Errico Malatesta
Rivoluzione e lotta quotidiana

4. Le idee ed i fatti

4. UN’ORGANIZZAZIONE ED UN PROGRAMMA

b. Il programma comunista anarchico

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b. Il programma comunista anarchico49

 

Noi crediamo che la più gran parte dei mali che affliggono gli uomini dipende dalla cattiva organizzazione sociale, e che gli uomini volendo e sapendo, possono distruggerli.

La società attuale è il risultato delle lotte secolari che gli uomini han combattuto tra di loro. Non comprendendo i vantaggi che potevano venire a tutti dalla cooperazione e dalla solidarietà, vedendo in ogni altro uomo (salvo al massimo i più vicini per vincoli di sangue) un concorrente ed un nemico, han cercato di accaparrare, ciascun per , la più grande quantità di godimenti possibili, senza curarsi degli interessi degli altri.

Data la lotta, naturalmente i più forti, o i più fortunati, dovevano vincere ed in vario modo sottoporre ed opprimere i vinti.

Fino a che l’uomo non fu capace di produrre di più di quello che bastava strettamente al suo mantenimento, i vincitori non potevano che fugare e massacrare i vinti ed impossessarsi degli alimenti da essi raccolti.

Poi, quando con la scoperta della pastorizia e dell’agricoltura un uomo potè produrre più di ciò che gli occorreva per vivere, i vincitori trovarono più conveniente ridurre i vinti in schiavitù e farli lavorare per loro.

Più tardi, i vincitori si accorsero che era più comodo, più produttivo e più sicuro sfruttare il lavoro altrui con un altro sistema: ritenere per la proprietà esclusiva della terra e di tutti i mezzi di lavoro, e lasciar nominalmente liberi gli spogliati, i quali poi non avendo mezzi di vivere, erano costretti a ricorrere ai proprietari ed a lavorare per conto loro, ai patti che essi volevano.

Così, man mano, attraverso tutta una rete complicatissima di lotte di ogni specie, invasioni, guerre, ribellioni, repressioni, concessioni strappate, associazioni di vinti unitisi per la difesa, e di vincitori unitisi per l’offesa, si è giunti allo stato attuale della società in cui alcuni detengono ereditariamente la terra e tutta la ricchezza sociale, mentre la gran massa degli uomini, diseredata di tutto, è sfruttata ed oppressa dai pochi proprietari.

Da questo dipendono lo stato di miseria in cui si trovano generalmente i lavoratori, e tutti i mali che dalla miseria derivano: ignoranza, delitti, prostituzione. Da questo, la costituzione di una classe speciale (governo), la quale, fornita di mezzi materiali di repressione, ha missione di legalizzare e difendere i proprietari contro le rivendicazioni dei proletari; e poi si serve della forza che ha, per creare a stessa dei privilegi e sottomettere, se può, alla sua supremazia anche la stessa classe proprietaria. Da questo, la costituzione di un’altra classe speciale (il clero), la quale con una serie di favole sulla volontà di Dio, sulla vita futura, ecc., cerca d’indurre gli oppressi a sopportare docilmente l’oppressione, ed al pari del Governo oltre di fare gli interessi dei proprietari, fa anche i suoi propri. Da questo, la formazione di una scienza ufficiale che è, in tutto ciò che può servire agl’interessi dei dominatori, la negazione della scienza vera. Da questo, lo spirito patriottico, gli odi di razza, le guerre, e le paci armate talvolta più disastrose delle guerre stesse. Da questo, l’amore trasformato in tormento o in turpe mercato. Da ciò l’odio più o meno larvato, la rivalità, il sospetto fra tutti gli uomini, l’incertezza e la paura per tutti.

Tale stato di cose noi vogliamo radicalmente cambiare. E poichè tutti questi mali derivano dalla lotta fra gli uomini, dalla ricerca del benessere fatta da ciascuno per conto suo e contro tutti, noi vogliamo rimediarvi sostituendo all’odio l’amore, alla concorrenza la solidarietà, alla ricerca esclusiva del proprio benessere la cooperazione fraterna per il benessere di tutti, alla oppressione ed all’imposizione la libertà, alla menzogna religiosa e pseudoscientifica la verità. Dunque:

1) Abolizione della proprietà privata della terra, delle materie prime e degli strumenti di lavoro, perchè nessuno abbia il mezzo di vivere sfruttando il lavoro altrui, e tutti, avendo garantiti i mezzi per produrre e vivere, siano veramente indipendenti e possano associarsi agli altri liberamente; per l’interesse comune e conformemente alle proprie simpatie.

2) Abolizione del Governo e di ogni potere che faccia la legge e la imponga agli altri: quindi abolizione... di monarchie, repubbliche, parlamenti, eserciti, polizie, magistratura, ed ogni qualsiasi istituzione dotata di mezzi coercitivi.

3) Organizzazione della vita sociale per opera di libere associazioni e federazioni di produttori e consumatori, fatte e modificate secondo la volontà dei componenti, guidati dalla scienza e dall’esperienza e liberi da ogni imposizione che non derivi dalle necessità naturali, a cui ognuno, vinto dal sentimento stesso della necessità ineluttabile, volontariamente si sottomette.

