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ATTO TERZO
Scena Sesta. Tognino con un abito assai lungo, con parrucca lunga a tre nodi e cappello colla piuma all'antica; poi un Servitore
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TOGNINO: Oh! eccomi. Ah! sto bene?
COSTANZA: Oh che figura! Non ve l'ho detto io, che sarebbe stato una caricatura? (A Rosina.)
ROSINA: Eh! gli è un poco lungo, ma non vi è male.
COSTANZA: Eh! andatevi a levar quel vestito. Parete in veste da camera.
TOGNINO: Volete ch'io vada per città col giubbone da viaggio?
COSTANZA: E non avete il vostro abito consueto?
COSTANZA: E che cosa ne avete fatto?
TOGNINO: L'ho dato al servitore acciò m'aiutasse a portar via questo a mio padre.
COSTANZA: Certo avete fatto un bel cambio!
TOGNINO: È bello, è gallonato. È un po' lunghetto, ma non importa. Ah! non mi sta bene? Ah! cosa dite, Rosina? Ah!
ROSINA: Bisognerebbe che ve lo faceste accomodare alla vita.
TOGNINO: Me lo farete accomodare, signora zia? (A Costanza.)
COSTANZA: Zitto, malagrazia. Non mi dite zia; per ora non si ha da sapere che sia seguito fra di voi il matrimonio. Non lo dite a nessuno, e abbiate giudizio, e non vi fate scorgere.
ROSINA: E bisognerà che pensiate a mettere il cervello a partito.
TOGNINO: Cosa vuol dire mettere il cervello a partito?
ROSINA: Far giudizio, studiare, imparar bene la professione del medico.
TOGNINO: Oh! per istudiare, studierò quanto voi volete. Basta che non mi lasciate mancar da mangiare, che mi conduciate a spasso, che mi lasciate giocar a bazzica.
COSTANZA: Eh povero scimunito!
TOGNINO: Che cos'è questo scimunito?
COSTANZA: Se non avrete cervello...
TOGNINO: Io non voglio essere strapazzato...
SERVITORE: Signora... (A Costanza.)
TOGNINO: Son maritato, e non voglio essere strapazzato.
SERVITORE: È maritato il signor Tognino?
COSTANZA: Egli non sa quello che si dica. E tu non entrare in quelle cose che non ti appartengono. (Al Servitore.)
SERVITORE: Perdoni. La signora Giacinta è qui poco lontana, che viene per riverirla.
COSTANZA: (Povera me!). La signora Giacinta! (A Rosina.)
ROSINA: Cosa volete fare? Convien riceverla. (A Costanza.)
COSTANZA: Sa che sono in casa? (Al Servitore.)
SERVITORE: Lo saprà certamente. Ha mandato il servitore, e il servitore lo sa.
COSTANZA: (Ci vuol pazienza, convien riceverla). Dille che è padrona... Senti: dille che compatisca, che sono venuta ora di villa, che ho la casa sossopra. Senti: va alla bottega ad ordinare il caffè. Ehi! senti: se viene a casa mio marito, digli che non mi comparisca dinanzi come sta in bottega: o che si vesta bene, o che si contenti di stare nella sua camera.
SERVITORE: (Oh quanta maladetta superbia!). (Parte.)
COSTANZA: E voi andate via di qui. Non vi lasciate vedere in quella caricatura. (A Tognino.)
TOGNINO: Certo, mi mandate via perché non beva il caffè; e io ci voglio stare.
COSTANZA: Andate, vi dico, che se mi fate muover la bile, vi caccio via di casa come un birbante.
COSTANZA: Rosina, or ora non posso più.
ROSINA: Via, via, caro, andate di là, che il caffè lo porterò io.
TOGNINO: Son maritato, e son maritato. (Parte.)