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Federigo Tozzi Novale IntraText CT - Lettura del testo |
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27 maggio 1907. Anch’io penso la stessa cosa; ma riesco a sopprimerla per il bene nostro. Non hai indovinato le lunghe giornate d’abbattimento, con certi pensieri oscuri che raspano su l’anima come cani affamati? Oh!, taci, taci. Quando la mia anima sta bene, ed io sogno il lavoro, non ci sono preoccupazioni. Non devi averle. Sono riuscito a rimorchiare la tua anima nel mare di forza che vedo io? Emmina mia, non mi fare triste. Sognavo di dirti tante cose piene di sole! Ho scritto tanto; quasi cinquanta pagine di quella traduzione... Ed un dramma l’ho visto io, l’ho sentito nel suo principio. Sii forte come me: noncurante. Noncurante? Oh, noncuranza fatta di dolori e di impeti! Ma non è essa la nostra speranza e la mia forza? (Se devo chiamare noncuranza quella fiducia che ho di me...)
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