Scena
ottava
Goldoni, indi i personaggi che si vengono indicando.
Breve pausa. Goldoni è rimasto seduto con la faccia
nascosta nelle mani.
MARZIO (entra piano, e non veduto da Goldoni
dice ghignando fra sé) Povero riformatore! come mi fa ridere! Non
c'è niente di piú comico di un poeta comico che è stato fischiato!... E che
fischi! C'era quel don Fulgenzio che rintronava egli solo tutto il teatro. E
anche il grave don Pedro la sua chiave alla bocca... Non c'eravamo che
Sigismondo ed io che battessimo le mani... Come me la sono goduta!... (Viene
avanti) Caro amico.
GOLDONI (si volge) Chi è?... Oh! signor
Marzio, me l'aspettava che foste il primo!
MARZIO (con aria di banale conforto e come
recitando un formulario) Ma! che volete? vicende della vita! Bisogna farsi
superiore, armarsi di coraggio: già infine è tutta una cabala dei vostri
nemici. (Goldoni non risponde). Io ve lo posso dire: se aveste visto don
Pedro e don Fulgenzio, come si davano da fare per screditar voi e le vostre
commedie... In verità, sono due gran male lingue! (Goldoni non risponde).
E poi, dimenticando anche la propria dignità, non hanno avuto rossore di
fischiare essi stessi con le nobili loro labbra!... Ma eccoli appunto (guardando
dall'uscita). Trattateli un po' come meritano!
Entrano don Pedro e don Fulgenzio. :
MARZIO (accostandosi a don Pedro e piano)
Luna piena! gran temporale!
DON PEDRO (andando a Goldoni e ponendoseli
dinanzi) Ve lo aveva detto, signor Goldoni, che ci saressimo riveduti! Ho
l'onore di annunziarvi che il successo di questa sera lo dovete in buona parte
a me.
Goldoni prende una posizione un po' piú disinvolta,
guardando in faccia or l'uno or l'altro, ma senza parlare.
MARZIO (a Goldoni piano) Non ve l'ho
detto che ha fischiato anche lui?
DON FULGENZIO Noi non facciamo le cose di
nascosto!
MARZIO È vero. Fischiavate che tutti potevano
vedervi.
DON PEDRO Io fischiare? questo poi no.
MARZIO Vi ho veduto con una chiave alla bocca, e
credevo...
DON PEDRO Che chiave, che chiave: io non avevo
chiavi.
MARZIO Scusate, sarà stata una chiave di
ciambellano, ma era una chiave.
Entra Sigismondo.
SIGISMONDO (a Goldoni) Gran bella commedia,
caro Goldoni, gran bella commedia! Lasciate pure che fischino, ma la commedia è
bella, ve lo dico io. (Goldoni sorride amaramente crollando il capo).
Credete forse che lo dica per adularvi? Dimandate a questi signori se ho mai
fatto altro che battere le mani. E bisogna che renda giustizia all'amico
Marzio; in questa occasione si è portato molto bene: ha sempre cercato anche
lui di sostenervi, applaudendo sempre come me.
DON PEDRO (ridendo) Sí, e provocando fischi
maggiori.
SIGISMONDO Oh! io protesto che l'ho fatto
innocentemente.
MARZIO (comicamente) Oh! anch'io
innocentissimamente.
I due spagnuoli si pongono sulla destra, Marzio e
Sigismondo sulla sinistra del palco scenico, lasciando libero tutto il centro
del medesimo. Entrano Placida, Norina e Rosina seguite da Medebac e da
Paoletto. Goldoni osserva tranquillamente.
PLACIDA (a Medebac e Paoletto) Vi dico che
io in palco scenico a farmi fischiare non ci torno piú.
NORINA E neppur io.
ROSINA E neppur io.
MEDEBAC Ma che sciocchezze sono queste?
PAOLETTO E gli altri due atti della commedia?
PLACIDA Li faccia chi vuole.
ROSINA Li faccia chi vuole.
NORINA Li faccia chi vuole.
MEDEBAC Ma e il pubblico che aspetta... L'olio che
brucia...
PAOLETTO Cosa volete che diciamo al pubblico?
PLACIDA Salutatelo da parte nostra.
MEDEBAC Ma Placida, Placida; vi ho pure pagato un
abito.
PLACIDA E poi con quel bue di quel suggeritore...
NORINA Che invece di suggerire bada alla moglie...
