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a. L’alleanza rivoluzionaria44
Il nostro A.F. lamentava in un numero recente i dissidi sorti a Milano fra anarchici e socialisti e faceva, magari forzando un po’ troppo la nota, un caldo appello alla concordia di fronte al nemico comune.
Poi, noi richiamavamo l’attenzione dei repubblicani sopra una sconcia nota poliziesca apparsa nel giornale L’iniziativa, e ancora una volta mostravamo desiderio di concordia e di cooperazione con i repubblicani che la repubblica la vogliono fare sul serio e la intendono come un regime di giustizia e di libertà.
Tutto questo ha dato sui nervi del nostro buono e feroce n. g., il quale ci piglia bellamente in giro per i nostri “amorosi sensi” e ci domanda: “A che cosa deve condurre l’”abbracciamoci” coi socialisti e coi repubblicani? Alla rivoluzione? Per la dittatura di Lazzari o per la repubblica di Pirolini?”.
Umanità Nova è l’organo di tutti gli anarchici e quindi nelle sue colonne hanno diritto di città tutte le manifestazioni del pensiero anarchico, anche di quelli che considerano l’anarchia come un bel sogno, forse irrealizzabile, o realizzabile solo quando la presente corrotta umanità avrà dato luogo, non si sa per quale processo di generazione spontanea, alla nuova umanità, dotata in tutti ed in ciascuno dei suoi membri delle più mirifiche virtù.
Ma i redattori ordinari di Umanità Nova, e fra essi colui che funge ora da direttore, sono dei rivoluzionari, vale a dire credono che ogni albero non può dare che i frutti che comporta la sua natura, che la società capitalistica e statale tende inevitabilmente a ridurre le masse proletarie alla miseria economica ed all’abbiezione morale, e che per poter creare un ambiente sociale nel quale sia possibile il libero sviluppo dell’individuo e l’inizio di una nuova civiltà, di una nuova e migliore umanità, è necessario prima di tutto abbattere colla forza l’ordine di cose vigenti, profittando delle crisi a cui è soggetto il regime capitalistico e della volontà fattiva delle minoranze coscienti e ribelli.
È quindi naturale che noi consideriamo le questioni principalmente dal punto di vista dell’interesse rivoluzionario, lasciando ai nostri collaboratori – anarchici più veri e maggiori – il compito di vigilare alla purezza della dottrina.
Del resto, queste discussioni sull’utilità e sulla necessità della rivoluzione sono oramai oziose. La rivoluzione c’è e cammina verso la sua crisi risolutiva. Che non lo veggano i governi e le classi privilegiate (ma è poi vero che non lo vedono?) si spiega facilmente con la tradizionale cecità dei governanti alla vigilia della loro caduta. Che ci siano degli anarchici – e fra i più nutriti di studi storici e sociologici che non lo veggono neppure loro, può spiegarsi con altre ragioni che non importa ora ricercare; in ogni modo, questo non altera il fatto: la rivoluzione s’agita e freme e sta per scoppiare.
Se non scoppiasse, vorrebbe dire che le forze contrastanti nel seno stesso del movimento si sarebbero neutralizzate ed avrebbero dato modo alla reazione di ricacciarci indietro e di vivere ancora fino alla prossima crisi.
Può esservi tra gli avversari del regime borghese chi non comprende come oggi l’interesse supremo è quello di salvare la rivoluzione?
Ma la rivoluzione perchè? Per la dittatura di Lazzari, per la repubblica di Pirolini?
Lasciamo andare. Pirolini si ricorderà che per fare la repubblica bisogna cacciare il re solamente quando il re se ne sarà già andato; e il buon Lazzari è troppo vecchio per farci paura.
Vi sono pericoli maggiori che n. g. forse conosce e disdegna enumerare; ma vogliamo noi, per paura che la rivoluzione non riesca quale noi la vorremmo, sottometterci indefinitamente alla dittatura borghese? Certamente la prossima rivoluzione, la rivoluzione imminente, non sarà anarchica se non in proporzione del nostro numero, del nostro valore, della nostra preparazione.
