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Paolo Ferrari
Goldoni e le sue sedici commedie nuove

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  • ATTO TERZO
    • Scena quinta
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Scena quinta

 

Goldoni e detti.

 

GOLDONI Buona sera amici miei; scusate se vi ho fatto un poco aspettare; aspetto io tante volte! (Fra sé osservando i comici che non si muovono) Oh! poveretti, come sono mortificati! Già in fondo poi sono buoni, e mi vogliono un gran bene. (A Medebac) Medebac, una parola.

MEDEBAC Sono qua da voi.

GOLDONI (piano) Vi sono passate le fissazioni e i sospetti?

MEDEBAC (come sopra) Non parliamone piú. Grazie al cielo, e alle mie cure, oggi pare che tutti i mali umori siano tenuti giú dal dispiacere della scena di stamani. Mia moglie si è pacificata meco... cioè, io mi sono pacificato con lei... Spero che cercheranno di riparare ai loro torti mostrando zelo e buona voglia, dunque battiamo il ferro fin che è caldo, e facciamo questa prova.

GOLDONI (come sopra) , avete ragione. (Forte a tutti) Amici miei, giacché oggi, a quel che vedo, siete disposti meglio forse che un altro giorno a sentire i miei consigli, lasciate che profitti dell'occasione per dirvi due parole.

PLACIDA (con rapidità fra sé senza muoversi) Te le darò io le due parole!

NORINA (come sopra) Ho proprio voglia delle sue chiacchiere!

ROSINA (come sopra) Che cos'ha mai mio marito?

PAOLETTO (con rapidità fra sé senza muoversi) Che diavolo mai ha Norina?

TITA (come sopra) Muoio di voglia di schiaffeggiare mia moglie!

GOLDONI Osservo con piacere che mi porgete molta attenzione e ve ne ringrazio. Finora le cose nostre sono andate molto prosperamente: la riforma del teatro italiano è già bene inoltrata, e se abbiamo seminato con fatica e stento, abbiamo anche raccolto messe abbondante di rinomanza e di gloria.

MEDEBAC È vero: fino ottocentoquarantatre biglietti in una sera.

GOLDONI Cosí il teatro comico di Medebac ha ormai un diritto sicuro alla ricordanza dei posteri.

MEDEBAC Vi dico: fino venti lire una chiave di palco.

GOLDONI Ma questo teatro comico, amici miei, da qualche giorno ha preso una piega assai poco soddisfacente; e tra per i disappunti accidentali, tra per quelli che dipendono dalla volontà nostra, il fatto è che sembra essere cominciata per noi un'epoca di decadenza. Vi vedo troppo mortificati dalla scena di stamani per rimproverarvi i torti che avete verso di me, o per descrivervi quanto male abbia fatto al mio cuore il vedere i miei amici, i miei compagni di gloria e sventura, i miei fratelli nell'arte, rivoltarsi contro di me come contro il loro maggior nemico. Bensí vi farò riflettere, che i puntigli (a Rosina), i pettegolezzi (a Norina), le finte malattie (a Placida), le sciocche gelosie (a Medebac) rubano il tempo che dovrebbe impiegarsi a studiare, tolgono agli attori la buona voglia nelle recite, e al povero poeta fanno andar l'estro sotto le calcagna. - Quindi poi applausi meno spontanei.

MEDEBAC Meno biglietti in cassetta...

GOLDONI Raffreddamento nel pubblico verso il nuovo stile...

MEDEBAC Si parla di disdire l'affitto di qualche palco...

GOLDONI E intanto si consuma inutilmente tempo, fatica, studio, genio...

MEDEBAC E olio!

GOLDONI Senza profitto, senza gloria di sorta per la cara arte nostra. Aggiungete a ciò che ora pare che stiamo per perdere il nostro Pantalone Darbes... dev'essere un intrigo de' nostri nemici; aggiungete la guerra che ci è fatta con le satire, con le parodie, con le fiabe del teatro San Samuele, cose tutte che non possono a meno di pregiudicarci; poi ditemi voi stessi se non vi pare che sia tempo di mettere giudizio, e di stringervi con fiducia e amore intorno a me, che, non lo dico per adularmi, mi pare di mettermi in bocconi per voi. - Da bravi dunque, all'opera con alacrità e buona voglia. Si prova qualche scena dell'Erede fortunata; ricordatevi che è una commedia che ha tutto il diritto di essere fischiata: l'ho data contro mia voglia perché non si dia Le putte da castello; e se non la sostenete voi altri con la vostra abilità, vi garantisco che si fa un fiasco grande come il Buccintoro - Amici miei, se qualcuno di voi sente di avere qualche piccolo torto con me, non chiedo altra riparazione che un granellino di piú di buona volontà. (Piano a Medebac) Spero di aver toccato il cuore a tutti, e che la predica farà effetto.

