Carlo Goldoni
Lo spirito di contradizione

ATTO SECONDO

SCENA TERZA   Rinaldo  e i suddetti

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SCENA TERZA

 

Rinaldo  e i suddetti.

 

RIN.

Conte, ho piacer grandissimo che siate ora con noi.

So che ci siete amico, mi raccomando a voi.

Ecco qui, mia consorte, io glielo dico in faccia,

La povera Camilla precipitar minaccia.

Vuole per un puntiglio tradir la sua fortuna,

E contro noi s'adira senza ragione alcuna.

DOR.

Senza ragion m'adiro?... (a Rinaldo)

CON.

Favorite, signore;

Quant'è che non vedeste il vostro genitore?

RIN.

Tre o quattr'ore saranno, ch'egli partì arrabbiato.

Dopo non l'ho veduto.

CON.

(Dunque non è avvisato). (da sé)

DOR.

Senza ragion m'adiro? senza ragion m'impegno? (a Rinaldo)

Ditelo voi, che siete un cavalierdegno. (al Conte)

CON.

(S'ei non sa il mio disegno, sono imbrogliato un poco). (da sé)

DOR.

Conte non crederei che vi prendeste gioco:

Che una cosa diceste a me per compiacenza,

E un'altra ne pensasse la vostra intelligenza.

In faccia a mio marito, se il ver detto mi avete,

Vi sfido a confermarlo, da cavalier qual siete.

RIN.

Parli il conte Alessandro; sto alla sua decisione.

CON.

(Non vorrei arrischiare la mia riputazione). (da sé)

Signori miei, desidero mirar nel vostro tetto

La quiete, la concordia e il coniugale affetto.

La collera calmate; e poi da cavaliere,

Quando sarete in pace, dirovvi il mio parere.

Fin ch'è l'animo acceso da sdegno e da passione,

Male si può conoscere il torto e la ragione.

Tosto che in amicizia veggovi ritornati,

Svelerò i sentimenti che ho nel cuor mio celati.

DOR.

Per me, per acquietarmi, bastano due parole.

RIN.

Parli, chieda, comandi, farò quel ch'ella vuole.

CON.

Le parlò vostro padre con qualche derisione;

Necessario è di darle la sua soddisfazione.

Onde il signor Ferrante, da cui venne il difetto.

Protesti per la nuora la stima ed il rispetto.

RIN.

Sì, lo farà mio padre; per lui ve ne assicuro.

DOR.

Io da ciò lo dispenso; soddisfazion non curo.

Amante non mi credano del fasto e dell'orgoglio.

CON.

Per un atto d'amore.

DOR.

No, signor, non lo voglio.

CON.

Lodo la virtù vostra alla bontà sol usa;

Dal figlio contentatevi ricevere una scusa.

RIN.

Sì, moglie mia...

DOR.

No certo, tal cosa io non permetto.

RIN.

Scusateci, vi prego...

DOR.

Ecco, il fan per dispetto.

Sia nel ben, sia nel male, costumano così;

Basta ch'io dica un no, von sostenere un sì.

CON.

Ma via, signor Rinaldo, in ciò datevi pace,

Della disposizione s'appaga e si compiace.

La dama generosa si è di tutto scordato.

Vuol far vedere al mondo, che quel ch'è stato, è stato.

Se gli altri la rispettano, ella per tutti ha stima,

E ad abbracciare il suocero vuol essere la prima.

DOR.

Oh, questo no.

RIN.

Vedete il bel temperamento?

CON.

Mi par di rilevare qual sia il suo sentimento.

Teme il signor Ferrante austero e sostenuto.

Per questo non si fida di rendergli un tributo.

DOR.

Al suocero tributi? E chi è il signor Ferrante,

Ch'io m'abbia ad inchinare dinanzi alle sue piante?

È un principe? è un sovrano? di voi mi maraviglio.

Era indegno d'avermi per sposa di suo figlio.

Ho sofferto abbastanza in questa casa ingrata.

Son sazia, sono stanca, di essere calpestata.

Dopo un insulto simile, il suocero sgarbato

Doveva risarcirmi senz'essere spronato.

Ora più non mi curo d'altra soddisfazione;

È tardi, ed ho fissato la mia risoluzione,

E voi di vostro padre mai più non mi parlate. (a Rinaldo)

CON.

Udite una parola... (a Dorotea)

DOR.

E voi non mi seccate. (al Conte, e parte)

 

 

 


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