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Quest’ultime parole non son d’ebrio, o di stolto;
Ragion trovo in que’ detti, e la ragion m’ha colto.
È ver, m’accese Ircana d’amor quasi improvviso,
Ma non mirai finora d’altra più bella il viso.
Noi non godiam quel bene, che agli Europei vien dato;
Donna mirar non sua, è al Maomettan vietato.
Itali, Galli, Ispani, Angli, Germani e Greci
Non pon, qual noi possiamo, otto tenerne o dieci;
Ma per le vie scoperte mirarle a cento a cento,
E vagheggiarle almeno possono a lor talento.
E pur serba l’Europa fra gli abitanti suoi,
Chi un serraglio infelice suol invidiare a noi,
Come se d’un legame, che a lor molesto è reso,
Non si dovesse a noi moltiplicare il peso.
Chi sa che rimirando Fatima a faccia a faccia,
Beltade in lei non trovi, che mi diletti e piaccia?
Avrà questa d’Ircana non men le grazie sue,
Potrò, se ambe son vaghe, amarle tutte due.
Ma che pretenda Ircana esser sola il mio Nume,
Oltre il dover di figlio, offende anche il costume.
Sì, mirerò la sposa, sì, mirerolla in pace:
D’Alì mio fido amico il consiglio mi piace.