Carlo Goldoni
L'amore paterno

A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR GIO. DOMENICO ALMORÒ TIEPOLO PER LA SERENISSIMA REPUBBLICA DI VENEZIA AMBASCIADORE A SUA MAESTÀ CRISTIANISSIMA

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A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR

GIO. DOMENICO ALMORÒ TIEPOLO

PER LA SERENISSIMA REPUBBLICA

DI VENEZIA

AMBASCIADORE A SUA MAESTÀ CRISTIANISSIMA

 

Contento di ritrovarmi a Parigi, V. E. ha aumentata moltissimo la mia compiacenza. Mi trovo in una grande città, in mezzo ad un gran Mondo; parmi di esserci fino ad ora ben situato, ma ho sempre la mia Patria nel cuore, ed Ella, che sì degnamente qui la rappresenta, col suo merito mi consola, e colla sua protezione mi onora. Non manca a Parigi tutto ciò che può render piacevole al galantuomo la vita, ma il maggior piacere ch'io abbia, si è il sentir dappertutto formar elogi al nome di V. E., ed il vederla amata e stimata da ogni ordine di persone. La stima potrebbe essere fondata su la cognizione della di Lei illustre famiglia, una delle più antiche, delle più nobili e delle più rinomate della Repubblica di Venezia, ma ciò difficilmente in una grande Città, lontana dal Paese nostro, da tutti può risapersi, e gli amatori della storia soltanto ponno essere dei fasti della di Lei gran Casa informati. La stima che hanno di Lei i francesi è fondata sopra il di Lei talento, e l'amore sopra le di Lei amabili qualità personali. Queste sono principalmente la gentilezza del tratto, la cortesia dell'animo, l'onestà, il costume, la buona amicizia, l'ospitalità generosa, la saggia ed esemplare condotta... Ma io non ho preso la penna in mano per formare un elogio a V. E. Io non lo saprei fare, ed ella lo merita, ma non lo vuole. L'oggetto di questo mio umilissimo foglio non è che di supplicarla di ricevere sotto la sua protezione una mia Commedia, la prima che ho composta a Parigi, che ha avuto la fortuna di non dispiacere al pubblico, e quella di essere compatita da V. E. Degnisi Ella di riceverla con quella benignità, con cui è solita di onorare l'umilissima mia persona, e niente più mi resterà da desiderare. Mi lusingo assai della grazia, ed ho l'onore di essere col più profondo ossequio

Di V. E.

 

Parigi, li 14 Febbraio 1763.

Umiliss. Devotiss. Obblig. Servitore

Carlo Goldoni

 


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