Errico Malatesta
Rivoluzione e lotta quotidiana

5. Alla ricerca dell’anarchismo: problemi da approfondire

3. I PROBLEMI DELLA RICOSTRUZIONE

a. La nostra "mania ricostruttoria"

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3. I PROBLEMI DELLA RICOSTRUZIONE

 

a. La nostra "mania ricostruttoria"73

 

...Ci si accusa di “mania ricostruttoria”; si dice che parlare di “indomani della rivoluzione”, come facciamo noi, è una frase che non significa nulla perchè la rivoluzione è un profondo cambiamento di tutta la vita sociale, che è già cominciata e che durerà secoli e secoli.

Tutto questo è un semplice equivoco di parole. Se si piglia la rivoluzione in quel senso, essa è sinonimo di progresso, è sinonimo di vita storica, che attraverso mille vicende metterà capo, se i nostri desideri si realizzano, al trionfo totale dell’anarchia in tutto quanto il mondo. Ed in quel senso era un rivoluzionario Bovio e sono rivoluzionari anche Treves e Turati e magari lo stesso d’Aragona. Quando ci mettete di mezzo i secoli, ognuno vi concederà tutto quello che volete.

Ma quando noi parliamo di rivoluzione, quando di rivoluzione parla il popolo, come quando si parla di rivoluzione nella storia s’intende semplicemente insurrezione vittoriosa.

Le insurrezioni saranno necessarie fino a che vi saranno dei poteri che colla forza materiale costringeranno le masse all’obbedienza; ed è probabile, purtroppo, che di insurrezioni se ne dovranno fare parecchie prima che si sia conquistato quel minimo di condizioni indispensabili perchè sia possibile l’evoluzione libera e pacifica e l’umanità possa camminare senza lotte cruente ed inutili sofferenze verso i suoi alti destini.

Ma ora dobbiamo occuparci della prossima insurrezione, che come ogni insurrezione non potrà durare che un breve tempo, prepararci a quello che dobbiamo fare mentre essa dura e nel suo immediato indomani per trarne il massimo profitto possibile in favore dei nostri ideali.

Poichè non possiamo e non vogliamo imporre le nostre idee a nessuno ed in fin dei conti se la gente crede necessario un governo noi non possiamo impedire che se lo faccia e se lo goda, noi dobbiamo reclamare per noi e per coloro che riusciremo ad attirare nella nostra orbita, il diritto ai mezzi di lavoro e la piena libertà di non riconoscere il governo costituito; e questa libertà siamo disposti a difendere, potendo, anche colle armi.

Ma se non riconosciamo il governo bisogna pure che troviamo un modo di vivere per liberi accordi, senza governo, nonchè un per mantenere le necessarie relazioni economiche colle masse che ad un governo stanno sottoposte.

Noi abbiamo sempre reclamata la libertà di propaganda e di esperimentazione. Che cosa esperimenteremmo se non avessimo qualche idea concreta da mettere in pratica? Noi fidiamo per la propagazione delle nostre idee, in periodo insurrezionale e post-insurrezionale, sulla efficacia dell’esempio, ma quali esempi potremmo dare se non sapessimo che cosa fare? Se non riusciamo a vivere meglio degli altri, come potremmo sperare che le masse accettassero i metodi nostri? Se un governo intelligente, conoscendo la nostra incompetenza, la nostra impreparazione, ci facesse il tiro birbone di lasciarci per un momento la libertà che noi reclamiamo, che figura faremmo se non sapessimo come organizzare una vita sociale rispondente ai nostri ideali?

La nostra missione di anarchici, secondo alcuni, sarebbe solo quella di distruggere. Ma mentre distruggiamo dobbiamo pur vivere, cioè consumare; vorremo noi che gli altri lavorassero e producessero per provvedere ai nostri bisogni, mentre noi ci dedichiamo all’opera geniale del distruggere?

E poi, distruggere che cosa? Una volta distrutta la forza brutale che ci opprime, non si distrugge più se non quello che si sostituisce con qualche cosa di meglio.

Io non credo negli schemi logici, direi quasi nelle fantasticherie storico-filosofiche di Vico e di Ferrari, le quali del resto non si applicano realmente che alle forme più appariscenti, ma meno sostanziali della vita sociale. Non v’è generazioni che distruggono e generazioni che edificano. La vita è un tutto inscindibile, e la distruzione e la creazione sono atti contemporanei. Vi sono soltanto periodi in cui si crea e si distrugge rapidamente, ed altri in cui si crea e si distrugge meno rapidamente...

 





73 Titolo originale Discorrendo di Rivoluzione in "Umanità Nova", 25 novembre 1922.



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