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Paolo Ferrari
Goldoni e le sue sedici commedie nuove

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  • ATTO TERZO
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Scena terza

 

Norina, Paoletto, e detti.

 

MEDEBAC Andiamo, andiamo ragazzi!

NORINA Si consumano forse i lumi?

MEDEBAC (scherzoso) Eh! su matterella! Ti sembra scuro perché vieni di fuori. (A Paoletto) E quegli altri dove sono?

PAOLETTO Sono alla porta, vengono a momenti.

MEDEBAC E tu perché tardar tanto? Sarai stato alla bisca; a giocare, a perdere... ah!... - Fammi il piacere: va' a pregare quegli altri di venir subito qua: io intanto vo a provvedere per i lumi. - (Alle donne) Torniamo subito... (A Placida piano) Mi raccomando, cordialità sapete!... (A Norina come sopra) Sii buonina, sai, tratta come si conviene! (Parte con Paoletto).

NORINA (con caricata urbanità sedendo nel terzo posto) Con permesso della signora!

 

In tutta questa scena il dialogo sia vivace e spedito.

 

PLACIDA (con caricata cordialità) Oh! ma che dite mai, mia cara Norina: sedete, senza complimenti.

NORINA (come sopra) Siccome ci hanno fatto la predica perché trattassimo con madama come si conviene, per questo mi sono messa in tasca uno scatolino di cerimonie, che la signora non potrà lamentarsi.

PLACIDA (come sopra) Siccome mi hanno pagato un abito perché vi tratti con cordialità, per questo vedrete che non mancherò mai di dire, mia cara Norina!

TITA (fra sé) Altra scena, altra scena!

NORINA (con la stessa caricatura) Spero che la vostra cortesia ci perdonerà d'avervi fatto aspettare, ma proprio, ve lo dico come si conviene, ci eravamo dimenticati di voi!

PLACIDA (col tono come sopra) Non occorre che vi scusiate, mia cara Norina; ho aspettato perché mi è parso d'aspettare; del resto, ve lo dico con cordialità, non avrei avuto soggezione d'andarmene!

NORINA Come va la salute?

PLACIDA Obbligatissima, bene.

NORINA La cena di ieri sera non vi ha irritato i nervi?

PLACIDA Niente affatto, mia cara: e a voi ha prodotto indigestione?

NORINA A me?

PLACIDA Oh! scusate, scusate; m'ero dimenticata che voi non c'eravate.

TITA (fra sé) Oh! come me la godo!

NORINA Avete visto Goldoni?

PLACIDA Non mi ricordo bene.

NORINA Sapete la novità?

PLACIDA (curiosa) Novità? che novità? (Si alza e passa a sedere nella seconda seggiola presso Norina).

NORINA Se avete visto Goldoni la saprete.

PLACIDA Non l'ho visto, non so nulla.

NORINA Poveretto; è stato da me a sfogarsi. (Fra sé) Voglio farla arrabbiare.

PLACIDA (gelosa) Ah! è stato da voi? a sfogarsi? e di che?

NORINA (fra sé) Ci ha rabbia! (Forte) È in collera con sua moglie.

PLACIDA E perché?

NORINA Ve lo dirò: ma, per carità, non ne fate uso: è una confidenza che Goldoni mi ha fatto, cosí nell'intimità dell'amicizia... capite bene...

TITA (fra sé e venendo un po' fuori della sua buca) Oh! che pelle fina!

PLACIDA (battendo un piede) Ah, ah! va bene: non nulla, ve lo assicuro; rispetterò le confidenze d'amicizia! (Torna con dispetto nella sua seggiola).

NORINA Non dite nulla neppure con lui!

PLACIDA Neppure con lui.

NORINA Parola?

PLACIDA Parola! (Fra sé) Appena lo vedo mi sentirà.

