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POESIE IN LINGUA E IN DIALETTO DEL PERIODO VENEZIANO (1748 - 1762)
SONETTO IN LINGUA NAPOLITANA
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
IN LINGUA NAPOLITANA
Segnori miei, perdono io vi domanno
Se chillo ch’aggio fatto, ho fatto male.
Saccio che songo stato un anemale,
Che merita castigo lo mio ’nganno.
Ma per autro lo munno esamenanno,
Me pare de mariuoli uno spedale.
Rubba lo sì mercante e lo legale,
E rubbanno i poeti onor se fanno.
Rubba lo picciriello e lo maggiore,
Rubba lo capetano e lo soldato,
Le belle donne rubbano lo core.
Coviello, che pe’ ridere ha rubbato,
Confessanno allo Pubreco l’arrore,
Esse spera da tutti perdonato :
Ho fatto mal, me ne despeace, ahù,
Scheavo de bossorea, no parlo chiù.
(Mutazione) (...Ma me sono imbrogliato,
Ho fatto mal, me ne despeace, ahù,
Chisso mestiero no lo faccio chiù).
Credetti necessario far cognito all’udienza
Ch’io avevo il mio difetto capito a sufficienza.
Dissi non farò chiù, ma ciò dissi per sdegno,
Però con tal parole non presi un sacro impegno.
Reciterò qualora mi venga comandato,
Sperando un caso simile mai più verificato.
Al più starò lontano dal serio e dal patetico,
Avendo una maniera da far diventar etico,
E al comico attenendomi in cui son men cattivo,
Di tal divertimento per questo io non mi privo.
Imparerò da questi bravissimi soggetti,
Che son nell’arte comica sì franchi e sì perfetti.
E superando affine la suggezion molesta,
Farò quel che mi detta la povera mia testa.
Ecco, amico carissimo, descrittovi sin qua
Del ben come del male la santa verità.
Quel che sarà in appresso, vi aggiungerò sincero:
Di me, come degli altri, dico mai sempre il vero.
Questa lettera in versi comunicar potete
Agli amici comuni, che son genti discrete.
Forse così udirete a dir da più persone:
Goldoni recitando restò come un minchione.
Voi allor rispondendo colla mia carta istessa,
Dite: È vero, signori; anch’egli lo confessa,
Ma dice il galantuomo, nel fin dei versi suoi,
Che forse in caso simile così fareste voi.
Fate i miei complimenti alle vostre signore,
Al console fratello fatemi servitore,
E a tutta la famiglia, e a tutti i nostri amici,
Vi prego dal Signore dì prosperi e felici.
Amatemi di cuore, vi amo di cuore anch’io;
Al fin di questo mese a rivederci, addio.