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Federigo Tozzi Novale IntraText CT - Lettura del testo |
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26 febbraio 1907. Un’altra lettera di mio padre, ma differente. I soliti insulti usciti dalla sua idiozia, dove tutte le male volontà contro di me hanno potere. Onde sono pronto ad accogliere qualunque lavoro, solo che basti a scrivergli che io non voglio più lettere sue né denari. Cioè (per non sognare troppo) ne approfitterò finché ne ho bisogno, e poi potrò sentirmi uomo. Domattina vado da F. Ma, se vuoi ch’io ti possa amare sempre, devi sentire anche tu lo stesso odio o ribrezzo o ripugnanza verso tale gente, e quindi non volerne sapere nulla; vergognartene. Credo di non ingannarmi, rifugiandomi nel tuo amore.
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