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CLAR. Venite, signora Beatrice.
CLAR. Datemi voi a conoscere a quest'uomo incivile, temerario, insolente.
BEAT. Sapete voi chi egli sia?
CLAR. Vostro marito? Cognato del signor Momolo?
CEL. Questa signora chi è? (a Beatrice)
BEAT. Una giovine civile e saggia, che ho conosciuto sin da fanciulla, e che non ho più veduto dopo d'essermi maritata, perché voi mi avete confinata in campagna. (a Celio)
CEL. Signora, vi domando perdono.
CLAR. Ditemi sinceramente: per chi mi avevate voi presa?
CEL. Dispensatemi dal confessarvi i miei cattivi giudizi. Mio cognato ha praticato sempre assai male, e voi non fate buona figura con esso lui.
CLAR. In compagnia di mio fratello non posso niente discapitare.
BEAT. Il signor Ottavio forse? (a Clarice)
CLAR. Sì, seco lui son venuta, e con un cugino di mio marito; e il vostro signor consorte ebbe ardire...
CEL. Torno a domandarvi perdono. La passione mi fa parlare. Oltre la parentela con Momolo, vi è l'interesse che mi riscalda; sappiate che mi ha cavato...
BEAT. Non è necessario che v'inoltriate in cose che a lei non premono.
CEL. Mi voglio giustificare...
BEAT. Questa non è la maniera.
CEL. Sì signora, io gli ho prestato...
BEAT. E voi avete avuto il suo.
CEL. Che sangue mi ha egli dato?
CEL. Sua sorella è un sangue che si converte in flemma, in siero, in acqua, e il mio danaro è di quel sangue vivo, che vien dal cuore; e stimo più un'oncia di questo sangue, che tutta voi e tutto il di lui parentado. (parte)