cielo, ditemi voi, se sapete, perché Rosaura non vuol più scrivere, non vuol più comporre?) (a Florindo)

FLOR. Sentite. Signora Rosaura, con vostra buona licenza...

ROS. Già non fate nulla. Non voglio comporre mai più.

OTT. Oh povero me!

FLOR. (E diceva che non sapeva fingere). (da sé) Sentite, signor Ottavio. Io ho penetrato il cuore della signora Rosaura. Ella è una figliuola savia ed onesta; ha sentito rimproverarsi dalla matrigna, e da altri ancora, che una giovine da marito fa cattiva figura a trattare familiarmente coi giovani poeti, a scrivere composizioni amorose, a perdere il tempo colla poesia, e che nessuno farà conto di lei, e niuno la vorrà per moglie, a causa di questa sua poesia. Onde la povera signora si è fissata su ciò, e non vuol più comporre.

OTT. Che lasci dire, che lasci cianciare. Ella non ha bisogno di marito. Starà con me, starà con me.

FLOR. Voi non viverete sempre. Se morite voi, la povera giovine resterà screditata.

OTT. Credete voi ch’io voglia morir domani?

FLOR. Il cielo vi conservi, ma siamo mortali.

ROS. Mai più, mai più.

OTT. No, cara, non dir così.

FLOR. Sentite: io anzi vi consiglierei maritarla, e allora non avrà più difficoltà di comporre.

OTT. E se il marito fosse nemico della poesia?

FLOR. Si può trovare un marito poeta.

OTT. Oh cielo! Basta... Con un poeta, forse forse indurre mi lascierei.

FLOR. Ed ella allora sarebbe contenta, e comporrebbe felicissimamente.

ROS. Comporre? Mai più.

OTT. Eh aspetta, aspetta con questo mai più. Ma chi sarà mai questo fortunato poeta, a cui toccherà in sorte una virtuosa di questo grido?

FLOR. Non saprei; bisognerà ricercarlo.

OTT. Caro il mio caro Breviano Bilio, voi potreste essere questo sposo felice.

FLOR. Oh io non merito quest’onore!

OTT. Dovendola maritare, a voi la darei più volentieri, poiché maggiormente la vostra Musa, unita a quella di Rosaura, farebbero stupire il mondo.

FLOR. Certamente potrei chiamarmi fortunatissimo.

ROS. Voi discorrete, ed io vi dico mai più.

OTT. Mai più, mai più, ed io vi dico sempre, sempre.

ROS. A una figlia nubile non conviene.

OTT. Converrà dunque a una maritata.

ROS. Ma se sono... fanciulla.

OTT. Ma se sarete... maritata.

ROS. Io?

OTT. Signora sì.

ROS. Con chi?

OTT. Con Breviano Bilio.

ROS. Mi burlate?

OTT. Breviano, ditelo voi.

FLOR. Così è, signora Rosaura; se vi degnate, io sarò vostro sposo.

ROS. Ah! (respira)

OTT. Mai più, mai più?

ROS. Sempre, sempre.

OTT. E senza lo sposo, mai più?

ROS. Per cagione dell’onestà.

OTT. Via dunque, andate subito a compor qualche cosa.

ROS. Oh, finché non sono sposata, mai più.

OTT. Quand’è così, non perdiamo tempo. Venite con me, diciamolo anche a mia moglie, e su due piedi sposatevi, e non mi fate più sentire quel mai più.

ROS. Oh, quando sarò sposata, sempre, sempre.

OTT.

Vieni in nome d’Apollo,

Vieni, in grazia d’Amore,

A porti al collo una catena, e al core. (parte)

ROS.

Dolce catena, che mi giova e piace;

Per cui spero goder riposo e pace. (parte)

FLOR. E diceva che non sapeva fingere. Ma questo è l’effetto della gentilissima poesia. Suo padre me la concede colla speranza ch’ella abbia a scrivere sempre, sempre; ma quando l’avrò condotta a casa mia, farò che nuovamente ella dica, mai più. (parte)

 

 

 


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