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Paolo Ferrari
Goldoni e le sue sedici commedie nuove

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  • ATTO QUARTO
    • Scena ottava
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Scena ottava

 

Goldoni, indi i personaggi che si vengono indicando.

 

Breve pausa. Goldoni è rimasto seduto con la faccia nascosta nelle mani.

 

MARZIO (entra piano, e non veduto da Goldoni dice ghignando fra sé) Povero riformatore! come mi fa ridere! Non c'è niente di piú comico di un poeta comico che è stato fischiato!... E che fischi! C'era quel don Fulgenzio che rintronava egli solo tutto il teatro. E anche il grave don Pedro la sua chiave alla bocca... Non c'eravamo che Sigismondo ed io che battessimo le mani... Come me la sono goduta!... (Viene avanti) Caro amico.

GOLDONI (si volge) Chi è?... Oh! signor Marzio, me l'aspettava che foste il primo!

MARZIO (con aria di banale conforto e come recitando un formulario) Ma! che volete? vicende della vita! Bisogna farsi superiore, armarsi di coraggio: già infine è tutta una cabala dei vostri nemici. (Goldoni non risponde). Io ve lo posso dire: se aveste visto don Pedro e don Fulgenzio, come si davano da fare per screditar voi e le vostre commedie... In verità, sono due gran male lingue! (Goldoni non risponde). E poi, dimenticando anche la propria dignità, non hanno avuto rossore di fischiare essi stessi con le nobili loro labbra!... Ma eccoli appunto (guardando dall'uscita). Trattateli un po' come meritano!

 

Entrano don Pedro e don Fulgenzio. :

 

MARZIO (accostandosi a don Pedro e piano) Luna piena! gran temporale!

DON PEDRO (andando a Goldoni e ponendoseli dinanzi) Ve lo aveva detto, signor Goldoni, che ci saressimo riveduti! Ho l'onore di annunziarvi che il successo di questa sera lo dovete in buona parte a me.

 

Goldoni prende una posizione un po' piú disinvolta, guardando in faccia or l'uno or l'altro, ma senza parlare.

 

MARZIO (a Goldoni piano) Non ve l'ho detto che ha fischiato anche lui?

DON FULGENZIO Noi non facciamo le cose di nascosto!

MARZIO È vero. Fischiavate che tutti potevano vedervi.

DON PEDRO Io fischiare? questo poi no.

MARZIO Vi ho veduto con una chiave alla bocca, e credevo...

DON PEDRO Che chiave, che chiave: io non avevo chiavi.

MARZIO Scusate, sarà stata una chiave di ciambellano, ma era una chiave.

 

Entra Sigismondo.

 

SIGISMONDO (a Goldoni) Gran bella commedia, caro Goldoni, gran bella commedia! Lasciate pure che fischino, ma la commedia è bella, ve lo dico io. (Goldoni sorride amaramente crollando il capo). Credete forse che lo dica per adularvi? Dimandate a questi signori se ho mai fatto altro che battere le mani. E bisogna che renda giustizia all'amico Marzio; in questa occasione si è portato molto bene: ha sempre cercato anche lui di sostenervi, applaudendo sempre come me.

DON PEDRO (ridendo) , e provocando fischi maggiori.

SIGISMONDO Oh! io protesto che l'ho fatto innocentemente.

MARZIO (comicamente) Oh! anch'io innocentissimamente.

 

I due spagnuoli si pongono sulla destra, Marzio e Sigismondo sulla sinistra del palco scenico, lasciando libero tutto il centro del medesimo. Entrano Placida, Norina e Rosina seguite da Medebac e da Paoletto. Goldoni osserva tranquillamente.

 

PLACIDA (a Medebac e Paoletto) Vi dico che io in palco scenico a farmi fischiare non ci torno piú.

NORINA E neppur io.

ROSINA E neppur io.

MEDEBAC Ma che sciocchezze sono queste?

PAOLETTO E gli altri due atti della commedia?

PLACIDA Li faccia chi vuole.

ROSINA Li faccia chi vuole.

NORINA Li faccia chi vuole.

MEDEBAC Ma e il pubblico che aspetta... L'olio che brucia...

PAOLETTO Cosa volete che diciamo al pubblico?

PLACIDA Salutatelo da parte nostra.

MEDEBAC Ma Placida, Placida; vi ho pure pagato un abito.

PLACIDA E poi con quel bue di quel suggeritore...

