Carlo Goldoni
Torquato Tasso

ATTO QUARTO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

La Marchesa Eleonora ed il suddetto.

 

MAR.

(Il Veneziano è questi, che amico è di Torquato).

TOM.

(Olà! che bel caetto! Tomio, no far el mato).

MAR.

(Sentirei volentieri se parte il nostro autore).

TOM.

Servitor umilissimo.

MAR.

Serva di lei, signore.

TOM.

La scusi, la perdoni; son qua per accidente.

MAR.

S'accomodi.

TOM.

Obbligato.

MAR.

Serva sua riverente.

TOM.

Se è lecito, ella ela de Corte?

MAR.

signore.

Son della Principessa prima dama di onore.

TOM.

Me ne consolo.

MAR.

Dite, viene con voi Torquato?

TOM.

Spero de sì.

MAR.

Lo renda il ciel più fortunato.

TOM.

El lo merita in fatti.

MAR.

Lo merita, egli è vero.

Spiacemi che in Ferrara provi il destin severo;

Ma quei che per invidia cercano il di lui danno,

Forse d'averlo offeso un si pentiranno.

TOM.

La parla con bontà del nostro autor novello.

Sento che la lo stima.

MAR.

Per giustizia favello.

TOM.

Col dir fazzo giustizia, la ghe fa un bell'onor;

Ma se ghe zonze gnente de bruseghin de cuor?

MAR.

No, signor Veneziano. Non l'amo niente più

Di quel che in lui esiga il merto e la virtù.

Voi non mi conoscete. D'un letterato onora

I pregi al mondo noti la marchesa Eleonora. (parte.)

 

 

 


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