Errico Malatesta
Rivoluzione e lotta quotidiana

5. Alla ricerca dell’anarchismo: problemi da approfondire

2. GRADUALISMO. CHIARIMENTI, DIVERGENZE ED ERRORI

e. Un governo di "anarchici"?

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e. Un governo di "anarchici"?71

 

...Dunque Pardaillan è d’accordo con me e con tutti gli anarchici nel “respingere assolutamente” un governo che sia quello che generalmente s’intende per governo e che è stato ed è ogni governo esistito ed esistente, cioè un organo che fa la legge e la impone a tutti mediante la forza materiale.

Solamente egli ha un debole per la parola governo e per conservarla, pur restando anarchico, vorrebbe cambiarne il significato.

Egli mi domanda: “Possono gli anarchici, senza cessare di esser tali, concepire un governo che non abbia il significato antilibertario del solito governo?”

Rispondo: Si. Se io, per esempio, cambio il significato della parola carnefice, posso benissimo concepire un carnefice dall’animo buono e sensibile che non farebbe male una mosca; o se do alla parola sedia il significato di lampada elettrica posso benissimo concepire una sedia che mi faccia lume.

Ma a che servirebbe rivoluzionare in tal modo il dizionario? Evidentemente ad intenderci meno che mai.

E perchè il Pardaillan, il quale vorrebbe che gli anarchici costituissero una forza capace d’influire potentemente sul corso degli eventi, non esita a porsi in contrasto con la massa degli anarchici e creare nuovi ragioni di scissione e quindi di debolezze per la fisima di chiamare governo quello che non sarebbe governo?

Egli ragiona così: Il popolo è abituato ad essere governato ed ubbidisce al governo qualunque esso sia; può in certi momenti abbattere un dato governo, ma lo fa con l’idea di vederlo sostituito da un governo migliore. Chi è più svelto ad occupare il posto lasciato vuoto dal governo caduto e dire il governo sono io è subito riconosciuto ed ubbidito. Facciamo in modo d’essere noi i primi a dire il governo siamo noi e potremo fare non l’anarchia, ma quel tanto di bene che si potrà, ed intanto toglieremo ai politicanti la possibilità di sfruttare la situazione.

Mi perdoni il compagno Pardaillan, se glielo dico un po’ ruvidamente: il suo ragionamento ed il suo proposito mi sembrano tanto ingenui da raggiungere quasi l’infantilità, poichè certamente non sarebbe cosa seria il dirsi governo e non fare quello che deve fare un governo e che la gente aspetta da esso, cioè dare degli ordini e farli eseguire per mezzo della polizia, dell’esercito, dei magistrati e dei carcerieri.

Pardaillan dice che ha l’impressione (non so da dove ricavata) che io, accettando la proposta di dare un significato libertario alla parola governo per servircene noi a modo nostro, sia già disposto a cercare insieme a loro (i revisionisti) il modo migliore per impedire a questo governo di diventare quello che assolutamente non deve essere.

Ma se il governo sarà composto di anarchici, chi s’incaricherebbe di tenerli nei limiti assegnatigli da Pardaillan? Non potrebbero essere che gli anarchici che non sono al governo, vale a dire che gli anarchici dovrebbero trattare il governo formato dai loro compagni come tratterebbero qualunque altro governo. E allora?

No: sarà colpa del mio modo di esprimermi, ma Pardaillan mi ha compreso proprio a rovescio.

Io credogioco di parole a parte – che noi non potremmo diventare governo se non in combutta coi partiti autoritari e dopo che gli anarchici avessero perduto quell’ardente desiderio di libertà per tutti, che forma la loro specifica ragion d’essere. E credo che se per singolarissime circostanze noi riuscissimo a sembrare governo, presto vorremmo essere governo sul serio, e non saremmo migliori degli altri.

