Carlo Goldoni
La villeggiatura

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

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ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

 

Sala terrena di conversazione in casa di don Gasparo.

 

Don Riminaldo che taglia al faraone, Don Ciccio, Don Mauro, che puntano; Donna Florida e Don Eustachio ad un altro tavolino, che giocano a picchetto. Donna Lavinia sedendo da un'altra parte, leggendo un libro.

 

FLO. Facciamo che questa partita sia l'ultima; già non vi è gran differenza.

EUS. Finiamola presto dunque, che voglio veder di rifarmi alla bassetta. Colà giocano ancora.

FLO. Sì, sì, andate anche voi al tavolino di quei viziosi. Giocherebbono la loro parte di sole. Bella vita che fanno! giorno e notte colle carte in mano. Vengono in villa per divertirsi, e stanno a struggersi ad un tavolino. Questi giochi d'invito non ci dovrebbono essere in villeggiatura. Sturbano affatto la conversazione. (sempre giocando)

EUS. So che donna Lavinia ci patisce, che in casa sua si giochi d'invito.

FLO. Anch'ella ieri sera ha perduto vari zecchini, ed ora eccola con un libro in mano. Ma se ci fosse il suo cavaliere, non farebbe così.

EUS. Mi maraviglio di don Mauro, che fa il terzo in quella bella partita.

FLO. Non mi parlate di don Mauro, che mi si desta la bile. Tutto il giorno a giocare, e a me non bada come se non ci fossi.

EUS. Veramente un cavaliere polito, com'egli è, non dovrebbe far cosa che dispiacesse alla dama.

FLO. Sa che io ci patisco, quand'egli gioca, e vuol giocare per farmi dispetto.

EUS. Sapete che cosa m'ha egli detto ieri sera?

FLO. Che cosa v'ha detto?

EUS. Ve lo dirò, ma promettetemi di non dirgli niente.

FLO. Non dubitate: non glielo dirò certamente.

EUS. Mi ha detto che voi lo tormentate un po' troppo; che tutto quello che fa, secondo voi è mal fatto; che se parla, lo riprendete, se tace, lo rimproverate: onde, per ischivare d'essere tormentato, gioca in tempo che non giocherebbe.

FLO. Gioca, e non giocherebbe! don Mauro garbato! per non essere tormentato! (forte verso don Mauro)

EUS. Ma signora, voi mi avete dato parola di non parlare.

FLO. Io non gli dico, che voi me l'abbiate detto. Gioca per forza; per non essere tormentato. (forte come sopra)

. Capirà bene che possa venir da me...

FLO. Non ci pensi, che avrà finito di essere tormentato. (forte come sopra)

EUS. Ho inteso. Abusate della mia confidenza.

FLO. No, don Eustachio. Dico così per ridere. Avete fatto lo scarto?

EUS. L'ho fatto. Gran cosa, che una donna non possa tacere.

FLO. Io non dico più di così. Cinquantaquattro del punto.

EUS. Non vale.

FLO. Quinta bassa.

EUS. Non è buona.

FLO. Tre re.

EUS. Non vagliono.

FLO. Come non vagliono?

EUS. Non vedete che vi mancano tre assi?

FLO. Dalla rabbia non so che cosa mi faccia. Bravo, signor don Mauro! Si diverta, per non essere tormentato. Spade uno. Spade due. Spade tre...

EUS. Voi non fate più cinque, signora.

FLO. Non m'importa. Vada al diavolo chi n'è causa. Don Mauro me la pagherà. (forte al solito, e getta le carte in tavola)

EUS. (Sia maledetto quando ho parlato). (da sé)

MAU. (Si stacca dal tavolino, e s'accosta a donna Florida) Mi avete chiamato, signora?

FLO. Oh signor no; la non s'incomodi. Vada a giocare.

MAU. Ho finito di giocare.

EUS. Avete vinto? (a don Mauro, mescolando le carte)

MAU. Ho perduto.

FLO. La testa.

MAU. Obbligatissimo.

EUS. Alzate, signora. (a donna Florida)

FLO. Finiamola questa partita. (alzando)

EUS. Chi vince alla bassetta? (a don Mauro)

MAU. Don Riminaldo.