MEDEBAC (piano) Speriamo pure!

GOLDONI Siccome non c'è né il Pantalone, né l'Arlecchino, né il Dottore, cominceremo dalla sortita della prima donna. Signori, ai loro posti (tutti serbano la loro rispettiva posizione). Signori, dico! (come sopra egli si volge a Medebac) Medebac!

MEDEBAC Eh!?

GOLDONI Sono molto soddisfatto del frutto della mia predica! - (A Tita) Andiamo: Scena decima, Ottavio e Rosaura. - (A Paoletto) Ottavio, a posto. - (A Placida) Rosaura, favorite.

PLACIDA (senza muoversi) Rosaura non recita.

GOLDONI Scherzate!...

PLACIDA Ho giusto voglia di scherzare!

GOLDONI E perché non recitate?

PLACIDA Non ve l'ho detto? perché non recito; parlo turco? Perché non ne ho voglia, perché ho i miei stiramenti nervosi, le mie irritazioni... non vedete come tremo? - Paoletto, fatemi la finezza di farmi dare un bicchier d'acqua; ma fate presto.

PAOLETTO Subito (via, poi torna).

PLACIDA Non ne posso piú! (Si agita un poco sulla seggiola).

GOLDONI (come fra sé) Sono molto soddisfatto del frutto della mia predica! (A Placida) Ma calmatevi, non è nulla; su, da brava, coraggio!... Pensate che si tratta d'una commedia mia e nuova!...

MEDEBAC Pensate che vi ho pagato un abito.

PLACIDA E che importa a me dell'abito e della commedia!... Oh! dio! quest'acqua per carità!

GOLDONI (a Medebac) Presto quest'acqua!;

MEDEBAC (verso le scene) Presto quest'acqua!

VOCE TRA LE SCENE Paoletto, presto quest'acqua!

PAOLETTO (di dentro e lontano) Vengo!

GOLDONI (a Medebac piano) Ma che diavolo ha?

MEDEBAC (a Goldoni come sopra) Lo sapete voi? cosí lo so io.

PAOLETTO (entra con l'acqua) Ecco l'acqua!

MEDEBAC (prende il bicchiere) Ecco l'acqua!

GOLDONI (prende il bicchiere e lo presenta a Placida) Ecco l'acqua: su bevete un poco...

PLACIDA (respinge il bicchiere) Uscitemi d'intorno!... (a Goldoni) Voi, voi soprattutto!... Oh! dio! chi mi soccorre!... (sviene. Medebac la sostiene).

GOLDONI (gli consegna il bicchiere e si allontana) Ho capito! (In questo mezzo Rosina si è avvicinata alla buca del suggeritore, e si è accoccolata a parlare con Tita vivacemente. Paoletto e Norina sono da un'altra parte parlando essi pure con calore). (Avvicinandosi a Rosina) Rosina!

ROSINA (senza volgersi) Ora non tocca a me, lasciatemi stare... (A Tita) Vi dico dunque... (segue a parlar piano con lui).

GOLDONI Sono sempre piú soddisfatto del frutto della mia predica! (A Rosina) Ma non vedi che la Medebac si sente male? Farai la parte sua, ma non farti aspettare.

ROSINA (si alza subito) Quand'è cosí, son qua: non foss'altro che per far dispetto a quella superba.

TITA (fra sé) Il diavolo ci mette la coda: con lo svenimento di quella , ecco mia moglie a fare una scena amorosa con Paoletto... Ed io suggerire!

GOLDONI Paoletto, a posto.

PAOLETTO Eccomi (resta a parlar con Norina).

GOLDONI Stante la mal ferma salute della prima donna la Rosaura la farà la prima servetta.

