Carlo Goldoni
Il ricco insidiato

ATTO QUARTO

SCENA SESTA   Il Conte Orazio, poi un Servitore

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SCENA SESTA

 

Il Conte Orazio, poi un Servitore

 

CON.

Bellissima è la cosa. Deggio comprare a forza,

E fino il Servitore mi obbliga e mi sforza.

Dice che quei lavori son belli e a buon mercato.

E se coi venditori fosse anch'ei collegato?

Finor, per dire il vero, meco non fu briccone,

Ma d'esserlo finora non ebbe l'occasione.

Chi sa che nel vedermi più ricco e fortunato,

Non tenti alle mie spalle di migliorar suo stato?

Ovunque mi rivolga, mi trovo in un periglio:

Lo vedo, lo conosco, bisogno ho di consiglio.

Ma di chi ho da fidarmi? Ora un pensier mi viene,

Per scoprir chi m'inganna e quel che mi vuol bene.

Sì, lo porrò ad effetto; ma vi vuol tempo e loco;

E pria di porlo in pratica, vo' maturarlo un poco.

Or da donna Felicita il mio dover mi chiama,

Con lei farò il segreto, per rivelar se mi ama.

Ma innanzi di partire, vuol la convenienza

Ch'io passi da Rosina a prendere partenza.

Sono ancor ritirate, ch'escano aspetterò.

Le condurrò da Livia, poi mi licenzierò.

Par che Rosina mi ami, per lei ho dell'affetto,

Ma far sopra di tutti esperïenza aspetto.

SER.

Signore, è domandato.

CON.

Da chi?

SER.

Da una gonnella.

CON.

Da una donna? che vuole?

SER.

Non lo so dire.

CON.

È bella?

SER.

Così e così.

CON.

Frattanto che ad aspettare io sto

Le ospiti ritirate, venga, l'ascolterò.

SER.

(Non ho veduto mai tanta gente in un giorno.

Son tanti sparavieri ad un pollastro intorno). (da sé, indi parte)

 

 

 


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