NORINA Ecco di che si tratta. Va per casa Goldoni un certo don Pedro con certo don Fulgenzio suo figlio, oriundi spagnuoli, due figure da sconciare una donna incinta, ma molto ricchi. Lo credereste? Goldoni si è accorto che questi due signori fanno la corte a sua moglie, e che, pare impossibile, che sua moglie, pare... pare... insomma pare che ci dia retta.

PLACIDA A tutti due?

NORINA Pare...

PLACIDA Padre e figlio?

NORINA Pare, pare.

PLACIDA Oh! sarà cosí senza dubbio. Ma brava la signora Goldoni, la severa, la ritrosa signora Goldoni!

NORINA Già, se volete, non le neanche torto: è un pane reso; la Goldoni non potrà ignorare che suo marito non le è fedelissimo... e, sapete bene:

“Se Tirsi è infido a Nice,

Ragion d'essergli infida ha l'infelice!”

PLACIDA (offesa credendo che parli di lei) Che vorreste voi dire?

NORINA , che ha qualche altro genietto...

PLACIDA (come sopra) Come parlate? Per chi?...

NORINA Oh! che serve? tutti sanno la preferenza ch'egli accorda (fa un gesto verso Placida poi accennando se stessa dice) a me!

PLACIDA (prima offesa, poi piccata) A voi?

NORINA Tutti lo sanno.

PLACIDA Tutti! non credo tutti.

NORINA Meno forse qualcuno che non vorrebbe per invidia. (Fra sé) La bile la divora.

PLACIDA (fra sé) Sfacciata! lo fa per farmi arrabbiare.

TITA (fra sé) Oh! come me la godo, come me la godo!

PLACIDA E... ditemi: come intende poi questa faccenda Paoletto, il vostro amante, il vostro futuro?

NORINA Oh! bella; che colpa ci ho io se Goldoni è innamorato di me?

PLACIDA (con dispetto dissimulato) Ah! innamorato di voi!... Eh! già, capisco: Paoletto si darà pace e vi renderà la pariglia.

NORINA Come v'intendete?

PLACIDA Ch'egli cercherà qualche altro genietto altrove.

NORINA Poveretto lui!... (Con premura passa nella seconda seggiola presso Placida) Ma che, sapreste qualche cosa?

PLACIDA (ironica) Oh! io non so niente.

TITA (fra sé) Come me la godo, come me la godo!

NORINA Capisco anzi che sapete molto, e vi prego a dirmi tutto.

PLACIDA Ma che volete? mi fa specie che non ve ne siate accorta anche voi: è un affare che tutti sanno...

NORINA Vi giuro che non so nulla! Di chi intendete parlare?

TITA (fra sé) Che scena, che scena!

PLACIDA Cosa serve? della moglie del suggeritore, di Rosina.

TITA (fra sé e ricadendo a sedere) Oh! dio! che sento!

NORINA (con ira) Ah! briccone di un Paoletto! Giocatore e poi anche infedele?... E quella sfacciata di Rosina...

PLACIDA Non avete mai osservato quando recitano delle scene amorose fra loro con che anima, con che entusiasmo si dicono: Ti amo, ti adoro?

NORINA (come sopra) Ah! scellerati!

TITA (fra sé) Ed io suggerisco!

NORINA E considero quel mammalucco del suggeritore non essersi mai accorto di nulla!

TITA (fra sé) Linguaccia da tanaglie!

PLACIDA Potrebbe essersene accorto e tacere per prudenza...

TITA (fra sé) Di bene in meglio!

NORINA Ma quando vengono mi sentiranno (torna al suo posto).

PLACIDA (fra sé) Mangia l'aglio anche tu! Col signor Goldoni poi la discorreremo.

TITA (fra sé) E adesso si accorgeranno che ero qui, che ho sentito... allora queste pettegole rideranno e faranno ridere gli altri alle mie spalle... Ah! povero me: ecco Medebac coi lumi!... Fingerò di dormire, eppoi fingerò di svegliarmi... (si appoggia fingendo di dormire).

 

 

 




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