Carlo Goldoni
La serva amorosa

ATTO PRIMO

Scena Settima. Florindo e detta

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Scena Settima. Florindo e detta

 

Florindo: Ah Corallina! son disperato.

Corallina: Eh, fàtevi animo. Che cosa sono queste disperazioni? Che è stato?

Florindo: Ho parlato al signor Pantalone, come voi mi avete consigliato.

Corallina: E non ha voluto ascoltarvi?

Florindo: Anzi mi ha compatito moltissimo, e si è impegnato di parlar a mio padre.

Corallina: Eh, in casa non vi vorrà; me l'immagino.

Florindo: Per causa di mia matrigna. Ed io ho da soffrire così?

Corallina: Quietatevi, signor Florindo, ci troveremo rimedio. Queste non sono cose da accomodarsi così ad un tratto. Per ora io vi aveva detto, che col mezzo del signor Pantalone procuraste aver qualche soccorso di denaro, che ne avete tanto bisogno.

Florindo: E questo ancora me l'ha negato. Oh me infelice! Son disperato.

Corallina: Eh via, acchetatevi. Volete perdere anche la salute?

Florindo: Ma io non ho un soldo. Oggi non so come fare a pranzare.

Corallina: C'ingegneremo.

Florindo: Ho impegnato tutto; e voi ancora, povera donna, avete impegnato il meglio che avete; non so più come fare. Alla fine del mese ci sono ancora dieci giorni, e mi nega soccorso? E' mi vuol veder disperato?...

Corallina: Zitto, zitto, badate a me. Stiamo allegri, non pensiamo a malinconie. Ehi, ho finito le calze.

Florindo: Corallina, voi mi fate pietà. Oggi non so come ci caveremo la fame.

Corallina: Come? Eh, non vi disperate. Ecco qui, ho terminate le calze; le venderò, e mangeremo. Non dubitate: mangeremo, staremo allegri. Sì, ci vuol altro che questo, a farmi perdere di coraggio. Forti, finché son viva io, non dubitate di niente.

Florindo: Oh Dio! Corallina, l'amor vostro, la vostra bontà m'intenerisce a segno, che mi fate piangere.

Corallina: Oh, queste son debolezze.

Florindo: Vedervi priva di tutto per me! (piange)

Corallina: Ma se vi dico... che io... (singhiozzando) Oh via, stiamo allegri; queste calze mi sono riuscite un poco strette e corte, e poi sono troppo fine; per me non servono. Già le voleva vendere, le venderò. Un giorno poi mi pagherete di tutto.

Florindo: Voglia il cielo...

Corallina: Eh, non intendo donarvi niente, sapete? Tengo nota di tutto.

Florindo: Se muor mio padre...

Corallina: E voglio il salario sino ad un quattrino.

Florindo: Ma intanto, Corallina... (sospirando)

Corallina: Eh, intanto, intanto... Non sapete pagarmi con altro che con dei sospiri, dei lamenti e dei piagnistei. Voglio che stiate allegro, se volete che non me ne vada da voi; non voglio che mi facciate morir di malinconia. Lavorerò, venderò, impegnerò, m'ingegnerò. Ma allegramente, signor padroncino caro, non siamo morti. Chi sa! forti, coraggio. Vado a vendere le calzette; compro qualche cosa di buono; torno a casa, e mangeremo in santa pace, alla barba di chi non vuole. Il maggior dispetto che possiate fare ai vostri nemici, è il soffrire con costanza, ridere con indifferenza, e far vedere che sapete e potete vivere senza di loro. (parte)

 


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