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Federigo Tozzi Novale IntraText CT - Lettura del testo |
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19 marzo 1908. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Perché non sei qui, perché non posso scriverti sempre? Vedi? Scrivendoti, sono tornato io; ho una tenerezza che mi empie l’anima. Sembra che il mio animo si completi e si dilati. Andando lungo l’Arno, l’altra sera, io avrei benedetto la campagna e tutto ciò che vedevo, per il tuo amore. Sentivo un antico strazio dileguarmisi dal cuore. Sembrava ch’io fossi assunto ad una eternità con te; perché t’amo. Dio mi perdonava tutto. In certi momenti dico che la mia faccia esprima questi pensieri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Devi sentire anche tu come ci completiamo. La tua lettera ha risposto pienamente a quel che non t’ho detto. Ed è stata bastante a farmi tornare me stesso. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Molte volte (anche ieri sera) sentivo la morte dietro il senso del bacio. Dopo te non c’è nulla. Quando saremo insieme? A noi è destinata una grande cosa. È dentro di me, nella mia anima o nella mia intelligenza: nel nostro amore e nella tua intelligenza. Perdona se nella lettera di ieri ti parlai di un’emozione costante, ma che devo tenere segreta perché inutile.
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