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Friport, Servitore e il suddetto.
FRIP. Portatemi il mio caffè, le mie tazze, il mio zucchero, che non voglio perdere il piacere che ho tralasciato. (al Servitore, che porta)
CON. Oimè! vien gente. È l'amico Friport: manco male. (s'alza, poi torna a sedere)
FRIP. Oh! amico, vi saluto. Ho piacere di vedervi.
CON. Desiderava io pure sì buon incontro.
FRIP. Siete voi contento di quest'albergo?
CON. Dell'albergo son contentissimo. ma il clima di Londra mi par non mi conferisca.
FRIP. Oh! siete voi di quelli che sentono la differenza de' climi? A me si confanno tutte le arie. io sto ben da per tutto. Mangio, bevo, dormo, fo le faccende mie egualmente in Londra, in Ispagna, nell'America, e dove mi trovo.
CON. Felice voi, che avete sì buon temperamento!
FRIP. Venite qua. prendete meco il caffè.
CON. Lo prenderò volentieri. (il Servitore si accosta per servirlo)
FRIP. Andate via: non ho bisogno di voi. (il Servitore parte. Friport versa il caffè e lo porge al Conte)
CON. Vien gente, mi pare. (colla tazza in mano)
CON. Scusatemi. (s'alza colla tazza in mano)
CON. In quella stanza crediamo noi che ci sia nessuno? (accenna una camera in fondo)
FRIP. Quando è aperta, non ci dovrebbe esser nessuno.
CON. Permettetemi ch'io goda la mia libertà: son così fatto. Son zotico, lo conosco. scusatemi. (Mi trema la mano, mi trema il cuore). (parte)