E noi, perchè essa sia più anarchica possibile, dobbiamo moltiplicare i nostri sforzi, intensificare la nostra propaganda, consolidare le nostre organizzazioni penetrare maggiormente in mezzo alle masse e cercare di spingerle il più possibile nella nostra direzione
Ma con tutto questo, è certo che noi non istituiremo da un giorno all’altro l’anarchia su tutto il globo terracqueo.
L’anarchia non si fa per forza: volerlo, sarebbe la più balorda delle contraddizioni. L’anarchia trionferà in tutta la sua pienezza quando tutti saranno anarchici. E siccome nelle condizioni attuali è impossibile che tutti diventino anarchici è condizione previa del trionfo dell’anarchia la rivoluzione che rompe violentemente lo stato di cose attuale e rende possibile l’avvento delle masse a condizioni tali che le rendano capaci di comprendere ed attuare l’anarchia.
Quello che si può e si deve fare per forza è l’espropriazione dei capitalisti e la messa a disposizione di tutti dei mezzi di produzione e di tutta la ricchezza sociale; e, naturalmente l’abbattimento del potere politico che sta a difesa della proprietà. Quello che potremo e dovremo difendere, anche con la forza, è il nostro diritto alla libertà completa di organizzazione autonoma ed alla esperimentazione dei metodi nostri. Il resto verrà col progressivo estendersi delle nostre idee in mezzo alle masse.
Tutto questo non possiamo farlo da noi soli, perchè non siamo forti abbastanza – e non sarebbe nemmeno desiderabile che lo facessimo da soli, perchè allora verremmo fatalmente a trovarci nella posizione di governanti e mancheremmo ai nostri scopi specifici. Di più, siccome la vita economica non ammette interruzioni e bisogna mangiare tutti i giorni, dove e quando noi fossimo incapaci di provvedere con le forze nostre all’approvvigionamento ed agli altri più urgenti bisogni, dovremmo essere felici che altri lo facesse per noi, riserbando a noi stessi la funzione di critica, di controllo e di propulsione.
La rivoluzione, per essere veramente emancipatrice non deve essere l’opera particolare di una scuola o di un partito, ma deve essere opera della massa, di quanto più massa è possibile.
Comprende ora n. g. perchè noi facciamo appello a tutti i lavoratori al disopra di ogni distinzione di partito? Comprende perchè i borghesi, che la rivoluzione temono, si sforzano per dipingerci nemici dei socialisti?. Comprende perchè quei capi socialisti e repubblicani che non vogliono nè il socialismo nè la repubblica cercano di boicottarci?
Noi siamo convinti che tutti i lavoratori ribelli, malgrado le differenze di denominazioni e di diversi quadri in cui militano, hanno in fondo gli stessi sentimenti, lo stesso desiderio ardente di emancipazione umana. E noi ci sentiamo fratelli con tutti e vogliamo lottare il più possibile d’accordo con tutti.
Se attacchiamo spesso e volentieri certi dirigenti socialisti è perchè li vediamo sempre lavorare contro la rivoluzione, ed i più interessati a mandarli via quali traditori del socialismo sono proprio i socialisti veri e sinceri.
Se attacchiamo certi capi repubblicani è perchè sappiamo che la repubblica non la vogliono fare, perchè li abbiamo visti mandare al macello i loro ingenui seguaci mentre essi restavano a casa per trescare nella Reggia e nei ministeri, per far quattrini e per fare la spia; e di quei capi, che han macchiato e tradito la loro bandiera, i repubblicani sinceri sono i più interessati a sbarazzarsi.
Ci riflettano i lavoratori socialisti e repubblicani e vedranno da che parte stanno i loro amici e i loro nemici.