Carlo Goldoni
Il servitore di due padroni

ATTO SECONDO

Scena Diciannovesima. Beatrice, Truffaldino, poi Florindo alla finestra della locanda

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Scena Diciannovesima. Beatrice, Truffaldino, poi Florindo alla finestra della locanda

 

TRUFFALDINO (Se savess come far a cavarme).

BEATRICE (Povera Clarice, ella è disperata per la gelosia di Silvio; converrà ch'io mi scopra, e che la consoli) (osservando il viglietto).

TRUFFALDINO (Par che nol me veda. Voi provar de andar via) (pian piano se ne vorrebbe andare).

BEATRICE Dove vai?

TRUFFALDINO Son qua (si ferma).

BEATRICE Perché hai aperta questa lettera?

TRUFFALDINO L'è stada Smeraldina. Signor, mi no so gnente.

BEATRICE Che Smeraldina? Tu sei stato, briccone. Una, e una due. Due lettere mi hai aperte in un giorno. Vieni qui.

TRUFFALDINO Per carità, signor (accostandosi con paura).

BEATRICE Vien qui, dico.

TRUFFALDINO Per misericordia (s'accosta tremando). Beatrice leva dal fianco di Truffaldino il bastone, e lo bastona ben bene, essendo voltata colla schiena alla locanda.

FLORINDO (alla finestra della locanda) Come! Si bastona il mio servitore? (parte dalla finestra).

TRUFFALDINO No più, per carità.

BEATRICE Tieni, briccone. Imparerai a aprir le lettere (getta il bastone per terra e parte).

 


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