Scena
settima
Goldoni e Nicoletta.
Nicoletta che si era alzata per salutar Grimani,
partito questo, guarda suo marito commossa e gli stringe la mano senza parlare,
ma con effusione.
GOLDONI Ecco le mie gioie, ecco le mie
soddisfazioni: la stima e l'amore d'ogni anima ben fatta. Mi facciano quel che
vogliono, ma io sono d'una contentezza... Ho perfino dimenticata la mia povera
commedia.
NICOLETTA Ho sentito or ora ordinare per il
sipario. L'atto primo sta per finire...
GOLDONI (aprendo un po' l'uscio del proscenio e
ponendosi ad osservare) Sí... finora non c'è stato male... Calano la tela...
Si sente dalla supposta platea uno zittire
crescente; poi qualche applauso isolato: a cui si risponde con fischi. - Queste
imitazioni delle tempeste di un pubblico abbiano la maggior verità possibile,
dipendendo in gran parte dalla verità di queste imitazioni l'esito dell'atto
intero.
GOLDONI (udendo lo zittire comincia a
retrocedere con dolore; udendo gli applausi isolati grida) No, no, per
carità. (Poi ai fischi si chiude gli orecchi colla palma delle mani sempre
retrocedendo, finché, giunto al tavolino, si mette a sedere, sempre con le mani
agli orecchi e come cercando di nascondersi).
Nicoletta vuole seguire suo marito, ma a metà del
palco si pone a sedere come sentendosi male. I fischi cessano.
GOLDONI (con inquietezza) La gondola,
subito! Voglio andare a casa, voglio levarmi di qui... Che genio! che genio!
Illusione sopra illusione! Pazzo, pazzo, pazzo!
Nicoletta si alza e parte subito per l'uscita.
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