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LUC. |
Mezzo miglior di questo non puommi offrir la sorte: Staccasi da Creusa, se 'l rendo altrui consorte. La servitù col tempo smarrisce nell'oblio, E poi Livia è mia figlia, ma non del sangue mio. |
(S'avanza rispettosa, e non parla.) |
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LUC. |
Livia, so qual di figlia si desti in sen timore, Se tocchi fian dal padre gli arcani del suo cuore. Sia padre di natura, sialo, qual io, d'affetto, Nell'anime ben nate imprime egual rispetto. Prima che si discenda a ciò che in sen tu celi, Di chi ti parla al cenno togli dall'alma i veli, Certa che la menzogna, non il desio mi sdegna, Certa che un cuor sincero a secondarlo impegna. |
Parla, signor, ma pensa che se di te son figlia, A farmi di te degna il cuor sol mi consiglia. |
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LUC. |
Anzi nel dubbio ancora, per cui parlarti aspiro, |
Se schiavo amar potessi, vorrei non esser nata. E s'egli in me tentasse sedurre un cuor Romano, Saprei, s'altri non fosse, punirlo di mia mano. Dacché dagli avi nostri fur le Sabine umili Rapite, e di man tolte ad uomini non vili, Di Romolo coi figli dacché congiunte furo, Serbar nelle lor vene sangue romano e puro. |
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LUC. |
(Proviam cotesto orgoglio). (da sé.) Vo' che tu l'ami. (con impero.) |
Il vuoi? (con qualche tenerezza,) |
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LUC. |
Ardirai contraddirmi? (come sopra.) |
Sei padre, e tutto puoi. (come sopra.) |
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LUC. |
Sì, tutto posso, è vero, sul cuor, su tuoi desiri, Ma un sacrifizio ingiusto per me far non si aspiri. (cambiando stile.) Di Romolo son figlio, padre di Roma anch'io: L'onor deggio del Lazio serbar nel tetto mio. |
Per prova o per ischerno dunque parlasti, o padre. (mortificata.) |
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LUC. |
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Come, signor? (rasserenandosi.) |
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LUC. |
M'ascolta. Pria che l'odierna luce Spenga nel sen di Teti dell'aureo cocchio il duce, |
LUC. |
Lo può. |
LUC. |
Nel fausto lieto giorno purissimo rinasce, Qual di Romana figlio che bamboleggia in fasce. |
LUC. |
Ma sciolta di catene dal piè la dura soma, Se Livia ancor lo sdegna, con lei non infierisco. |
Al padre che comanda, oppormi io non ardisco; Ma poi... |
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LUC. |
Sarai contenta. |
LUC. |
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LUC. |
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LUC. |
Qui venga. |
LUC. |
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(Non mi tradir, fortuna, or che mi mostri il viso; Balzami il cuor nel seno pel giubilo improvviso). (da sé, e parte.) |