Scena
terza
Rosina,
Marzio servendola, e detti.
ROSINA (siede con Marzio al tavolino di mezzo)
Quello che mi contate mi fa davvero maraviglia. Ah! ah! la castissima signora
Goldoni! con tutta la sua gran virtú ha poi anche lei i suoi bravi intrigucci!
MARZIO Cosí è: padre e figlio; tutti due, e tutti
due bene accolti, ben trattati, eccetera, eccetera!
DON PEDRO (piano a don Fulgenzio) Ecco
quella mala lingua del signor Marzio!
DON FULGENZIO (piano) E seco una bella
donnetta!
MARZIO (vedendo i due e piano a Rosina) Oh!
zitto; guardate, guardate, ma con garbo: vedete là quei due che leggono la
gazzetta? (accenna verso don Pedro e don Fulgenzio).
ROSINA (piano) Li vedo.
MARZIO (come sopra) Non leggono mica,
vedete; fanno finta di leggere: ebbene, quei due là sono il padre e il figlio
in questione.
ROSINA (piano) Uh! quelle due figure là?
MARZIO (come sopra) Due caricature delle
piú ridicole: figuratevi che lo spagnuolo della Vedova scaltra Goldoni
lo ha fatto copiando il padre... Non sapendo come vendicarsi... capite bene!
DON PEDRO (piano a don Fulgenzio) Pare che
il signor Marzio ci guardi e parli di noi!
DON FULGENZIO (come sopra a don Pedro)
Quella linguaccia là, non c'è niente di piú facile.
ROSINA (a Marzio come sopra) Non
capisco però che suco ci trovi la signora Goldoni con certe figure. Pel giovine
anche, passi; ma il vecchio?...
MARZIO (come sopra) Cara Rosina, il giovine
è giovine, il vecchio è ricco!... Un po' di nobilume in casa d'altronde non fa
male; quindi sieno ridicoli fin che si vuole, che importa? non ci si guarda
tanto per il minuto; ci vuol altro! Padre e figlio, tutti due, e avanti!... (Alzandosi
e andando a don Pedro e don Fulgenzio) Oh! signor don Pedro, signor don
Fulgenzio, miei padroni! Perdonino se non li ho riveriti prima: erano cosí
intenti alla loro lettura che non li avevo ravvisati.
DON PEDRO (facendo l'indiano) Eh! chi vedo!
il signor Marzio! non vi avevo veduto.
DON FULGENZIO (come sopra) Leggevamo la
gazzetta...
MARZIO Non lo dicevo? leggevate la gazzetta!...
DON PEDRO (piano) Chi è quella donnina che
è vosco?
DON FULGENZIO (come sopra) Una bella
donnina!
MARZIO (come sopra ghignando) È la
prima servetta della compagnia Medebac che conduco qualche volta a prendere il
caffè...
DON PEDRO (piano) Veramente una servetta di
teatro non è una relazione molto decorosa.
MARZIO (come sopra) Che volete? in Spagna
ci si bada; ma a Venezia siamo governati con democrazia... in articolo donne
soltanto vedete, ché nel resto!... Insomma io mi diverto un mezzo mondo con
questa plebaglia!...
DON PEDRO (come sopra) Eh! capisco!
DON FULGENZIO (come sopra) Questa volta
capisco anch'io!
MARZIO (come sopra) Volete che vi presenti?
DON PEDRO (come sempre) Uh! vi pare!
DON FULGENZIO (come sopra) Godetevela pure
voi solo!
MARZIO (ridendo e come sopra) Oh!
non pensiate male ve': è un'amicizia innocentissima e disinteressata!... (Si
volge e forte) Bottega! servite alla signora quello che comanda: pago io. (A
Rosina) Vengo subito sai! (Si avvicina e le dice piano) Mi godo un
poco con questi due imbecilli e sono con te! (Torna ai due e dice loro piano)
Mi costa un occhio della testa però questa amicizia innocentissima: non farebbe
che mangiar paste (seguono a parlare fra loro piano).
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