4) Garantiti i mezzi di vita, di sviluppo, di benessere ai fanciulli ed a tutti coloro che sono impotenti a provvedere a loro stessi.

5) Guerra alle religioni ed a tutte le menzogne, anche se si nascondono sotto il manto della scienza. Istruzione scientifica per tutti e fino ai suoi gradi più elevati.

6) Guerra alle rivalità ed ai pregiudizi patriottici. Abolizione delle frontiere: fratellanza fra tutti i popoli.

7) Ricostruzione della famiglia in quel modo che risulterà dalla pratica dell’amore, libero da ogni vincolo legale, da ogni oppressione economica o fisica, da ogni pregiudizio religioso

Ma non basta desiderare una cosa: se si vuole ottenerla davvero bisogna impiegare i mezzi adatti al suo conseguimento. E questi mezzi non sono arbitrari, ma derivano, necessariamente, dal fine cui si mira e dalle circostanze nelle quali si lotta; giacchè ingannandosi sulla scelta dei mezzi, non si raggiungerebbe il fine propostosi, ma un altro, magari opposto che sarebbe conseguenza naturale, necessaria, dei mezzi adoperati. Chi si mette in cammino e sbaglia strada, non va dove vuole, ma dove lo porta la strada percorsa.

Occorre dunque, dire quali sono i mezzi che, secondo noi, conducono allo scopo prefissoci, e che noi intendiamo adoperare.

Il nostro ideale non è di quelli il cui conseguimento dipende dall’individuo considerato isolatamente. Si tratta di cambiare il modo di vivere in società, di stabilire tra gli uomini rapporti di amore e solidarietà, di conseguire la pienezza dello sviluppo materiale, morale e intellettuale, non per un dato partito, ma per tutti quanti gli esseri umani – e questo non è cosa che si possa imporre colla forza, ma deve sorgere dalla coscienza illuminata di ciascuno ed attuarsi mediante il libero consentimento di tutti.

Nostro primo compito quindi deve essere quello di persuadere la gente.

Bisogna che noi richiamiamo l’attenzione degli uomini sui mali che soffrono e sulla possibilità di distruggerli. Bisogna che suscitiamo in ciascuno la simpatia pei mali altrui ed il desiderio vivo del bene di tutti...

E quando saremo riusciti a far nascere nell’animo degli uomini il sentimento di ribellione contro i mali ingiusti ed inevitabili di cui si soffre nella società presente, ed a far comprendere quali sono le cause di questi mali e come dipenda dalla volontà umana l’eliminarli; quando avremo ispirato il desiderio vivo, prepotente, di trasformare la società per il bene di tutti, di coloro che li han preceduti nella convinzione, si uniranno e vorranno, e potranno, attuare i comuni ideali.

Sarebbe – lo abbiam già dettoassurdo ed in contraddizione col nostro scopo di voler imporre la libertà, l’amore fra gli uomini, lo sviluppo integrale di tutte le facoltà umane, per mezzo della forza. Bisogna dunque contare sulla libera volontà degli altri, e la sola cosa che possiamo fare è quella di provocare il formarsi ed il manifestarsi di detta volontà. Ma sarebbe però egualmente assurdo e contrario al nostro scopo l’ammettere che coloro i quali non la pensano come noi c’impediscano di attuare la nostra volontà, sempre che essa non leda il loro diritto ad una libertà uguale alla nostra.

Libertà dunque per tutti di propagare ed esperimentare le proprie idee, senza altro limite che quello che risulta naturalmente dall’eguale libertà di tutti.

Ma a questo si oppongono – e si oppongono colla forza brutale – coloro che sono i beneficiari degli attuali privilegi e dominano e regolano tutta la vita sociale presente...

Al popolo che vuole emanciparsi non resta altra via che quella di opporre la forza alla forza.

Risulta da quanto abbiamo detto che noi dobbiamo lavorare, per risvegliare negli oppressi il desiderio vivo di una radicale trasformazione sociale, e persuaderli che unendosi, essi hanno la forza di vincere; dobbiamo propagare il nostro ideale e preparare le forze morali e materiali necessarie a vincere le forze nemiche, e ad organizzare la nuova società. E quando avremo la forza sufficiente dobbiamo, profittando delle circostanze favorevoli che si producono o creandole noi stessi, fare la rivoluzione sociale, abbattendo, colla forza, il governo, espropriando, colla forza, i proprietari; mettendo in comune i mezzi di vita e di produzione, ed impedendo che nuovi governi vengano ad imporre la loro volontà e ad ostacolare la riorganizzazione sociale fatta direttamente dagli interessati.

Tutto questo però è meno semplice di quello che potrebbe a prima giunta parere.

Noi abbiamo da fare cogli uomini quali sono nell’attuale società, in condizioni morali e materiali disgraziatissime; e c’inganneremo pensando che basta la propaganda per elevarli a quel grado di sviluppo intellettuale e morale che è necessario all’attuazione dei nostri ideali.

