Scena
quarta
Norina,
Paoletto, e detti.
ROSINA (vedendo entrar Norina) Norina,
Norina, vieni qua.
NORINA Oh! sei qua Rosina? Io ti ritrovo alfine!
ROSINA Addio Paoletto: com'è andata? si è vinto o
si è perduto?
Norina e Paoletto prendono posto con Rosina.
PAOLETTO Eh! ho perduto! Non ho potuto, causa
vostra, giocare ieri sera, e io se non gioco quando mi sento, perdo sicuro!
ROSINA (a Norina) E a te è passata la luna?
NORINA Oh! diamine: io non conservo la bile: l'ira
è in me un breve fuoco. Dico l'animo mio senza complimenti, eppoi pari e
pagati, buona notte, amici come prima.
PAOLETTO Oh! è vero: la mia Norina è buona; già ti
voglio sposar presto.
NORINA Basta che tu smetta di giocare!
ROSINA Smetterà, smetterà. - Oh! sai? ho da
contartene una bella! Aspetta. (Forte) Bottega! (Il garzone si
presenta sulla porta del caffè) Caffè, e paste per tre.
NORINA Sei matta? troppe larghezze.
ROSINA (piano) Non pago già io, paga il
signor buona lingua...
NORINA (come sopra) E chi è il signor buona
lingua?
MARZIO (forte dal suo posto al garzone che
porta l'ordinato) Ehi! Bottega, pago io tutto. (Piano a don Pedro e don
Fulgenzio) Con queste amicizie innocentissime non bisogna conoscer lesina.
ROSINA (piano) Hai capito chi è il signor
buona lingua?
PAOLETTO (come sopra) Cospetto! affari in
grande.
ROSINA (come sopra) Sí, per queste miserie
di caffè non si tira indietro, ma del resto lesina sopraffina!
NORINA (come sopra) Tu poi sei un tomo
curioso: ora fai la graziosa a Goldoni, ora al signor buona lingua; quasi sarei
gelosa per Paoletto! E come l'intende Tita?
ROSINA (come sopra) Ma che ti credi? mi
piace ridere e scherzare; sono volubilotta, se vuoi, ma poi ti giuro, neanche
l'ombra del male! (seguono a parlare fra loro con interesse).
DON PEDRO (come sopra a Marzio)
Sapreste conoscere chi sia quella maschera che è col signor Sigismondo?
MARZIO (come sopra) Non saprei: ma già, a dirvela,
quel Sigismondo da un po' in qua se la tratta in un modo, e bazzica con certe
figure cosí sospette, che mi comincia a puzzare un tantino di Tribunal
Supremo!... Basta! voglio vedere un poco: lasciatemi provare. (Si alza e va
pian piano con simulazione verso Zigo e Sigismondo passando adagio e
dondolandosi dietro il tavolino ove sono Rosina, Norina e Paoletto).
NORINA (piano) Oh! cosa mi conti! La
Goldoni?...
ROSINA (come sopra) La Goldoni...
PAOLETTO (come sopra) La Lucrezia romana?
la signora Goldoni!...
MARZIO (che in questo si trova passar presso i
tre e come sopra) Sissignori: la Goldoni; padre e figlio: e sono quelle due
belle figure là (indicando don Pedro e don Fulgenzio e segue verso Zigo).
ROSINA (come sopra) E Goldoni per
vendicarsi ha messo il vecchio in commedia: lo spagnuolo della Vedova
scaltra, sapete?...
Norina e Paoletto guardano don Pedro e don
Fulgenzio ridendo di nascosto.
DON PEDRO (a don Fulgenzio piano)
Pare che ridano di noi!
MARZIO (giunto presso Zigo e Sigismondo forte)
Signor Sigismondo, signora maschera!
SIGISMONDO Oh! caro amico, che fortuna, che
piacere d'incontrarvi!
ZIGO Servo suo.
MARZIO Signora maschera, senz'essere indiscreto,
si potrebbe cercare di conoscervi?
ZIGO Desidero di non essere conosciuto.
MARZIO (si piega fra i due e dice piano)
In tal caso vi dirò francamente che a me non importa nulla di conoscervi; ma
che ci sono là due curiosi che sembrano avere o volontà o commissione di sapere
chi siete. Quindi regolatevi, e non cavate loro questa voglia. (Si allontana
e torna presso don Pedro e don Fulgenzio e dice loro piano) Uhm!
Uhm! roba di contrabbando!... (Va al tavolo delle donne, siede e dice forte)
Ora eccomi qua a far due ciarle; ma con patto che non si dica male del
prossimo! (Seguono a parlar piano).
|