Carlo Goldoni
La vedova spiritosa

ATTO QUARTO

SCENA SESTA   Don Anselmo e detti

Precedente

Successivo

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA SESTA

 

Don Anselmo e detti.

 

ANS.

(Un uom colla ragazza? Che fan da solo a sola? (da sé)

LUI.

(Ecco il vecchio importuno). (da sé)

ANS.

A tempo io son venuto. (a donna Luigia)

SIG.

Cara donna Luigia... (ah, non l'avea veduto). (accorgendosi di don Anselmo)

ANS.

Se voi non mi vedeste della fanciulla allato,

Ah povero infelice! amor vi avrà acciecato.

E voi, buona fanciulla, sola ad un uom vicina?

Dov'è la suora vostra? dov'è la dottorina?

Quella che sa dir tanto contro chi pensa al bene,

Perché la pecorella a custodir non viene?

SIG.

(In fatti è mia la colpa, e sofferir bisogna,

D'un uom che dice bene, gl'insulti a mia vergogna). (da sé)

LUI.

(Signor, voi che sì saggio e virtuoso siete,

Col mezzo della serva da me che pretendete?) (piano a don Anselmo)

ANS.

(Vi parlò Clementina?) (a donna Luigia, dolcemente)

LUI.

(Mi parlò, sì signore). (a don Anselmo)

ANS.

(Sopra di tal proposito cosa vi dice il core?) (a donna Luigia)

LUI.

(Mi dice il cuor che un uomo tanto lontan dal mondo,

Lo fa per rilevare che penso e che rispondo.

Tale proposizione esser non può sincera.

A me voi non pensate). (a don Anselmo)

ANS.

(Vi sposo innanzi sera). (a donna Luigia)

LUI.

(Voglia mi vien di ridere). (da sé)

ANS.

(Non dice ancor di no). (da sé)

SIG.

(Alfin che può succedere? alfin la sposerò.

Cotanto donna Placida di lei mi disse bene,

Che averla favorevole sperar non isconviene). (da sé)

(da sé, passando nel mezzo fra donna Luigia e don Anselmo)

Signora, in questa casa per voi non son venuto;

Ma tosto mi piaceste, allor che vi ho veduto.

Se la germana io trovo seconda al desir mio,

Farò quel che conviene con essa e collo zio.

Vi chiederò in isposa, di me se vi degnate.

ANS.

Ehi padrone... (tirando don Sigismondo per la manica)

SIG.

Va in pace. Oh signor, perdonate. (a don Anselmo, dopo avergli dato una spinta)

ANS.

A me simile insulto?

SIG.

Non mi veniste in mente,

E vi ho creduto a un tratto un povero insolente.

LUI.

(Mel disse donna Placida, ch'ha delle astrazioni). (a don Anselmo)

ANS.

Per me vi . Il ciel ve lo perdoni. (a don Sigismondo)

 

 

 


Precedente

Successivo

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License