PLACIDA (scuotendosi e alzandosi) Non c'è questo bisogno niente affatto. - Sono qua io.

GOLDONI Scusatemi, ma oltre che la vostra salute è troppo preziosa, vi dirò di piú, che questi deliqui vi vengono troppo spesso, ed io non voglio espormi al pericolo di non dar commedia o di dare roba vecchia domani sera che è l'ultima di carnevale. - Paoletto, a posto.

PAOLETTO Eccomi (resta fermo come sopra).

PLACIDA Ma io vi dico...

GOLDONI (serio) Ma io vi dico che voglio essere buono , ma buono tre volte no, e che troppo spesso sembrate prendervi gioco di uno a cui... (Cangiando tono con un po' di canzonatura) Ma voi soffrite... (La prende pel braccio) Non state in piedi, sedete... (La fa sedere). Presto un po' d'acqua (a Medebac).

MEDEBAC (con l'acqua) Eccola qua.

PLACIDA (respinge Medebac con ira) Eh! andate in malora voi e l'acqua! Essere io trattata cosí! da Goldoni!...

GOLDONI Paoletto, al posto.

PAOLETTO Eccomi (resta come sopra).

GOLDONI Rosaura qui (colloca Rosina). Aria piangente, ma affettuosa, come indicano le prime parole che voi dite: “Crudele! e voi avete cuore di abbandonarmi?...” Ricordatevi che Paoletto è il vostro amante.

TITA (fra sé) Bella notizia!

GOLDONI Quindi, guardarlo sempre con tutta la tenerezza, e le parole che gli dite, dirle con ogni espansione.

TITA (fra sé) Guardate che consigli le !

GOLDONI (a Tita) E tu suggerisci per bene e senza imbrogliarti.

TITA Già, già, già: io debbo suggerire...

GOLDONI Ma Paoletto, che ti venga un tantino di rabbia!

PAOLETTO Son qua, son qua (si muove poi torna a dire una parola ancora a Norina).

GOLDONI Andiamo dunque: tu, Paoletto, qui... (Si volge e lo vede tornato da Norina, lo va a prendere scherzosamente per un orecchio e lo conduce avanti) Qui. Ricordati che tu ami, adori Rosina...

NORINA (che è venuta avanti) Oh! lo sa, non pensate!

GOLDONI Dunque, parlare come parla un amante, caldo, appassionato...

NORINA Non farà fatica!

TITA (fra sé) C'è da crepare di rabbia!

GOLDONI (a Tita) Suggerisci, e cominciamo (si tira indietro osservando i due che recitano).

 

A questo punto specialmente si guardino gli attori dal caricare troppo la comica di questa scena, o dal fare ridicolezze. Comincia la scena. Tita suggerisce abbastanza forte da essere inteso dal pubblico, e quando le parole sono affettuose fa sentire nel modo di suggerirle la rabbia e la gelosia che lo strugge. Norina è dalla parte di Paoletto un po' discosta mostrando essa pure dispetto quando le parole della scena sono tenere.

 

ROSINA (recita) “Crudele, e voi avete cuore di abbandonarmi?”

PAOLETTO (come sopra) “Ah! Rosaura! non accrescete con le vostre lagrime il mio dolore. Purtroppo sento spezzarmi il cuore nel distaccarmi da voi...”

NORINA Poverino!

PAOLETTO (recita) “Ma convien farlo, non v'è rimedio!”

GOLDONI Piú anima!

ROSINA (recita) “Come, non vi è rimedio! E chi può violentare gli affetti vostri?”

PAOLETTO (come sopra) “L'autorità di vostro padre”.

ROSINA (come sopra) “Ei piú non vive”.

PAOLETTO (come sopra) “, ma estinto ancora sa farsi obbedire col rigoroso suo testamento”.

ROSINA (come sopra) “Il suo testamento non può disporre del mio cuore”.

PAOLETTO (come sopra) “Ma dispone della vostra fortuna”.

GOLDONI Benissimo.

ROSINA (recita) “La mia fortuna consiste nell'amor vostro!”

NORINA Carina!

PAOLETTO (recita) “Rosaura, vi pentirete d'aver sacrificato per me un'eredità preziosa!”

ROSINA (come sopra) “Dite piuttosto che disprezzate il mio cuore, che non vi curate della mia mano!”

