Carlo Goldoni
L'amore artigiano

ATTO SECONDO

SCENA SESTA   Rosina, poi Giannino

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SCENA SESTA

 

Rosina, poi Giannino

 

ROS.

Spero che il mio Giannino

Non avrà né veduto, né sentito;

E poi, se mio marito esser desia,

Io sospetti non vo', né gelosia.

GIAN.

Servo suo. (sdegnato, in atto di partire)

ROS.

Cosa è stato?

GIAN.

Nulla. La riverisco. (come sopra)

ROS.

Cosa son queste scene?

Sai che ti voglio bene...

GIAN.

Sì, obbligato;

Se ti guardo mai più, sia bastonato.

ROS.

A me, cane, assassino?

A me così favelli? In tal maniera

Tratti chi ti vuol bene?

GIAN.

Ah, son spedito:

Per me il mondo è finito.

E quando men tel credi,

Vedrai uno spettacolo ai tuoi piedi.

ROS.

Ma via, cosa t'ho fatto?

GIAN.

Hai tanta faccia

Ancor di domandarlo?

Cospetto! lo vedrai; voglio ammazzarlo.

ROS.

Chetati, malagrazia.

Lo conosci quell'uom?

GIAN.

Non lo conosco. (bruscamente)

ROS.

Non sai che è il cameriere

Di madama Costanza?

GIAN.

Fosse ancora

Il camerier d'un re,

Cospettonaccio! avrà che far con me.

ROS.

Venuto è a domandarmi

Per via della padrona.

GIAN.

Eh un uomo come me non si minchiona.

ROS.

Orsù, signor astuto,

Faccia quel che gli pare,

Che co' pazzi ancor io non vo' impazzare.

GIAN.

Maladetta!

ROS.

Insolente!

Parla bene, che or ora

Meno giù a precipizio. (alza una sedia, e lo minaccia)

GIAN.

Anch'io, cospetto! perderò il giudizio. (alza anch'egli una sedia)

ROS.

(Affé, dice davvero. Colle buone

Vo' pigliarlo per ora). (da sé)

GIAN.

(Ho la rabbia nel sen che mi divora). (da sé)

ROS.

Via, Giannino, hai ragione.

Sappi che quello è un pazzo

Che con tutte vuol far l'innamorato,

E da tutte è deriso e corbellato.

GIAN.

Bella riputazione!

ROS.

Dici bene, hai ragione.

GIAN.

Se l'altre sono pazze,

Vuoi esserlo ancor tu?

ROS.

Hai ragione, Giannin, non farò più.

GIAN.

Frasca.

ROS.

Non strapazzarmi.

GIAN.

Perché fare arrabbiarmi?

ROS.

Via, Giannino,

Via, il mio bel piccinino,

Vien dalla Rosa tua che ti vuol bene.

GIAN.

(Ah, resister non so; ceder conviene). (da sé)

ROS.

Guardami.

GIAN.

Gioia mia,

Non mi dar gelosia.

ROS.

Non dubitare.

GIAN.

Non mi far disperare.

ROS.

Ti amo tanto,

Che or or per cagion tua divengo matta.

Caro.

GIAN.

Viscere mie.

ROS.

La pace è fatta. (con allegrezza)

GIAN.

Spiacemi che convien che or me ne vada.

Non vorrei per la strada

Con tuo padre incontrarmi.

ROS.

Aspetta, aspetta:

Anderò alla finestra, e se vedrò

Che mio padre ci sia, ti avviserò.

GIAN.

Quando verrà quel giorno

Che senza soggezion potrò parlarti?

ROS.

Presto, se il ciel vorrà.

Amami e non temer, che il verrà.

 

Ti ho voluto sempre bene,

Te ne voglio piucché mai.

Ah briccone, tu lo sai,

E vuoi farmi taroccar.

Oh benedetto - quel bel visino,

rotondetto, - sì galantino.

Che bei balletti, - che bei scherzetti,

Che bei risetti - vogliamo far!

Non vedo l'ora, non posso star. (parte)

 

 

 


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