Tra l’uomo e l’ambiente sociale vi è un’azione reciproca. Gli uomini fanno la società come essa è e la società fa gli uomini come essi sono, e da ciò risulta una specie di circolo vizioso. Per trasformare la società bisogna trasformare gli uomini e per trasformare gli uomini bisogna trasformare la società...

Fortunatamente la società attuale non è stata formata dalla volontà illuminata di una classe dominante, che abbia potuto ridurre tutti i dominati a strumenti passivi ed incoscienti dei suoi interessi. Essa è il risultato di mille lotte intestine, di mille fattori naturali ed umani agenti casualmente senza criteri direttivi; e quindi non vi sono divisioni nette tra gli individui tra le classi.

Infinite sono le varietà di condizioni materiali; infiniti i gradi di sviluppo morale ed intellettuale; e non sempre – diremmo quasi molto raramente – il posto che uno occupa in società corrisponde alle sue facoltà ed alle sue aspirazioni. Spessissimo alcuni individui cadono in condizioni inferiori a quelle a cui sono abituati, ed altri, per circostanze eccezionalmente favorevoli, riescono ad elevarsi a condizioni superiori a quelle in cui sono nati. Una parte notevole del proletariato è già arrivata ad uscire dallo stato di miseria assoluta, abbrutente, o non ha mai potuto esservi ridotta; nessun lavoratore, o quasi nessuno si trova nello stato di incoscienza completa, di completa acquiescenza alle condizioni che gli fanno i padroni. E le stesse istituzioni, quali sono state prodotte dalla storia, contengono delle contraddizioni organiche che sono come dei germi di morte, i quali sviluppandosi producono la dissoluzione dell’istituzione e la necessità della trasformazione.

Da ciò la possibilità del progresso; ma non la possibilità di portare, per mezzo della propaganda, tutti gli uomini al livello necessario perchè vogliano e facciano l’anarchia, senza un’anteriore graduale trasformazione dell’ambiente.

Il progresso deve camminare contemporaneamente, parallelamente negli individui e nell’ambiente; dobbiamo profittare di tutti i mezzi di tutte le possibilità, di tutte le occasioni che ci lascia l’ambiente attuale, per agire sugli uomini e sviluppare la loro coscienza ed i loro desideri; dobbiamo utilizzare tutti i progressi avvenuti nella coscienza degli uomini per indurli a reclamare ed imporre quelle maggiori trasformazioni sociali che sono possibili e che meglio servono ad aprire la via a progressi ulteriori

Noi non dobbiamo aspettare poter fare l’anarchia ed intanto limitarci alla semplice propaganda. Se facessimo così, presto avremmo esaurito il campo; avremmo convertiti cioè, tutti quelli che nell’ambiente sono suscettibili di comprendere ed accettare le nostre idee e la nostra ulteriore propaganda resterebbe sterile; o se delle trasformazioni d’ambiente elevassero nuovi strati popolari alla possibilità di ricevere idee nuove, ciò avverrebbe senza l’opera nostra, forse contro l’opera nostra e quindi con pregiudizio delle nostre idee.

Noi dobbiamo cercare che il popolo, nella sua totalità o nelle sue frazioni, pretenda, imponga, prenda da tutti i miglioramenti, tutte le libertà che desidera, man mano che giunge a desiderarle ed ha la forza di imporle; e propagandando sempre tutto intero il nostro programma e lottando sempre per la sua attuazione integrale, dobbiamo spingere il popolo a pretendere ed imporre sempre di più fino a che non ha raggiunto l’emancipazione completa...

Noi vogliamo dunque abolire radicalmente la dominazione e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, noi vogliamo che gli uomini affratellati da una solidarietà cosciente e voluta cooperino tutti volontariamente al benessere di tutti; noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il massimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale; noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza.

E per raggiungere questo scopo supremo noi crediamo necessario che i mezzi di produzione siano a disposizione di tutti, e che nessun uomo, o gruppo di uomini possa obbligare gli altri a sottostare alla sua volontà esercitare la sua influenza altrimenti che con la forza della ragione e dell’esempio.

Dunque, espropriazione dei detentori del suolo e del capitale a vantaggio di tutti, abolizione del governo...

 





49 Il programma era stato già pubblicato a puntate nella "Questione Sociale" di Patterson del 1899 ed era stato poi raccolto in opuscolo dal gruppo socialista-anarchico "L’Avvenire" di New London, Connecticut, nel 1903 e ripubblicato a Patterson nel 1905. Nell’edizione del 1920 proposta al congresso e da esso pienamente accettata, Malatesta aveva apportato alcune modifiche. Il programma è ancor oggi adottato dalla Federazione Anarchica Italiana, nonostante il mutamento dei tempi e delle condizioni obiettive e nonostante il mutamento del patto federale organizzativo della FAI.

Del programma si riproducono qui alcune parti, dal momento in cui le altre sarebbero una ripetizione di "pezzi" già riportati o che si riproducono nelle pp. seguenti.

 



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