GOLDONI Ora anima e forza crescente!

TITA (fra sé) Anche la forza crescente!

GOLDONI Avanti, Tita.

TITA (suggerendo) “Sono certo di sopravvivere poco...”

GOLDONI (a Tita) Ma tu salti delle parole.

TITA Ah! , è vero, avevo saltato (suggerisce).

PAOLETTO (recita) “No, cara, v'amo quanto amar si può mai!”

TITA (fra sé) Non ne posso piú!

GOLDONI (a Paoletto) A queste parole prendile la mano con trasporto...

NORINA (a Paoletto piano) Povero te se lo fai!

GOLDONI (a Rosina) E tu avvicinati subito con piacere!

TITA (a Rosina piano) Non voglio ve', la mano! - Goldoni non è contento fin che non li ha visti a...

GOLDONI (a Tita) Suggerisci, avanti. Attenti bene.

PAOLETTO (recita) “No, cara, v'amo quanto amar si può mai...” (si ferma senza dar la mano perché Norina lo tira indietro).

 

Rosina guarda Tita che la minaccia e non si muove.

 

GOLDONI La mano, la mano, la mano!... Avanti!

PAOLETTO Se Tita non suggerisce.

TITA Guardavo cosa facevate.

GOLDONI Oh! santa pazienza! Tu devi guardare il tuo libro, e non occuparti di loro: lasciali fare quello che vogliono!

TITA Ah! ch'io li lasci fare?

GOLDONI (a Norina) E tu esci di .

NORINA Che fastidio vi do?

GOLDONI (va perdendo la pazienza) Animo dunque: “V'amo quanto amar si può mai”; e prenderle la mano, e tu avvicinarti. (A Tita) Avanti, suggerisci.

 

Tita suggerisce poi si ferma al solito.

 

PAOLETTO (recita) “No, cara, v'amo quanto amar si può mai...” (non la mano rattenuta da Norina).

 

Rosina non si muove e guarda Tita.

 

GOLDONI La mano, la mano, la mano!... Oh! ma dite su, ragazzi, vi siete forse prefissi di farmi scoppiare dalla bile? Ecco qui: a momenti è l'ora della commedia al San Samuele; a momenti verrà mia moglie a prendermi con la gondola; a momenti dovete andarvi a vestire per la commedia di stasera, e si è provato un quinto di scena!

PLACIDA (ride) Ah! ah! ah!

GOLDONI Che c'è da ridere?

PLACIDA (dal suo posto) Mi rallegro col signor Goldoni della nuova prima donna!

ROSINA Ho colpa io se Paoletto ha paura di sporcarsi a toccarmi la mano? D'altronde poi “Se a ciascun l'interno affanno si leggesse in fronte scritto!...

PAOLETTO Ho colpa io se questa vipera (accenna Norina) non mi requie?

NORINA Infine a una prova non c'è bisogno di tante caricature: sono cose che s'improvvisano.

TITA (uscendo mezzo fuori dalla sua buca) E mi pare che sia una cosa molto immorale che s'insegni a un giovine a far tante carezze ad una donna maritata, e in presenza del marito; e che per di piú il marito faccia ad essi il suggeritore. (Gestendo dalla sua buca con qualche enfasi) E tutto questo, perché? Perché la signora prima donna non fa la parte che le tocca, perché tutti vogliono fare a modo loro!... E farò anch'io a mio modo: se la prima donna non fa la sua parte, lo dichiaro al poeta, al capo, a tutti gli attori, ecco il vostro libro (lo getta a' piedi di Goldoni). Io non suggerisco piú (entra del tutto nella sua buca e scompare).

MEDEBAC (raccogliendo il libro e venendo alla buca) Ma Tita, ascolta... sei pazzo?

TITA (di sotto al palco) Non ascolto ragione... non ascolto nulla!

GOLDONI (come parlando fra sé) Povere le mie fatiche! poveri i miei sudori! tutto gettato al vento. Maledetto il teatro, maledetto il momento che ho abbandonato l'avvocatura, maledetta l'ora in cui ho posto mano alla prima commedia, maledetta questa frenesia, questo furore comico che mi trascina a morire di bile e di fame sopra un palco scenico!

 

Medebac spegne il lume del suggeritore.

 

 

 




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