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SCENA PRIMA
PAN. |
Ella è così, come ti narro, e aspettati La parte tua da messer Luca in collera Contro te, contro me, ché in irascibile |
PLA. |
Io compatisco da una parte il misero, Che disse quattro pria d'averla in saccolo; E trovando le cose all'incontrario, Batte la sella per non batter l'asino. Per me poco mi preme, già son prossima A escir di cenci, e di servente il titolo Cambierò in quello di madonna; e lascio Che chi ha la rogna, se la gratti. Panfilo, |
PAN. |
Eh, tu non sai, Placida mia, qual splendere Vegga or nel buio stella lucidissima |
PLA. |
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PAN. |
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PLA. |
Sì, la vid'io. |
PAN. |
Che allattò il parto di messere, e dicemi Che il parto vive al genitore incognito, E di più disse che qui seco or abita. Esaminando fra me stesso i termini Di cotal donna e i casi miei preteriti, Con fondamento mi lusingo e giudico Esser io quel che da lui ebbe l'essere. |
PLA. |
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PAN. |
Esser può ch'ei nol sappia, o ancor che sappialo, Occulti fini a me celar l'induchino. E non sarebbe già fuor di proposito, Che quell'amor che Caterina rendegli |
PLA. |
Ve' dove mai a ragionar conduceti Con sì lieve principio il cuor, che facile Crede quel che sovente a sé desidera. Se della vecchia i detti per veridici Prender vogliamo, può cadere il dubbio Su Caterina. |
PAN. |
Or sì, che allo sproposito |
PLA. |
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PAN. |
Non è dunque pubblico Di chi figliuola è Caterina? Inutile È il sospettar ch'ella d'altrui sia genita, Se padre e madre a tutto il mondo ha cogniti. Io, qui nutrito dall'età più tenera, Non conobbi mio padre, e a ragion dubito, |
PLA. |
Non ti avvedi che oltraggia la memoria Della tua genitrice? |
PAN. |
E non potrebbesi |
PLA. |
Perché poi nascondere Sì crudelmente un figliuol suo legittimo? |
PAN. |
Forse per occultar l'affetto debole Che a nozze disuguali il fe' discendere. |
PLA. |
Ma non ebb'ei quel figlio di cui parlasi, Dalla mogliera che morio sgravandosi |
PAN. |
E non morì allor subito Il parto istesso? Anzi con ciò si accredita Il mio giusto sospetto. Non si allattano, Placida, i morti; e se allattò la balia |
PLA. |
Tante ne dici, e così ben le accomodi, Che anch'io principio a darti fede, e priegoti Dal ciel, che il vero in tuo favor discoprasi. |
PAN. |
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PLA. |
Anzi, per dirti il vero, or mi mortifico Per la data parola; e tornar libera Se mai potessi, e con Orazio sciogliere |
PAN. |
Della fortuna che mi aspetto in grazia, Non dell'amor. |
PLA. |
Quanto ti amai, rammentati, |
PAN. |
Siamo fuori del caso, e non rispondoti Quale dovrei. Or riveder desidero La buona vecchia, che il padron lusingomi Avrà trovato. |
PLA. |
Non è in casa? |
PAN. |
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PLA. |
E la vecchia? |
PAN. |
Per rintracciarlo. |
PLA. |
Riconoscer per figlio, e colla balia |
PAN. |
Ma tu, Placida mia, sei pur stucchevole; Con tue parole d'annoiar fai studio La sofferenza mia. |
PLA. |
Se saran fiori. |
PAN. |
Io son sì certo di mia nuova origine, Che non mi cambierei con il tuo Orazio, Né con cent'altri più ricchi e più nobili. E già mi aspetto che in Milan le femmine M'abbiano intorno, per avermi, a correre, E a tante donne che ora mi disprezzano, Farò le fiche, e manderolle al diavolo. |