BABIOLE
VEZZOSISSIMA
CAGNOLETTA BARBINA DI SUA ECCELLENZA LA SIG.
MADAMA
LA CO. DI BASCHI AMBASCIATRICE DI FRANCIA IN VENEZIA
CANZONE
Natura
prodigiosa,
Gran
madre de’ viventi,
Talor
co’ suoi portenti
Sublima
il suo poter.
Fra gli
uomini e le belve
Fa
nascere sovente
Oggetto
sorprendente
Di
stima o di piacer.
Il
genere dei cani
Per
rendere perfetto,
Ha la
natura eletto
L’amabile
Babiol:
Babiol,
che vince e oscura
Le
cagne ancor più belle,
Qual le
minute stelle
Suole
oscurare il sol.
Se il
bel delle barbine
Consiste
in picciolezza,
Di lei
maggior bellezza
Al
mondo non si die:
Corta,
sottil, bassetta,
Minuto
ha il capolino,
Picciolo
ha l’occhio e fino,
Breve e
ritondo il piè.
Morbido
ha il pelo e nero,
Lucido,
liscio e schietto,
Ed ha
una striscia in petto
Di candido
color.
E le
ricciute orecchie
Con
leggiadria cadenti,
D’orïental
pendenti
Son più
pregiate ancor.
Fra
l’altre sue bellezze
In lei
s’ammira e loda
L’agile,
folta coda,
Con cui
suoi festeggiar;
E la
soave lingua,
Di
balsamo condita,
Onde la
gente invita
Baciata
a ribaciar.
Candidi,
come perle,
Mostra
fra i labri i denti,
Di cui
timor non senti,
Ché
mordere non sa.
Baiando
non insulta
Il
forestier noiosa,
Ma
placida e festosa
Accarezzar
si fa.
Fortuna
a lei concesse
Servire
a tal padrona
Che
degna è di corona
Per
pregio e per virtù.
Sì
amabile matrona,
Sì
grande e signorile,
La sua
Babiol gentile
Fa
bella ancora più.
Fedele
è alla sua dama,
Fedele
è al suo signore,
Serba
rispetto e amore
Ai
degni figli ancor.
E ai
commensali intorno
Corre
vezzosa e presta;
Fa
gentilezze e festa,
Vince
di tutti il cor.
So ben
ch’uomini e donne
Del bel
francese regno
Pon col
felice ingegno
Tutt’altri
superar:
Ma non
credea che ancora
Le
bestie irragionevoli
Più
belle e più piacevoli
S’avessero
a trovar.
La
provida natura
È madre
universale,
Ma in
lei l’amor prevale
Pel
gallico terren.
In lui
fiorir si vedono
Le
scienze e ogni bell’arte:
Fecondo
è in ogni parte,
D’ogni
dovizia è pien.
Regna
colà il buon gusto,
La
nobile allegria,
L’amor,
la cortesia,
La
grazia, la beltà.
La
gelosia villana
Bandita
è da ogni petto,
E senza
il rio sospetto
Regna
la fedeltà.
O
Francia fortunata,
Lodar
mi si permetta
L’amabile
cagnetta
Ch’ebbe
il natal da te.
Di ciò
non isdegnarti:
Se
grande sei nel resto,
La sorte
ancora in questo
Lodevole
ti fe’.
Ah se
tuttora al mondo
Pitagora
vivesse,
Ah, se
Babiol vedesse,
Che
tanto intende e sa,
Immaginar
potrebbe
L’anima
in lei passata
Di
donna un tempo amata
Per
grazia e per bontà.
Noi
condanniam del Greco
Gli
empi pensier pagani;
Ma chi
dei cartesiani
L’idea
può seguitar?
Anima
sensitiva
Nel
cane e chi non vede?
Chi
automato lo crede,
Babiol
venga a mirar.
Per
renderla perfetta
Manca
una cosa sola:
Le
manca la parola,
Le
manca il ragionar.
Ma tale
è il suo destino:
Ma
coll’usato instinto
Ogni
altro cane ha vinto,
E più
felice appar.
Vivi,
Babiol gentile,
Per
divertir madama,
Che ti
accarezza ed ama,
Che ha
il suo piacere in te.
E per
clemenza accordi
La tua,
la mia signora,
Un
qualche raggio ancora
Di protezione
a me.