Carlo Goldoni
La bancarotta, o sia il mercante fallito

ATTO PRIMO

SCENA DODICESIMA

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SCENA DODICESIMA

 

Il Dottore ed i suddetti; poi Servitore

 

DOTT. Che cos'è questo strepito? Vergogna! Si grida fra marito e moglie?

AUR. Ecco il bel procedere di mio marito. Oltre l'avermi ridotta in miseria, m'intacca ancora nella riputazione.

PANT. Mi no digo cosse che no sia da dir, né penso cosse che no sia da pensar. Digo che la conversazion da tutte le ore...

AUR. E voi colla continua pratica de malviventi...

PANT. Avè fatto fin adesso mormorar la zente.

AUR. E voi vi siete reso ridicolo a tutto il mondo.

DOTT. Signori miei, volete farmi la grazia di lasciarmi parlare?

PANT. Sì, caro sior Dottor, parlè, che ve ascolto volentiera.

DOTT. Mi permettete che io dica la mia opinione intorno alla quistione che fra voi si agita?

AUR. Dite pure: so che siete assai ragionevole.

DOTT. Parlando col dovuto rispetto all'uno e all'altro dico che entrambi siete tinti della medesima pece, e che rimproverandovi fra voi due, si può dire che la padella dice al paiuolo: fatti in , che tu mi tingi.

AUR. Bella sentenza sul gusto di Bertoldo!

DOTT. Bertoldo appunto soleva dire la verità.

AUR. Quando non sapete giudicar meglio, fate a meno di impacciarvi dove non siete chiamato.

PANT. Lassela dir, sior Dottor, e no ghe badè. M'avè qualche speranza de trovar un rimedio alle mie disgrazie; son qua, ve prego, me raccomando a vu.

DOTT. Il rimedio spererei di averlo trovato e di rimettere in piedi la vostra casa ed il vostro negozio, ma, sia detto con buona pace della signora Aurelia, le sue malagrazie mi consigliano a non procacciarne di peggio.

PANT. Sentiu? Per causa vostra sior Dottor ne abbandona, e po dirè che son mi la rovina della fameggia. (ad Aurelia)

AUR. Caro signor Dottore, compatitemi. I disgusti che mi fa provar mio marito, mi levano di ragione. Conosco che ho detto male, e ve ne chiedo scusa. (L'interesse mi fa parlare con umiltà). (da sé)

DOTT. Orsù, la ringrazio della bontà con cui adesso mi parla. E son qui per far tutto il possibile per l'uno e l'altro. Sentano il mio progetto.

PANT. Via, disè suso, che ve ascolto con ansietà.

AUR. Anch'io sentirò con piacere.

SERV. Signora è venuta la sarta col vestito.

AUR. Vengo subito. Signore, parlate pure con mio marito, che io già di affari simili non me n'intendo; vi raccomando salvar la mia dote, e che possa avere in mia libertà il modo di comparire. (parte col Servitore)

 

 

 


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