Carlo Goldoni
Il vero amico

ATTO TERZO

SCENA VENTITREESIMA

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SCENA VENTITREESIMA

 

Lelio e detti.

 

LEL. Amico, mi rallegro con voi.

FLOR. Con me? Di che mai?

LEL. Ho veduto lo scrigno del signor Ottavio; egli ha dell’oro in gran quantità. La signora Rosaura sarà ricca, e voi goderete una sì bella fortuna.

BEAT. Che cosa c’entra il signor Florindo colla signora Rosaura? (a Lelio)

FLOR. Signor Lelio, sono degli anni che ci conosciamo. Ma compatitemi, mi conoscete ancor poco, e fate poca stima di me. Come? Mi credete capace d’un atto di viltà, d’un’azione indegna? No, non sarà mai vero. Florindo è un uomo d’onore. La signora Rosaura è ricca, la signora Rosaura è vostra; vostra è la fanciulla, e vostre saranno le sue ricchezze; e acciò non crediate che finga, acciò non crediate ch’io mi possa pentire, osservate che sicurezza vi do del mio amore, della mia fedeltà. Alla vostra presenza do la mano di sposo alla signora Beatrice.

LEL. No, fermatevi. (li trattiene)

BEAT. Per che cosa lo volete impedire? (a Lelio)

LEL. Conosco il sagrifizio del vostro cuore; non soffrirò mai che diate la mano a mia zia, per un capriccio, per un puntiglio. (a Florindo)

BEAT. Mi maraviglio di voi. Egli mi sposa, perché mi ama. (a Lelio)

FLOR. Sì, ho conosciuto il merito della signora Beatrice...

LEL. Ella può aver del merito, ma son sicuro che non l’amate. (a Florindo)

BEAT. Siete un bel temerario, signor nipote.

LEL. Scusatemi, signora zia, e disingannatevi; egli ama la signora Rosaura, e quella lettera che vi ha lusingata, non era a voi, ma alla signora Rosaura diretta.

BEAT. Sentite che cosa si va sognando. (a Florindo)

LEL. Se siete un uomo d’onore, svelatele la verità. (a Florindo)

FLOR. Ah! così è, signora mia: sono costretto confessarlo con mio rossore.

BEAT. Come! Vi siete dunque burlato di me?

FLOR. Vi domando perdono.

BEAT. Perfido! Indegno dell’amor mio! Mi avete detto che eravate cattivo, ma conosco che siete pessimo. Andate, collerico, giuocatore, discolo, malcreato, impostore. Non siete degno di me, ed io non so che fare di voi. (parte)

 

 

 


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