NORINA Che invece di suggerire bada alla moglie...

ROSINA Per me non recito piú davvero, se suggerisce quella bestia di mio marito!

 

Entra Tita con un lume in una mano e un manuscritto nell'altra. Marzio, Sigismondo, don Pedro e don Fulgenzio dai loro posti osservano ridendo.

 

TITA In scena, per carità, in scena. Il pubblico strepita, ha fretta che si continui; mi pare che non ci sia bisogno d'indisporlo di piú.

MEDEBAC Andiamo, da brave!

PLACIDA Non mi seccate!

PAOLETTO Finiamola, via!

NORINA Uscitemi d'intorno!

TITA Animo, finiamola.

ROSINA Mi avete seccato abbastanza!

 

Medebac, Paoletto e Tita assediano le tre donne le quali si allontanano sempre da loro, e finiscono per rientrare nella scena, seguite da Medebac e Paoletto.

 

TITA (a Goldoni) Signor Goldoni, per carità andate voi a persuadere quelle donne: si è mai veduto una cosa simile? Pretendere di lasciare una commedia a metà! Un bel rispetto pel colto pubblico!

 

Goldoni si alza ed entra tranquillamente nel palco scenico.

 

TITA (ai quattro rimasti) Oh! se il pubblico potesse vedere tra le scene, quando egli strepita, gli scandali che succedono! i puntigli, i pettegolezzi! Almeno noi suggeritori, siamo sempre i pacieri, quelli che accomodano...

MARZIO Eppure l'avevano specialmente con voi.

TITA Con me?

MARZIO , dicevano fra loro che il suggeritore...

TITA Non sa suggerire...

MARZIO Non sa suggerire; che invece di suggerire...

TITA Bada a sua moglie.

MARZIO Bada a sua moglie, e che è...

TITA Un asino...

MARZIO No, un bue; hanno detto un bue.

GOLDONI (entrando e parlando verso la scena) Date il fischio del sipario. (Si sente un lungo fischio) Ecco accomodato ogni cosa. Animo, Tita, va nella tua buca.

TITA Siccome io mi sono accorto di non saper suggerire; siccome invece di suggerire bado a mia moglie; siccome sono un bue, cosí (depone il lume e il libro sul tavolo) si provvedano meglio, io non suggerisco piú.

GOLDONI (prende il lume e il libro e parte subito per l'uscio della scena dicendo) È forse meglio suggeritore che poeta!

TITA Cosí potrò badare a mia moglie (entra nella scena).

MARZIO Bisogna convenire che fra le scene se ne vedono di graziose. (Affacciandosi all'uscio del proscenio) Vediamo cosa accade.

GLI ALTRI , vediamo, vediamo.

 

Si accostano tutti quattro al detto uscio osservando con curiosità. Si sente il solito fischio acuto per l'alzata della tela.

 

DON PEDRO Alzano il sipario.

DON FULGENZIO Quanta gente!

SIGISMONDO Cominciano a recitare.

 

Si sente zittire.

 

MARZIO Cominciano a zittire.

 

Lo zittire cresce come al solito; poi fischi fragorosi.

 

MEDEBAC (fra le scene) Giú il sipario! giú il sipario!

 

I fischi continuano. Sigismondo, Marzio, don Pedro e don Fulgenzio si uniscono alla sinistra avanti, e fanno crocchio. Quello che segue si raccomanda che sia fatto con brio e naturalezza senza mai ombra di sguaiataggini. Medebac entra reggendo sua moglie semi-svenuta. Tita entra reggendo Rosina egualmente. Paoletto entra reggendo Norina egualmente. Medebac pone a sedere Placida poi siede esso pure abbattuto. Tita fa lo stesso. Paoletto fa lo stesso. I fischi sono cessati.

 

GOLDONI (entra fremente, e dopo aver osservato i sei seduti dice) Buffoni! Ecco l'attitudine che vi conviene: pallidi, tremanti, in svenimento! Vi sta bene! Magari il doppio!

 

I sei comici si alzano e circondano Goldoni con aria pentita ma senza parlare.

 

GOLDONI (a Placida) Da brava, fingete adesso di essere ammalata, fatevi venire uno svenimento immaginario. (A Rosina) E tu, su via, fa' la civettina e la volubile. (A Norina) E tu, coraggio, ostinati, impuntati; eppoi tutti insieme, fuori un pettegolezzo; oppure mangiatevi l'anima con liti e puntigli... (A Paoletto) E tu, va', corri a giocare a faraone o alla bassetta... Che? non ne avete piú voglia?

