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Di canora armonia, tu che rischiari
Degli uomini conforto e degli dei,
Presta orecchio pietoso ai voti miei.
Quanti del sudor mio divoti pegni
Ottenesti finor. Vegliai le notti
Per offrirti gl’incensi. A te in tributo
I più bei dì della mia vita io diedi;
E qual ebbi da te grazie o mercedi?
Sia grazia, o sia mercé. Fa che un tuo raggio
Fa ch’io piaccia a Parigi, e son contento.