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4. Le idee ed i fatti 5. IL GOVERNO RIVOLUZIONARIO E LA DITTATURA DEL PROLETARIATO b. Il governo rivoluzionario dei socialisti |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
b. Il governo rivoluzionario dei socialisti54
Passiamo ora alla questione di quello che intendiamo fare dopo l’insurrezione vittoriosa.
Questa è la questione essenziale, poichè è il nostro modo di ricostruire che costituisce propriamente l’anarchismo e che ci distingue dai socialisti. L’insurrezione, i mezzi per distruggere sono cosa contingente, e a rigore si potrebbe essere anarchici anche essendo pacifisti, come si può essere socialisti essendo insurrezionisti.
Si è detto che gli anarchici sono antistatalisti ed è giusto: ma che cosa è lo Stato? Stato è parola soggetta a cento interpretazioni, e noi preferiamo adoperare parole chiare che non dan luogo ad equivoci.
Malgrado la cosa possa sembrar nuova a chi non ha penetrato il concetto fondamentale dell’anarchismo, la verità è che i socialisti sono dei violenti, mentre noi siamo contrari ad ogni violenza, salvo quando essa ci è imposta, per ragion di difesa, dalla violenza altrui. Siamo per la violenza oggi perchè è il mezzo necessario per abbattere la violenza borghese; saremmo per la violenza domani se ci si volesse imporre violentemente un modo di vita che non ci convenisse. Ma il nostro ideale, l’anarchia, è una società fondata sul libero accordo delle libere volontà dei singoli. Siamo contro l’autorità perchè l’autorità è violenza, in pratica, di pochi contro i molti; ma saremmo contro l’autorità lo stesso, se essa fosse, secondo l’utopia democratica, la violenza della maggioranza contro la minoranza.
I socialisti sono dittatoriali o parlamentari.
La dittatura, s’intitoli pure dittatura del proletariato, è il governo assoluto di un partito, o piuttosto dei capi di un partito che impongono a tutti il loro speciale programma, quando non siano i loro speciali interessi. Essa si annunzia sempre provvisoria, ma, come ogni potere, tende sempre a perpetuarsi e ad ingrandire il proprio potere, e finisce o col provocare la ribellione o col consolidare un regime di oppressione.
Noi anarchici non possiamo non essere avversari di ogni e qualsiasi dittatura. I socialisti, che preparano gli animi a subire la dittatura, pensino almeno ad assicurarsi che al potere vadano i dittatori che essi desiderano, giacchè, se il popolo è disposto ad ubbidire, c’è sempre pericolo che ubbidisca ai più abili, cioè ai più malvagi.
Resta il parlamento, la democrazia...
Noi, anche nella migliore ed utopistica ipotesi che i corpi eletti riescano a rappresentare la volontà della maggioranza, non potremmo mai riconoscere nella maggioranza il diritto d’imporre la propria volontà alla minoranza per mezzo della legge, cioè per mezzo della forza bruta.
Ma vuol dire questo che noi non vogliamo organizzazioni coordinazione, divisione e delegazione di funzioni?
Niente affatto. Noi comprendiamo tutta la complessità della vita civile e non vogliamo rinunziare a nessuno dei vantaggi della civiltà; ma vogliamo che tutto, anche le necessarie limitazioni di libertà, sia il risultato del libero accordo, in cui la volontà di ciascuno non è violentata dalla forza altrui, ma è temperata dall’interesse che tutti hanno ad accordarsi, nonchè dai fatti naturali indipendenti dalla volontà umana.
L’idea della libera volontà sembra spaventare i socialisti. Ma, in tutto ciò che dipende dagli uomini, non è sempre la volontà che decide? E perchè allora la volontà degli uni piuttosto che degli altri? E chi deciderebbe della volontà che ha diritto a prevalere? La forza brutale? quella che sarebbe riuscita ad assicurarsi un corpo di poliziotti abbastanza forte?
Noi crediamo che si potrà raggiungere l’accordo ed arrivare al miglior modo di convivenza sociale solo se nessuno può imporre la volontà sua colla forza, e ciascuno quindi dovrà cercare, per necessità di cose oltre che per impulso di spirito fraterno, il modo di conciliare i desideri propri con quelli degli altri. Un maestro di scuola, mi si passi l’esempio, che abbia il diritto di bastonare i discepoli e si fa ubbidire colla sferza, risparmia ogni lavoro intellettuale per comprendere l’animo dei fanciulli a lui affidati ed alleva dei selvaggi; un maestro invece che bastonare non può o non vuole cerca di farsi amare e ci riesce.
Noi siamo comunisti; ma il comunismo imposto dai birri, no. Questo comunismo non solo violerebbe la libertà che ci è cara, non solo non riuscirebbe a produrre effetti benefici perchè gli mancherebbe il cordiale concorso delle masse e dovrebbe contare solo sull’azione sterile e perniciosa dei burocrati, ma condurrebbe certamente alla ribellione, la quale, essendo per le circostanze anti-comunista, rischierebbe di finire in una restaurazione borghese.
Questa differenza di programma tra noi ed i socialisti ci farà nemici l’indomani della rivoluzione, ed indurrà gli anarchici, che probabilmente saranno in minoranza, a preparare una nuova insurrezione violenta contro i socialisti?
Non necessariamente.
L’anarchia, l’abbiamo ripetuto spesso, non si fa per forza e noi non potremmo voler imporre agli altri le nostre concezioni, senza cessare di essere anarchici, Ma noi anarchici vorremo vivere anarchicamente per quanto le circostanze esteriori e le capacità nostre ce lo permetteranno.
Se i socialisti ci lasceranno libertà di propaganda, di organizzazione, di sperimentazione; se non vorranno obbligarci colla forza ad ubbidire alle loro leggi quando noi sapessimo vivere ignorandole, allora non vi sarà nessuna ragione di conflitto violento.
Una volta conquistata la libertà ed assicuratoci il diritto di disporre dei mezzi di produzione, noi contiamo, per il trionfo dell’Anarchia, solo sulla superiorità delle nostre idee. Ed intanto potremmo concorrere tutti, ciascuno coi metodi suoi, al bene comune. Chè se invece i governanti socialisti volessero con la forza dei poliziotti, sottoporre i recalcitranti alloro dominio, allora… sarebbe la lotta.