EUS. Al solito. E don Ciccio?

MAU. Perde.

EUS. Perdo anch'io sei partite.

MAU. Donna Florida è buona giocatrice.

FLO. Brava seccatrice, vorrete dire.

MAU. Don Eustachio è troppo civile per pensar così delle dame.

FLO. È bene altrettanto incivile don Mauro.

MAU. A me, signora?

FLO. A lei per l'appunto.

MAU. Non mi pare di meritarlo.

EUS. Scartate, se vi piace. (a donna Florida)

FLO. Oh, per iscartare son fatta a posta. Principio da don Mauro.

MAU. Scarta me donna Florida? Che carta sono io?

FLO. Una cartaccia che non conta niente.

MAU. Finezze solite di una mia padrona.

FLO. Non dubitate che vi tormenti più, che non vi è pericolo. Non andate a perdere i danari alla bassetta, per istar lontano da me, che già io non ho bisogno di voi.

MAU. Che linguaggio è questo, signora?

FLO. Non vi è bisogno che andiate dicendo: gioco per liberarmi dal tormento di donna Florida. Se vi cerco più, possa essere scorticata.

MAU. (Don Eustachio mi ha fatto la finezza di dirglielo. A me poco importa; ma la sua non è buona azione). (da sé)

EUS. (Sono stato pur sciocco io a fidarmi). (da sé)

MAU. Lo sapete, se ho per voi del rispetto... (a donna Florida)

FLO. Oh, lasciatemi un po' giocare.

MAU. Desidero giustificarmi...

FLO. Quando voi giocate, io non vi vengo a seccare; fate lo stesso con me.

MAU. Benissimo. Sarete servita. (Don Eustachio è un amico da non fidarsene). (da sé, scostandosi, e va vicino a donna Lavinia)

EUS. Brava, donna Florida!

FLO. Mi avete dato due volte la mano. Rimescoliamo le carte, che tocca a me.

EUS. Chi non si confonderebbe, trovandosi in un impegno per cagion vostra?

FLO. Io non ho parlato di voi.

EUS. Ma egli ha capito benissimo...

FLO. Se non tacete, vi pianto.

EUS. (Cattivo impicciarsi con certe tali). (da sé)

MAU. Che legge di bello donna Lavinia? (accostandosi a lei)

LAV. Leggo un libro che mi piacere: La Primavera. Poema in versi martelliani.

MAU. Di chi è?

LAV. Di Dorino. Di un poeta che stimo per la sua virtù e per la sua modestia.

MAU. Dove trovasi questo libro?

LAV. È stampato in Venezia; ma se gradiste di leggerlo, vi posso servire di questo.

MAU. Vi sono critiche? Dice mal di nessuno?

LAV. Non signore. Quando fosse di tal carattere, non lo leggerei.

MAU. Dite bene. Ma il libro, se non critica, non averà molto spaccio.

LAV. Dovrebbe averlo appunto per questo, perché alla buona filosofia ha congiunta la più discreta morale.

MAU. Permettetemi che ne legga uno squarcio.

LAV. Servitevi.

FLO. Ha trovato di divertirsi il signor don Mauro.

EUS. Quindici, e sei ventuno, e tre assi ventiquattro...

FLO. Via, via: picchetto d'ottanta, e niente. Quattro partite. Restano due. Faremo pace un'altra volta. (s'alza)

EUS. Eccovi due partite. (mettendo la mano in tasca)

FLO. No, no, un'altra volta. (s'accosta verso don

Mauro)

EUS. Favorite... (seguendo donna Florida)

FLO. Che bel libro, signor don Mauro?

MAU. Un libro, che mi ha favorito donna Lavinia.

FLO. Donna Lavinia è una dama virtuosa, che divertirà il signor Mauro molto meglio di me.

MAU. Ma voi signora...

FLO. Io non sono buona che per tormentarvi: però vi consiglio a non venirmi d'intorno. Che s'io vi secco, voi mi avete inaridito da capo a piedi. (parte)

LAV. (Si sdegna per poco quella signora). (da sé)

EUS. (Meglio è ch'io vada, per isfuggire un rimprovero dall'amico). (da sé, e parte)

 

 

 


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