ROSINA Per me non recito piú davvero, se
suggerisce quella bestia di mio marito!
Entra Tita con un lume in una mano e un manuscritto
nell'altra. Marzio, Sigismondo, don Pedro e don Fulgenzio dai loro posti
osservano ridendo.
TITA In scena, per carità, in scena. Il pubblico
strepita, ha fretta che si continui; mi pare che non ci sia bisogno
d'indisporlo di piú.
MEDEBAC Andiamo, da brave!
PLACIDA Non mi seccate!
PAOLETTO Finiamola, via!
NORINA Uscitemi d'intorno!
TITA Animo, finiamola.
ROSINA Mi avete seccato abbastanza!
Medebac, Paoletto e Tita assediano le tre donne le
quali si allontanano sempre da loro, e finiscono per rientrare nella scena,
seguite da Medebac e Paoletto.
TITA (a Goldoni) Signor Goldoni, per carità
andate voi a persuadere quelle donne: si è mai veduto una cosa simile? Pretendere
di lasciare una commedia a metà! Un bel rispetto pel colto pubblico!
Goldoni si alza ed entra tranquillamente nel palco
scenico.
TITA (ai quattro rimasti) Oh! se il
pubblico potesse vedere tra le scene, quando egli strepita, gli scandali che succedono!
i puntigli, i pettegolezzi! Almeno noi suggeritori, siamo sempre i pacieri,
quelli che accomodano...
MARZIO Eppure l'avevano specialmente con voi.
TITA Con me?
MARZIO Sí, dicevano fra loro che il suggeritore...
TITA Non sa suggerire...
MARZIO Non sa suggerire; che invece di
suggerire...
TITA Bada a sua moglie.
MARZIO Bada a sua moglie, e che è...
TITA Un asino...
MARZIO No, un bue; hanno detto un bue.
GOLDONI (entrando e parlando verso la scena)
Date il fischio del sipario. (Si sente un lungo fischio) Ecco accomodato
ogni cosa. Animo, Tita, va nella tua buca.
TITA Siccome io mi sono accorto di non saper
suggerire; siccome invece di suggerire bado a mia moglie; siccome sono un bue,
cosí (depone il lume e il libro sul tavolo) si provvedano meglio, io non
suggerisco piú.
GOLDONI (prende il lume e il libro e parte
subito per l'uscio della scena dicendo) È forse meglio suggeritore che
poeta!
TITA Cosí potrò badare a mia moglie (entra
nella scena).
MARZIO Bisogna convenire che fra le scene se ne vedono
di graziose. (Affacciandosi all'uscio del proscenio) Vediamo cosa
accade.
GLI ALTRI Sí, vediamo, vediamo.
Si accostano tutti quattro al detto uscio
osservando con curiosità. Si sente il solito fischio acuto per l'alzata della
tela.
DON PEDRO Alzano il sipario.
DON FULGENZIO Quanta gente!
SIGISMONDO Cominciano a recitare.
Si sente zittire.
MARZIO Cominciano a zittire.
Lo zittire cresce come al solito; poi fischi
fragorosi.
MEDEBAC (fra le scene) Giú il sipario! giú
il sipario!
I fischi continuano. Sigismondo, Marzio, don Pedro
e don Fulgenzio si uniscono alla sinistra avanti, e fanno crocchio. Quello che
segue si raccomanda che sia fatto con brio e naturalezza senza mai ombra di
sguaiataggini. Medebac entra reggendo sua moglie semi-svenuta. Tita entra
reggendo Rosina egualmente. Paoletto entra reggendo Norina egualmente. Medebac
pone a sedere Placida poi siede esso pure abbattuto. Tita fa lo stesso.
Paoletto fa lo stesso. I fischi sono cessati.
GOLDONI (entra fremente, e dopo aver osservato
i sei seduti dice) Buffoni! Ecco l'attitudine che vi conviene: lí pallidi,
tremanti, in svenimento! Vi sta bene! Magari il doppio!
I sei comici si alzano e circondano Goldoni con
aria pentita ma senza parlare.
GOLDONI (a Placida) Da brava, fingete
adesso di essere ammalata, fatevi venire uno svenimento immaginario. (A
Rosina) E tu, su via, fa' la civettina e la volubile. (A Norina) E
tu, coraggio, ostinati, impuntati; eppoi tutti insieme, fuori un pettegolezzo;
oppure mangiatevi l'anima con liti e puntigli... (A Paoletto) E tu, va',
corri a giocare a faraone o alla bassetta... Che? non ne avete piú voglia?