MEDEBAC Per carità, Goldoni, non ci perdiamo in chiacchiere: provvediamo sollecitamente; se non ci aiutate, se non ci soccorrete voi, noi non sappiamo dove dar la testa.

GOLDONI Datela nelle muraglie.

PLACIDA Per carità, Goldoni!...

NORINA Non ci abbandonate, siamo pentite...

TITA (a Rosina come suggerendo) Non ci torneremo piú.

ROSINA Non ci torneremo piú...

TITA (a Paoletto come sopra) Faremo sempre a modo vostro.

PAOLETTO Faremo sempre a modo vostro.

GOLDONI (a Medebac dopo aver esitato un poco) Animo, dunque; va' a dire ai suonatori che strimpellino, che seghino qualche cosa intanto.

 

Medebac via.

 

GOLDONI (a don Pedro e don Fulgenzio) Sempre qui? - E ridete? Ride bene chi ride in ultimo: pensate al romanzo Pamela.... - Ora però provvediamo ai casi nostri; (alle donne) poi ricordatemi di raccontarvi la storiella del romanzo Pamela.

DON PEDRO Signor Goldoni!...

DON FULGENZIO Signor Goldoni!

MEDEBAC (torna abbattuto) Ah! Goldoni; ho incontrato il mio agente; è disdetto l'affitto di tutti i palchi: non se n'è salvato uno; e quest'altr'anno avremo il teatro vuoto. Son disperato, son rovinato! (Siede abbattuto).

GOLDONI (con risolutezza ispirata) A noi dunque! (A Paoletto) Apri l'uscio del proscenio che senta quando la suonata è per finire.

 

Paoletto eseguisce, e si sente in lontano una suonata antichissima, ma in modo da non disturbare quello che segue.

 

GOLDONI (si mette risolutamente a sedere al tavolo, prende un foglio di carta e scrive in fretta mostrando che compone. Tutti lo circondano con curiosità, i comici da una parte, gli altri dall'altra. Tosto che ha scritto due versi velocemente passa il foglio a Placida dicendole) Imparate intanto a memoria questi due versi. (Segue a scrivere come sopra su un altro foglio).

 

Placida si tira in disparte e studia.

 

NORINA (a Rosina) Eh! già; la preferenza alla signora marchesa!

ROSINA (a Norina) S'intende: noi non siamo degne.

GOLDONI (scrivendo come sopra) Ancora pettegolezzi di donne! (Passa un altro foglio a Placida) Imparate questi altri due. (Segue a scrivere come sopra).

DON PEDRO (piano a Sigismondo e Marzio) Cosa va mai a saltar fuori?

SIGISMONDO (piano) Qualche cosa di grande!

MARZIO (come sopra) O qualche altra bestialità!

GOLDONI (passa un altro foglio a Placida) Imparate.

ROSINA Per quel che vedo noi possiamo andarcene?

NORINA Già qui non ci abbiamo nulla da fare.

GOLDONI (scrivendo) Ah! donne puntigliose! (Passa un altro foglio a Placida) Imparate. (Scrive ancora).

PLACIDA (sedendo) Oh! dio! Mi vien male!

GOLDONI (scrivendo) Finte malattie! ma non importa: Rosina, prendi...

PLACIDA (alzandosi) Non c'è bisogno: mi passa.

MEDEBAC La suonata sta per finire: presto per carità!...

GOLDONI Che l'illuminazione brucia! ( un altro foglio a Placida, alzandosi) Da brava, anche questi, e siamo all'ordine. Paoletto, chiudi l'uscio del proscenio, ché m'han seccato abbastanza.

 

Paoletto eseguisce, e non si sente piú suonare.

 

GOLDONI (a Marzio, Sigismondo, don Pedro e don Fulgenzio) Andate, signori, in platea a vedere se vi basta l'anima di farmi fischiare ancora: poi tornate che mi farete piacere.

 

I quattro si guardano, poi partono per l'uscita.

 

GOLDONI (ai comici) Andate a vestirvi e a truccarvi per La Vedova scaltra.

MEDEBAC Ma, e L'Erede fortunata?

GOLDONI Non si fa piú: si fa La Vedova scaltra: andate. (I comici partono, meno Placida).

 

 

 




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