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Beatrice, Ottavio e poi un Servitore
BEAT. Io non lo so. Che ha il signor Pantalone, che l’ho veduto andar via riscaldato?
BEAT. E voi, che fate col tabarro ed il cappello?
OTT. Volevo appunto che me lo cavassero.
BEAT. Ma perché ve lo siete messo?
OTT. Avevo d’andare con Pantalone.
BEAT. A far che?
OTT. A far che, eh? A cercare di quella bricconcella di vostra figlia.
BEAT. Come? Non è ella da quelle giovani, ove deve esser collocata?
OTT. Sì, collocata! Lelio ve l’ha ficcata.
BEAT. Oh cielo! Che dite? Lelio m’ha ingannata? Suo padre non l’ha mandata a prendere? Oimè! che sarà mai?
OTT. Orsù, non venite qui colle vostre smanie a farmi serrar il cuore.
BEAT. Ah Ottavio! Ah fratello mio! Siamo rovinati! (piange)
OTT. Via, non piangete. L’hanno ritrovata.
OTT. Sì. L’hanno ritrovata a Castello.
BEAT. Oh cielo! Dove? Insegnatemi dove. Anderò a ricercarla.
OTT. Non v’infuriate, è andato il signor Pantalone.
BEAT. E voi perché non ci siete andato?
OTT. Perché mi cascano i calzoni.
BEAT. Eh, uomo da poco, senza riputazione.
OTT. Io?
BEAT. Sì, voi; ho mandato a chiedere il vostro parere per disimpegnarmi con Lelio, e voi avete detto che vada.
OTT. Bisognava mettermi in sospetto che Lelio mi potesse ingannare, e allora avrei detto di no.
OTT. Ehi, avete fatto crepare vostro marito, ma con me non fate niente.
BEAT. Povera la mia figliuola! Che cosa sarà di lei?
OTT. Che cosa volete che sia? Niente.
SERV. Signora, è il signor Florindo che vorrebbe riverirla. (a Beatrice, e parte)
OTT. Eh! quando si tratta di visite, mia sorella è lesta come un gatto. Non si ricorda più di sua figliuola. Oh, io anderò a riposare un poco. (si avvia verso il letto, e si chiude)