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Paolo Ferrari
Goldoni e le sue sedici commedie nuove

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  • ATTO PRIMO
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Scena settima

 

Marzio, Sigismondo e detti.

 

SIGISMONDO (entrando con enfasi) Alle stelle, alle stelle, alle stelle!

MARZIO (entrando con sorriso) O poco piú giú.

SIGISMONDO Un vero trionfo, un vero fanatismo; battimani, fazzoletti dai palchi, grida, urli...

MARZIO Fischi.

SIGISMONDO Uno o due... gente pagata, figuratevi, gente pagata... Insomma un trionfo, vi dico, un fanatismo, badate a me.

MARZIO Non c'è pericolo che vi aduli.

NICOLETTA (un po' vivacemente) Ma insomma, signori, con questo vostro fare non so che cosa credere, non so che pensare...

DON PEDRO (sorridendo) Aggiungete all'uno...

DON FULGENZIO (sorridendo) Togliete all'altro...

NICOLETTA (a Sigismondo) Orsú, ditemi voi, schiettamente... ma no. (A Marzio) Voi, voi che siete il piú...

MARZIO Maldicente?...

NICOLETTA Ditemi voi com'è andata.

MARZIO (seriamente) Sinceramente, signora Nicoletta, in questa circostanza non saprei né di che, né di chi potessi dir male: sono condannato a dir bene per forza. La Vedova scaltra del signor Goldoni è una produzione di tal bellezza che si sospetterebbe rubata a Molière. Il fanatismo che ha prodotto è stato immenso, e sarebbe stato maggiore se il pubblico veneziano fosse meno imbecille di quello che è; se la compagnia Medebac impiegasse a studiare tutto il tempo che perde in gelosie di donne, in pettegolezzi di convenienze, in ragazzate d'ogni genere; e se infine il signor Goldoni consacrasse alle boriose signore veneziane, e ai nostri patrizi... influenti, la corte e le premure che prodiga alla prima donna, alla prima servetta, alla amorosa e che so io, con molto poco suo decoro, la qual cosa, sia detto per incidenza, ci vuole proprio una moglie al di di buona come siete voi, per sopportarla.

NICOLETTA (agli altri) Del resto poi il signor Marzio non saprebbe né di che né di chi potesse dir male.

MARZIO Non ho detto questo per dir male...

SIGISMONDO L'amico Marzio ama vestire le sue parole di qualche frizzo brillante e innocente: ma la conclusione si è, come avevo l'onore di dirvi, che è stato un vero trionfo... Figuratevi: Scipione reduce dall'Africa... Cesare di ritorno dalle Gallie... Non lo dico per adularvi.

MARZIO C'è poi il carattere di uno spagnuolo che è una maraviglia: alcuno anzi ha preteso trovare una somiglianza... (guarda don Pedro).

SIGISMONDO (piano a Nicoletta) Con don Pedro!

 

Nicoletta sorride.

 

DON PEDRO (fra sé) Non crederei mai d'esser io!

DON FULGENZIO (fra sé) Avrebbe a essere il signor padre!

MARZIO (a Nicoletta) Siete contenta? Il risolino della compiacenza vi spunta sulle labbra.

SIGISMONDO E vi fa ancora piú bella se è possibile.

NICOLETTA Confesso che attacco un po' d'importanza e di vanaglorietta ad essere moglie...

MARZIO Di Scipione e di Cesare eh?

DON PEDRO (piano a Nicoletta) Oh! foss'io quel Scipione!

DON FULGENZIO (piano) Vorrei essere quel Cesare!

 

Nicoletta sorride.

 

MARZIO (a Sigismondo) Il signor don Pedro, secondo me, fa la corte a madama Goldoni.

SIGISMONDO (a Marzio) Vorrebbe dire il signor don Fulgenzio.

MARZIO (piano come sopra) Benissimo! Padre e figlio: tutti due!

NICOLETTA Oh! sento la voce di mio marito!... Eccolo, eccolo! (Gli va incontro).

MARZIO (agli altri) Adesso, scena patetica.

 

 

 




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