FAB.
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Lisca, di
buon mattino prender ti vuoi la pena
Di coltivar
Lucano per meritar la cena?
E pur saper
dovresti, che facili i conviti
Trovano a laute
mense di Roma i parassiti..
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LIS.
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Fabio, di
questo nome che a me schernendo apponi,
Offender non
mi deggio, ed ho le mie ragioni.
Diceasi
parassito, ne' tempi più remoti,
Chi parte
delle vittime godea coi sacerdoti.
La dignità
primaria per noi serbasi ancora,
Da noi mensa
de' grandi s'accredita e si onora.
Essi colle
rapite spoglie degl'infelici
Mandano alle
cucine fagiani e coturnici,
E contasi per
vanto de' nomi principali
Ai splendidi
conviti aver più commensali
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FAB.
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Tu prodigo di
grazie ti mostri con più d'uno.
Più mense un dì
frequenti, e sempre sei digiuno.
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LIS.
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Ciascun
perito in arte, merito acquista e lode;
Tale in
battaglia, e tale fra gli oratori è prode.
A tutti il
sommo Giove varia virtù dispensa:
A me quella è
concessa che esercito alla mensa,
Siccome in te
il valore ammirasi eccellente
D'esser coi
protettori adulator cliente.
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FAB.
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Tale sol di
Lucano, non d'altri esser mi vanto.
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LIS.
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Ma il
protettore aduli, ma lo schernisci intanto.
De' clientuli
l'uso nell'inchinarlo osservi;
T'unisci indi
a sfregiarlo coi schiavi e con i servi.
Chi più di te
mordace contro Terenzio avventa
Le satire
pungenti, e le calunnie inventa?
E pur Lucan
lo stima, e in sua presenza il lodi.
Ciascuno il suo
mestiere sa fare in vari modi.
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FAB.
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Se critico lo
schiavo, soffrir lo deve in pace;
Lavinio mi
diletta, Terenzio a me non piace.
E se del
signor nostro lo lodo alla presenza,
Opra è del mio
rispetto, di mia convenienza.
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LIS.
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Anch'io teco
m'accordo nel condannar colui,
Che i parti
di Menandro ci pubblica per sui.
Dell'Andria
e la Perintia, ambe dell'autor greco,
Le favole
tradotte Terenzio portò seco,
E fattane una
sola, di due ch'erano in prima,
La gloria dai
Romani procacciasi, e la stima.
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FAB.
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Non son le
lodi sparse pel merto dell'autore,
Ma in grazia
di Lucano, di Roma senatore.
Mille, qual
noi, Terenzio in pubblico han lodato,
Che l'han
trovato degno di biasimo in privato.
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LIS.
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Dicesi che il
padrone farallo un dì liberto.
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FAB.
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Coronasi
fortuna, non si corona il merto.
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LIS.
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Mira Lucano. (guardando
fra le scene.)
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FAB.
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Osserva il grave passo altero. (facendo
lo stesso.)
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LIS.
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Grave lo fa ricchezza.
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FAB.
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Ha dalla sorte impero.
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