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OSMANO Machmut, tu pensi invano, ch'io rieda a' miei contorni,
Se Ircana alle mie mani colle tue man non torni.
Entrare ad uom non lice di donne entro le mura,
Violar non vo' la legge, che il vieta, e le assicura;
Ma da' Tartari miei precipitate il tetto,
Pubblico renderassi delle schiave l’aspetto;
Indi usciran tremanti dalle rovine, o vinte
Dal rossor, dal timore, vi rimarranno estinte.
OSMANO La schiava non s'asconda.
MACHMUT Figlio, rispondi almeno (a Tamas).
FATIMA Padre, mirate ormai lieta la figlia in viso,
Miratela ripiena di giubilo improviso;
Arde lo sposo mio d'amor, non più d'orgoglio,
Tamas, padre, m'adora, godete...
FATIMA Che vi cal d'una schiava, che Tamas più non cura?
Che l’amor, che la pace a Fatima non fura?
Pianga le colpe andate vicina, ovver lontana,
Gl'insulti, e le vendette scordate.
FATIMA Ma se...
OSMANO Ma se ritarda Machmut al nuovo giorno,
I Tartari, che meco condotti ho qui d'intorno,
Di lui, non che dei muri, faran strage inaudita;
Salvati, figlia, meco, o perderai la vita.
OSMANO Tu sdegni d'udir minaccie invano (a Machmut).
Coi scherni, e cogl’insulti non sa tacere Osmano.
TAMAS Ma invano si pretende con onte, e con furore
Di Tamas, di Machmut, vil che si renda il cuore.
Se tu del re non temi le guardie, e i moschettieri,
Se alle violenze avezzi sono i Tartari alteri,
Da noi, da' schiavi nostri, da' nostri servi armati,
Difesi moriremo, ma non invendicati.
MACHMUT Sì, figlio, a valor s'usi, quando il pregar non giova.
OSMANO Del valor che vantate, su, si venga alla prova.
OSMANO Chetati, figlia insana.