Carlo Goldoni
Il servitore di due padroni

ATTO SECONDO

Scena Terza. Pantalone, poi Silvio

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Scena Terza. Pantalone, poi Silvio

 

PANTALONE Andè, che ve mando. No me n'importa un figo, e no gh'ho paura de vu. Stimo più la casa Rasponi de cento case Lombardi. Un fio unico e ricco de sta qualità se stenta a trovarlo. L'ha da esser cussì.

SILVIO (Ha bel dire mio padre. Chi si può tenere, si tenga).

PANTALONE (Adesso, alla segonda de cambio) (vedendo Silvio).

SILVIO Schiavo suo, signore (bruscamente).

PANTALONE Patron reverito. (La ghe fuma).

SILVIO Ho inteso da mio padre un certo non so che; crediamo poi che sia la verità?

PANTALONE Co ghe l'ha dito so sior padre, sarà vero.

SILVIO Sono dunque stabiliti gli sponsali della signora Clarice col signor Federigo?

PANTALONE Sior sì, stabiliti e conclusi.

SILVIO Mi maraviglio che me lo diciate con tanta temerità. Uomo senza parola, senza riputazione.

PANTALONE Come parlela, padron? Co un omo vecchio della mia sorte la tratta cussì?

SILVIO Non so chi mi tenga, che non vi passi da parte a parte.

PANTALONE No son miga una rana, padron. In casa mia se vien a far ste bulae?

SILVIO Venite fuori di questa casa.

PANTALONE Me maraveggio de ella, sior.

SILVIO Fuori, se siete un uomo d'onore.

PANTALONE Ai omeni della mia sorte se ghe porta respetto.

SILVIO Siete un vile, un codardo, un plebeo.

PANTALONE un tocco de temerario.

SILVIO Eh, giuro al Cielo... (mette mano alla spada).

PANTALONE Agiuto (mette mano al pistolese).

 


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