Carlo Goldoni
La donna stravagante

ATTO QUINTO

SCENA UNDICESIMA

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SCENA UNDICESIMA

 

Donna Livia e donna Rosa.

 

LIV.

Deh per pietà, germana, dite allo zio sagace,

Che non mi tratti austero, che non mi parli audace.

Sincero è il labbro mio, non ardirei mentire;

Ma il dir: così dev'essere, farmi potria pentire.

LIV.

Deh per pietà, germana, dite allo zio sagace,

Che non mi tratti austero, che non mi parli audace.

Sincero è il labbro mio, non ardirei mentire;

Ma il dir. così dev'essere, farmi potria pentire.

 

 

 

ROSA

Eh via, rasserenatevi, che farlo alfin vi lice:

Potete, se vi aggrada, potete esser felice.

Poco vi vuole il cuore a impietosir del zio;

Sposo non mancheravvi, che possa star col mio;

E se vi cal ch'io ceda...

ROSA

Eh via, rasserenatevi, che farlo alfin vi lice.

Potete, se vi aggrada, potete esser felice.

Poco vi vuole il cuore a impietosir del zio;

Sposo non mancheravvi, che possa star col mio;

E se vi cal ch'io ceda...

 

 

 

LIV.

No, suora mia, non cura

Il cuor da voi quel dono che deve alla natura.

Non mi svegliate in seno pensier troppo funesti.

Quello che ho detto, ho detto; i miei pensier son questi.

 

 

 

ROSA

Non so che dir, secondi le vostre brame il nume.

Felicità vi prego. (Conosco il suo costume;

S'è ver che al nuovo stato passar voglia contenta,

Il cielo la consoli, innanzi che si penta). (da sé, parte)

 

 

 

 

 

 


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