MEDEBAC Per carità, Goldoni, non ci perdiamo in
chiacchiere: provvediamo sollecitamente; se non ci aiutate, se non ci
soccorrete voi, noi non sappiamo dove dar la testa.
GOLDONI Datela nelle muraglie.
PLACIDA Per carità, Goldoni!...
NORINA Non ci abbandonate, siamo pentite...
TITA (a Rosina come suggerendo) Non ci
torneremo piú.
ROSINA Non ci torneremo piú...
TITA (a Paoletto come sopra) Faremo
sempre a modo vostro.
PAOLETTO Faremo sempre a modo vostro.
GOLDONI (a Medebac dopo aver esitato un poco)
Animo, dunque; va' a dire ai suonatori che strimpellino, che seghino qualche
cosa intanto.
Medebac via.
GOLDONI (a don Pedro e don Fulgenzio) Sempre
qui? - E ridete? Ride bene chi ride in ultimo: pensate al romanzo Pamela....
- Ora però provvediamo ai casi nostri; (alle donne) poi ricordatemi di
raccontarvi la storiella del romanzo Pamela.
DON PEDRO Signor Goldoni!...
DON FULGENZIO Signor Goldoni!
MEDEBAC (torna abbattuto) Ah! Goldoni; ho
incontrato il mio agente; è disdetto l'affitto di tutti i palchi: non se n'è
salvato uno; e quest'altr'anno avremo il teatro vuoto. Son disperato, son
rovinato! (Siede abbattuto).
GOLDONI (con risolutezza ispirata) A noi
dunque! (A Paoletto) Apri l'uscio del proscenio che senta quando la
suonata è per finire.
Paoletto eseguisce, e si sente in lontano una
suonata antichissima, ma in modo da non disturbare quello che segue.
GOLDONI (si mette risolutamente a sedere al
tavolo, prende un foglio di carta e scrive in fretta mostrando che compone.
Tutti lo circondano con curiosità, i comici da una parte, gli altri dall'altra.
Tosto che ha scritto due versi velocemente passa il foglio a Placida dicendole)
Imparate intanto a memoria questi due versi. (Segue a scrivere come
sopra su un altro foglio).
Placida si tira in disparte e studia.
NORINA (a Rosina) Eh! già; la preferenza
alla signora marchesa!
ROSINA (a Norina) S'intende: noi non siamo
degne.
GOLDONI (scrivendo come sopra)
Ancora pettegolezzi di donne! (Passa un altro foglio a Placida) Imparate
questi altri due. (Segue a scrivere come sopra).
DON PEDRO (piano a Sigismondo e Marzio)
Cosa va mai a saltar fuori?
SIGISMONDO (piano) Qualche cosa di grande!
MARZIO (come sopra) O qualche altra
bestialità!
GOLDONI (passa un altro foglio a Placida)
Imparate.
ROSINA Per quel che vedo noi possiamo andarcene?
NORINA Già qui non ci abbiamo nulla da fare.
GOLDONI (scrivendo) Ah! donne puntigliose!
(Passa un altro foglio a Placida) Imparate. (Scrive ancora).
PLACIDA (sedendo) Oh! dio! Mi vien male!
GOLDONI (scrivendo) Finte malattie! ma non
importa: Rosina, prendi...
PLACIDA (alzandosi) Non c'è bisogno: mi
passa.
MEDEBAC La suonata sta per finire: presto per
carità!...
GOLDONI Che l'illuminazione brucia! (Dà un
altro foglio a Placida, alzandosi) Da brava, anche questi, e siamo
all'ordine. Paoletto, chiudi l'uscio del proscenio, ché m'han seccato
abbastanza.
Paoletto eseguisce, e non si sente piú suonare.
GOLDONI (a Marzio, Sigismondo, don Pedro e don
Fulgenzio) Andate, signori, in platea a vedere se vi basta l'anima di farmi
fischiare ancora: poi tornate che mi farete piacere.
I quattro si guardano, poi partono per l'uscita.
GOLDONI (ai comici) Andate a vestirvi e a
truccarvi per La Vedova scaltra.
MEDEBAC Ma, e L'Erede fortunata?
GOLDONI Non si fa piú: si fa La Vedova
scaltra: andate. (I comici partono, meno Placida).
|