Ma supponiamo pure che riuscissimo ad impadronirci del governo ed avere a nostra disposizione le forze dello Stato senza avere prima cessato di essere anarchici, e supponiamo che riuscissimo a resistere all’influenza corruttrice della nuova posizione e restassimo intenti solo a garantire la libertà di tutti ed a promuovere il bene generale, che cosa ne risulterebbe?

Il popolo, dice Pardaillan, è abituato ad esser governato e se abbatte un governo è sempre pronto ad accettarne un altro. È vero; ma questo popolo accettando un governo aspetta che esso governi, cioè che emani ordini e decreti e mandi dappertutto i suoi funzionari per farli eseguire. Se gli ordini non vengono, se non vengono le nuove autorità con i relativi gendarmi, allora o il popolo fa da ed in questo caso entrerebbe nella via dell’anarchismo, o accetta un altro governo che governi davvero.

Mi pare che Pardaillan fraintenda completamente, se non lo scopo supremo degli anarchici, certo l’attuale compito loro nel movimento sociale.

Il nostro compito è quello di spingere il popolo a reclamare e prendersi tutte le libertà possibili e a provvedere da ai propri bisogni senza aspettare gli ordini di una qualsiasi autorità. Nostro compito è quello di dimostrare l’inutilità e la dannosità del governo, provocando ed incoraggiando, colla predicazione e con l’azione, tutte le buone iniziative individuali e collettive

In conclusione, Pardaillan vorrebbe impossessarsi del governo per impedire che se ne impossessassero gli altri. Io penso al contrario che se governo v’ha da essere, se cioè noi fossimo impotenti ad impedire che si formi un nuovo governo, sarebbe preferibile che lo formino gli autoritari anzichè gli “anarchici”. Un governo di autoritari potrebbe trovare un freno nell’opposizione degli anarchici ed esaurirsi a misura che il popolo impara ad organizzarsi e fare da . Ma di un governo di "anarchici" chi ce ne libererebbe?…

Si rassicurino i compagnirevisionisti”. Noi siamo tutt’altro che “dogmatici” Noi siamo travagliati come loro dalla ricerca del meglio; noi sappiamo come loro che c’è tante idee da rivedere, tanti problemi da approfondire; ed accogliamo con simpatia qualunque opinione sulla nostra condotta passata, qualunque critica,qualunque proposta anche contrarie alle opinioni nostre per vedere ciò che se ne può cavare in pro della causa comune. Ma siamo e vogliamo restare anarchici, e gli scritti dei “revisionisti” fanno l’impressioneparlo per me personalmente – che si voglia fare un’evoluzione verso metodi autoritari. Di qui la scissione ed il tono aspro della polemica.

Vi sono quattro problemi che, secondo me, sono per gli anarchici di tutti i paesi i problemi massimi dell’ora presente:

1. Concorrere all’insurrezione con tutte le forze rivoluzionarie progressiste senza lasciarsi assorbire e dominare dai partiti più numerosi, più ricchi e meglio organizzati;

2. Utilizzare le organizzazioni operaie per la demolizione e la ricostruzione pur evitando i mali ed i pericoli del sindacalismo;

3. Assicurare l’alimentazione del popolo senza l’intervento di un potere centrale che, avendo il monopolio delle cose di prima necessità, diventerebbe il peggiore e più potente dei tiranni;

4. Provvedere all’armamento di tutta la popolazione: cosa indispensabile perchè se qualcuno (individuo, partito o classe) avesse il monopolio della forza armata, egli sarebbe in fin dei conti il dominatore di tutto e di tutti.

Il mio voto è che si lavori tutti alla soluzioneteorica e pratica – di questi problemi, senza escludere naturalmente gli altri cento problemi che altri potrà formulare.

Se potremo trovarci tutti d’accordo tanto meglio; e se no faccia ciascuno a suo modo tutto quello che può.

Il campo della lotta è immenso; c’è posto per tutte le buone volontà.

 





71 Titolo originale Un governo che non è governo, in "L’Adunata dei Refrattari", 26 dicembre 1931.



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